Capaci, ore 17:58, contro la mafia senza se e senza ma VIDEO - Live Sicilia

Capaci, ore 17:58, contro la mafia senza se e senza ma VIDEO

Cerimonia per le vittime all'albero Falcone. Commozione e speranza

PALERMO – Il trombettista della polizia intona il silenzio. Una voce scandisce i nomi di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e degli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.

Alle 17:58 del 23 maggio 1992 la mafia dilaniava i loro corpi, riempiendo di tritolo l’autostrada.

Sotto l’albero Falcone, in via Notarbartolo, si percepisce, più che altrove, la magia di ciò che resiste al tempo che passa.
Si rivive il dolore per chi non c’è più, strappato alla vita e agli affetti troppo presto. E, al contempo, si coglie la grandiosità del loro insegnamento che ha messo radici in una città e nella coscienza di chi vi abita. Uomini e donne canuti e giovanissimi che Falcone lo hanno conosciuto nel racconto di nonni, genitori e professori.

Le disposizioni anti Covid vietano gli assembramenti. È solo una questione formale, perché la sostanza del ricordo e dell’impegno è quella di sempre. Oggi la voglia di non dimenticare è scritta nei volti dei gruppi di persone ai lati della strada, ieri nella folla che riempiva via Notarbartolo e che tonerà a farlo, si spera, l’anno prossimo. Indossano la mascherina e mantengono il distanziamento, anche se non proprio al centimetro.

Accanto a Maria Falcone ci sono, fra gli altri, il presidente della Camera Roberto Fico, il vice presidente della Regione Gaetano Armao, il sindaco Leoluca Orlando, don Luigi Ciotti di Libera, i rappresentanti delle forze dell’ordine.

Selima Giuliano, sovrintendente dei beni culturali di Palermo, sottolinea la forza dell’albero Falcone, “scelto come luogo simbolo“.
Le sue talee saranno piantate in migliaia di scuole italiane. “Alberi geneticamente fratelli di questo in via Notarbartolo uniranno Palermo alle altre città italiane”, aggiunge il generale Arturo Guarino, comandante provinciale dei carabinieri di Palermo.

I Sansoni, comici palermitani, immaginano di scrivere una lettera a Giovanni Falcone. A un morto? Sì ed è come spedirla a tutti perché ogni volta che si parla di Giovanni Falcone “lui rinasce”. E rinasce in tutti quelli che credono e contribuiscono al riscatto di una intera comunità.

Roberto Fico sottolinea che da quel giorno, dal 23 maggio 1992, “si è capito da quale parte dovevamo stare e senza potere più tornare indietro. Palermo è scesa in strada allora e ha combattuto fino in fondo. Ricordo i cittadini presenti al funerali, loro erano lo Stato. Non ci dobbiamo accontentare di un passo in avanti, ma dobbiamo sconfiggere la mafia”.
Nel periodo delle stragi mafiose, ha spiegato, “c’erano magistrati traditi da una parte dello Stato e questo non deve più accadere”.

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