CATANIA – “Abbiamo messo in campo iniziative normali che vi assicuro, un tempo, non erano ritenute affatto normali”. Angelo Sicali, presidente dell’Istituto autonomo case popolari di Catania, ci tiene a far passare un messaggio: quello che è in corso un cambiamento all’interno di un ente che negli ultimi anni ha conosciuto una lunga parentesi con al vertici i commissari. E tanti altri problemi. Troppi. Sono passati poco più di due anni da quando Nello Musumeci lo ha chiamato a dirigere lo Iacp. Il mandato andrà avanti ancora per altri tre anni, nonostante l’ingresso a Palazzo d’Orleans di un nuovo inquilino, Renato Schifani. Lo spoil system, infatti, non si abbatterà su di un istituto che ha come missione principale quella di tirare il freno d’emergenza davanti alla crisi abitativa.
“Il lavoro di squadra”
“Siamo dentro una fase totalmente nuova”. Angelo Sicali ostenta la sicurezza di chi finora ha incassato dei risultati positivi e lo ha fatto sulla scorta di “un lavoro di squadra” – così lo ha definito. Un lavoro che si sviluppa su due direttrici ben precise: la collaborazione con il governo Musumeci (con l’assessore alle infrastrutture, Marco Falcone, in particolare) e la sinergia del gruppo dirigente, capitanato dalla dg Patrizia Giambarveri. Sono intanto 36 milioni di euro quelli che dovranno arrivare dal Pnrr per progetti che riguardano soprattutto l’efficentamento energetico del patrimonio già esistente in tutta la provincia.
Ma c’è anche dell’altro. Tra gli obiettivi futuri ci sono una residenza universitaria alle spalle della Cittadella, 21 alloggi di social housing e la riqualificazione di un’area urbana da destinare agli abitanti di corso Indipendenza. Nello scorse settimane, intanto, è stata posata la prima pietra per la realizzazione di una polo di aggregazione sociale e religiosa al Villaggio Dusmet. Insomma, lo Iacp vuole affermare una presenza rinnovata in città. Nel frattempo, sono stati stanziati 700 mila euro per la manutenzione degli ascensori.
“Questo ente – spiega Sicali a LiveSicilia – non si occupa soltanto di costruire mura o fare manutenzione alle case, si occupa soprattutto delle persone che abitano i complessi gestiti da noi. Se da un lato c’è l’esigenza forte di riqualificare le strutture, allo stesso tempo è necessario migliorare le condizioni di vita dell’utenza. Possiamo dirci soddisfatti dell’azione messa in campo finora”.
Degrado
Chi dice edilizia popolare pensa subito al degrado. Una narrazione vera, ma non totalmente. Anche per le mancanze dell’utenza. Sono 8500 gli alloggi in provincia di Catania, 1800 sono occupati (una parte di questi va verso la sanatoria). Il 40% degli abitanti evade le quote. Tutti problemi da affrontare con i mezzi che la legge mette a disposizione.
C’è spazio però anche per un cambio di prospettiva per recuperare l’evaso e ridurre alcuni errori di fondo che hanno creato conflittualità: “Non ci può sfuggire – spiega Sicali – che molto spesso abbiamo a che fare con una tipologia di inquilini rappresentata soprattutto da anziani. Prima, se entro due anni non veniva presentata l’autocertificazione sul reddito, venivano penalizzati. Ora, siamo noi a comunicare i dati all’anagrafe tributaria”. Ecco una soluzione.
I conti dello Iacp
Qual è la tenuta finanziaria dell’Ente? “Quello di Catania è un istituto solidissimo – dice Sicali – E lo dobbiamo soprattutto al lavoro certosino svolto dai dirigenti, che hanno hanno sempre anteposto il bene dell’ente a tutto il resto. Per me è stata una sorpresa in positivo”. Lo dice guardando negli occhi Giambarveri, Calogero Centonze (dirigente dell’area contabile) e Salvatore Lentini (architetto e dirigente dell’area tecnica).
Da una prospettiva privilegiata, guidando un ente che si occupa delle condizioni di quanti meno hanno, chiediamo a Sicali del futuro del reddito di cittadinanza: “Credo che bisogna pensare sempre e comunque ai deboli – ha detto – Il reddito, in sé, non è uno strumento negativo. Lo può diventare, semmai, se qualcuno ne approfitta e se diventa foriero di una dimensione mentale non adeguata. Ma è giusto pensare ai più fragili”.