PALERMO – Seguire i padrini per tracciare il presente e il futuro di Cosa Nostra a Palermo. Pedinarli, giorno dopo giorno, ora dopo ora. Braccarli significa anticipare le prossime mosse, svelare la mafia che verrà .
Non si tratta di semplicemente di stilare una mappa del potere, ma di aggiornarla passo dopo passo. E i passi sono quelli dei mafiosi che se ne vano in giro per la città . Sono obbligati a farlo, pur sapendo di essere sotto osservazione. Il mensile “S” presente in tutte le edicole dedica uno speciale svelando tutti i nomi.
Lo dicono chiaramente nelle conversazioni intercettate, ma per comandare devono uscire allo scoperto. C’è chi lo fa con più accortezza e chi meno. Uno dei più attivi, fino al suo arresto dello scorso dicembre, è stato Settimo Mineo, l’anziano capo del mandamento di Pagliarelli, chiamato a presiedere la nuova commissione provinciale di Cosa Nostra del dopo Riina. Ha agito da primus inter pares, prima fra uguali nella nuova mafia che voleva lasciarsi alle spalle, e per sempre la stagione, dittatoriale di Rina. Più collegialità e condivisione delle scelte, ma sempre nel rispetto dell’ortodossia mafiosa.
Coloro che hanno preso parte alla riunione della nuova cupola, organizzato nel maggio dell’anno scorso in una palazzina a Baida sono stati tutti arrestati dai carabinieri del Nucleo investigativo: Gregorio Di Giovanni, capomafia di Porta Nuova, Francesco Colletti di Villabate, Leandro Greco di Brancaccio-Ciaculli, Calogero Lo Piccolo di San Lorenzo, Giovanni Buscemi di Passo di Rigano. Le successive indagini della squadra mobile hanno fatto emergere che a Passo di Rigano un peso avevano Tommaso e Francesco Inzerillo, scappati in America durante la mattanza corleonese e rientrati a Palermo per riprendersi il potere. È probabile che dopo quello di maggio i boss avevano in programma un nuovo vertice a cui avrebbero preso parte i capi dei mandamenti della provincia.
Il vertice di maggio, come ricostruisce il nuovo numero del mensile S in edicola, è stato il momento culminante di una stagione di grande fermento. Sulla scena tanti attori che provengono dal passato di Cosa Nostra. Un passato che si fa presente e guarda al futuro. Da Santa Maria di Gesù a Villagrazia, da Brancaccio alla Noce, da Cruillas a Porta Nuova, da Resuttana ai paesi della provincia palermitana, da Passo di Rigano alle famiglie americane: le informative di carabinieri e poliziotti sono zeppe di nomi che si muovono nei principali mandamenti mafiosi. Vecchie conoscenze e volti nuovi su cui si concentrano le indagini. Come quelli di Ignazio Traina, Salvatore Alfano e Salvo Genova. L’elenco delle persone è molto più ampio. Continua a leggere sul nuovo numero del mensile S in edicola.Â
Ma perché continuate a chiamarli padrini o boss??
Se il Stato Italiano è veramente contro la mafia, come mai a Triscina (Castelvetrano) la terra di uno dei più grandi mafiosi non ha una buona videosorveglianza e non ha una sede centrale della Polizia o Carabinieri? A Triscina specialmente durante inverno non c’è nessun controllo e questo è evidente considerato i numerosi ladri che senza alcuna difficoltà entrano per svaligiare le case. Di inverno Triscina è del tutto isolata per dare la possibilità alla mafia di muovere tranquilla… per questo lo Stato non fa niente a Triscina dove non c’è neanche una farmacia ecc… Se lo Stato è veramente contro la mafia, Triscina dovrebbe avere in ogni strada videosorveglianza e Polizia di Stato. Forse la giustificazione è che se non c’è niente a Triscina si controlla meglio… ma dove sta il controllo se ci sono infiniti ladri….(?)