Aiutò una donna a morire| Sotto inchiesta dei pm di Catania - Live Sicilia

Aiutò una donna a morire| Sotto inchiesta dei pm di Catania

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    Noto con piacere che i giudici di Catania, dopo aver sgominato la mafia, la corruzione, la delinquenza e la mala politica, trovano il tempo per occuparsi di eutanasia.
    Forse i giudici di Catania non ricordano la sentenza sul caso Cuppato, dove la Procura di Milano ,nel corso del procedimento, ha presentato una memoria per suggerire al giudice di sollevare la questione di legittimità costituzionale dell’art. 580 c.p. nella parte in cui ancora prevede la punibilità di coloro che agevolano l’eutanasia di un soggetto, malato terminale, che ha compiuto consapevolmente la scelta di procedere all’eutanasia ma non è materialmente in grado di compierla da solo.
    La Corte costituzionale nell’ottobre 2018 ha rinviato a settembre 2019 la decisione sul processo per la morte di dj Fabo, sollecitando il Parlamento a legiferare in proposito.
    Perciò i giudici di Catania dovevano aspettare la decisione del Parlamento

    In magistratura la lotta è intestina. Si combatte casa per casa. E in questo frangente, intanto, ciascuna toga (nel silenzio completo e totale di chi, costituzionalmente, ha il timone della Legge in mano e il dovere primario, data la guerriglia in atto in magistratura, di mettere ordine), straripa a suo piacimento dando libero sfogo ad ogni istinto che dall’inconscio e dal conscio arriva alla mente e chiede istanza. Immediata. E così può capitare che, con un tratto di penna, si cancellano i confini e pure gli stupri. Dei confini cancellati si sa tutto. Ma forse la notizia di un ‘Marocchino accusato di furto e di stupro e che la toga condanna solo per furto’, è volata bassa. Tuttavia, oramai, le pazzie togate non si contano più. Ma, alla magistratura tutta e al Colle più alto, con il Csm e l’Anm che sembrano delle vere e proprie cosche in lotta tra di loro per la conquista del potere assoluto, chi glielo dice che anche in presenta di ‘una ragazza facile’, nessuno, neanche chi proviene da “un humus culturale scadente”, può passare allo stupro, per soddisfare i suoi bassi istinti. Per questo c’è la legge. E non per fare trovare cittadinanza nei dispositivi delle sentenze a certe fantasie erotiche in toga. Altrimenti è meglio, molto meglio, ritornare al vecchio e pragmatico detto biblico “occhio per occhio, dente per dente”. Cancellando 2 mila e passa anni di cammino verso la civiltà e l’uguaglianza più compiute.
    P.S.:
    Basta appellarsi ad “un humus culturale scadente”, e l’assoluzione arriva.

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