“Siamo di fronte a una sfida senza precedenti. Che richiede risposte coraggiose, strutturali e immediate. La crisi energetica sta mettendo in difficoltà le famiglie e le imprese. In Sicilia, per quanto concerne le attività che fanno riferimento ai nostri comparti, si stima che questa lotta per la sopravvivenza riguardi più di 7.000 imprese con almeno 20.000 posti di lavoro a rischio. Le imprese del terziario, nel 2022, pagheranno una bolletta energetica complessiva pari al triplo rispetto a un anno fa. Alcuni settori in particolare — come la distribuzione commerciale, la ristorazione, il turismo, i trasporti — stanno ricevendo bollette da tre a cinque volte maggiori rispetto alla norma. E la corsa dei prezzi energetici non accenna ad arrestarsi”.
E’ quanto afferma il presidente regionale Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti, nel ricordare l’iniziativa di protesta domani, a partire dalle 20, da Fipe Sicilia presieduta da Dario Pistorio con lo spegnimento delle insegne di tutte le attività associate che operano nell’ambito dei pubblici esercizi. E’ prevista pure l’adesione di altre categorie.
“E’ una situazione insostenibile. Altro che ripartenza – continua Manenti – Come Confcommercio, a livello nazionale, e noi in Sicilia ci siamo uniti con forza a questa richiesta, ci stiamo adoperando affinché possa essere stabilito un tetto al prezzo del gas ed alla revisione delle regole e dei meccanismi di formazione del prezzo dell’elettricità. Quanto alle misure necessarie e urgenti da adottare, occorre potenziare e rendere più inclusivi i crediti d’imposta fruibili anche da parte delle imprese non “energivore”, prevedere un arco di tempo più lungo per la rateizzazione delle bollette, innalzare fino al 90% la copertura offerta dal Fondo di garanzia per le Pmi per supportare le esigenze di liquidità delle imprese”.
“Ma occorre anche mantenere la misura che esclude gli utenti finali dal pagamento degli oneri generali di sistema. Invitiamo tutte le imprese associate del settore a spegnere le insegne, consapevoli che questa, se le cose non cambiano da subito, si può definire il primo atto di un’azione di protesta molto più articolata che non esclude iniziative alquanto eclatanti”