Addio Rubi, portiere triste - Live Sicilia

Addio Rubi, portiere triste

La rescissione
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Il portiere Fernando Rubinho ha rescisso il contratto con il Palermo. Lo ha ufficializzato il club rosanero. “E’ stata formalizzata – si legge in una nota – nella giornata di ieri la risoluzione consensuale del contratto che legava il calciatore Fernando Rubinho alla nostra società”. Questa è la notizia battuta dalle agenzie. Il resto è una malinconia forse inspiegabile. Non abbiamo mai ammirato il Rubi dei tempi d’oro. Quando è arrivato a Palermo stava già esaurendo la polverina magica che l’aveva portato al successo, non aveva più le molle tra gli scarpini. Era ormai un qualunque Pippo, senza le noccioline e il ta-dà per trasformarsi in Super. Eppure, chi scrive, in solitaria nostalgia, avverte un morso per la dipartita sportiva di un portiere, brasiliano di nascita, perciò – va da sè – triste per obbligazione esistenziale.

Rubi mi fu presentato da Clara Di Palermo, deliziosa persona e addetto stampa trascorso del Palermo, per un’intervista di prassi. L’uomo che entrò nello stanzone di Boccadifalco per sottoporsi al rito non incedeva due metri sopra il pavimento. Non aveva nemmeno un pizzico del sussiego che tutti i calciatori, semidei del nostro povero evo, mostrano come una virtù o subiscono come un vizio. Rubi era dimesso, semplice, timido. Rubi non chiacchierava di pelota e di balzi. Rubi non mostrava i bargigli da gallo protagonista della grande scena, nell’aia pallonara. Sussurrava cose strane. Si soffermava volentieri sul concetto di Dio. Discuteva della sua conversione, del primo incontro con l’anticamera celestiale del suo mutamento, come lo chiamava lui. E, tra parola e parola, lo sguardo si faceva dolce, attento, fiducioso. Rubi era uno che ti guardava in faccia, con l’impressione di vederti davvero.

Il suo saluto: “Auguro veramente al Palermo di andare bene, ho conosciuto tante brave persone in Sicilia. Spero possano continuare ad andare bene in campionato e a concorrere per gli obiettivi che vogliono raggiungere. Il mio futuro è incerto.  Non sto ancora guardando dove posso giocare. Intanto devo recuperare questo tempo che ho perso. Anche l’anno che ho passato in Serie B a Torino è stato un po’ particolare, caratterizzato da alcuni infortuni e partite un po’ strane. Spero che le cose che ho fatto in passato possano essere ricordate dagli addetti ai lavori che magari possono nutrire la voglia di volermi. Mi auguro di restare in Europa, perché qui la vita di un portiere dura molto di più. Se torno in Brasile posso giocare fino a 35 anni massimo, in Europa anche fino a 40”.

Ora che se ne va, mi prende un’ostinata bile d’umore nero. Ho conosciuto altri portieri e li ho visti volare. Ma pochi ho visto camminare con la normalità di Rubi.


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