CATANIA – Un interminabile pomeriggio di interventi. L’alta temperatura, certo. Ma anche quello che è più che un forte sospetto legato alla mano dei piromani dietro gli incendi che si sono scatenati tra San Francesco la Rena e Pantano d’Arci a Catania ed il patrimonio boschivo del bosco San Pietro a Caltagirone.
Catania, un inferno di fuoco
Nell’area della Zona Industriale, ad intervenire il Corpo Forestale con le relative autobotti ed una squadra antincendio, i vigili del fuoco con diversi mezzi. Ad attivarsi anche i volontari della protezione civile dell’associazione Gvs oltre alle autobotti della protezione civile del Comune di Catania. Il direttore delle operazioni di spegnimento ha coordinato le operazioni.
Gli agenti di polizia sono stati costretti a chiudere in via precauzionale la Statale 114 e la Strada provinciale 57. Diversi stabilimenti che si trovano nel perimetro della Zona industriale sono stati seriamente minacciati dalle fiamme con il vento di scirocco che ha soffiato con insistenza.
Forestale e vigili del fuoco hanno lavorato per ore.
L’incendio ha interessato per lo più terreni incolti ricoperti da canneti, sterpaglie e filari di cipressi ed eucalipti. Sulla Strada adiacente alla Statale 114 è atterrato anche l’elicottero della forestale per poter installare la benna dell’acqua in un luogo sicuro. Determinanti le manovre del pilota e di un volontario della Gvi.
L’incendio al bosco San Pietro
Al bosco di Santo Pietro di Caltagirone sono stati tre lunghi giorni di fuoco. Molte le squadre del Distaccamento forestale impiegate con i mezzi a terra e i velivoli. A bruciare intere aree di vegetazione che costituiscono la pineta del Calatino: ettari ed ettari di alberi e piante. Un incendio che, manco a dirlo, per i soccorritori sarebbe “tutt’altro che casuale”.




