Catania, mafia: il summit tra Cursoti e Carateddi - Live Sicilia

La pax mafiosa e quel summit tra Cursoti e Carateddi

Bische clandestine, prezzi della droga e affari in comune: le intercettazioni della riunione tra gli uomini dei clan.

CATANIA – La sala giochi con cui mantenere i detenuti. Il prezzo della droga. L’equilibrio tra tutti i clan mafiosi della città. È un vero e proprio spaccato della Catania criminale quello che emerge dal summit del maggio 2019 tra Carmelo Distefano, leader dei Cursoti milanesi, e Concetto e Simone Bonaccorsi, figli di Ignazio “carateddu” del clan Cappello-Bonaccorsi. La riunione, intercettata e riportata tra le carte del blitz Zeus, risale a un periodo in cui il rapporto tra i due clan era in fase di distensione, prima della sparatoria di Librino dell’agosto 2020.

La sala giochi

Il primo argomento affrontato dagli uomini dei clan è una bisca clandestina i cui utili servono a sostenere i mafiosi in carcere. Simone Bonaccorsi infatti lo specifica rivolgendosi a Distefano: “Ci sono i soldi dei detenuti, Melo!”

A finanziare la sala sono i quattro principali clan catanesi, i Santapaola Ercolano, i Cursoti milanesi, i Cappello-Bonaccorsi e i Mazzei. Ogni clan contribuisce con una quota di 20 mila euro l’anno.

Nel corso della conversazione, i Bonaccorsi parlano a Distefano manifestandogli fiducia: “Ti reputo più serio anche dei miei compagni”, dice uno dei due fratelli. Come scrive il Gip, i Bonaccorsi riconoscono l’autorevolezza di Distefano quale esponente di rilievo dei Cursoti Milanesi. E Distefano sembra ricambiare: l’anno precedente infatti i Bonaccorsi non avevano contribuito con la loro quota alle operazioni della sala giochi, ma nonostante questo Distefano aveva proposto di ripartire gli utili anche con loro.

I contrasti e la droga

Più avanti Distefano parla dei suoi contrasti con un rivale, Nicola Christian Parisi, legati a fatti di droga: “È un pezzo di merda, si è mangiato 35 mila euro. Io due giorni prima che lo arrestavano l’ho preso per il collo, lo stavo affogando”.

Poi la discussione gira sui prezzi della droga, sui margini di guadagno e su come procurarsi stupefacenti di buona qualità. Simone Bonaccorsi dice “la compri a trenta e la vendi a trentotto per fare cosa?”, mentre il fratello Concetto dice “Lo sto aspettando, se non è oggi è domani mattina, di quello buono”, rivelando anche di avere esteso il proprio raggio d’azione su Messina, dove girano più soldi.

I detenuti

I tre membri dei clan poi tornano sul mantenimento dei detenuti. I quali, dice Concetto Bonaccorsi, hanno un’idea sbagliata dei soldi che girano fuori dal carcere: “Vedi che i detenuti sono convinti che noi abbiamo un ‘puzzu di’, sono convinti”. A quel punto Distefano dice che i soldi ai detenuti vanno dati, e che quelli che si arricchiscono con il narcotraffico sono “scemuniti”: “Noialtri – dice – i soldi per la galera intanto li diamo. Non è giusto che una persona con l’ergastolo… loro fanno la fame e quattro scemi stanno pieni di soldi”.

L’equilibrio

Il summit si conclude con Distefano che dichiara di voler mantenere gli equilibri con il clan Cappello: “Io quello che voglio, è che si deve finire tutte cose”. I Bonaccorsi dicono di essere contenti dell’incontro: “Oggi stiamo proponendo di fare questa cosa, quattro famiglie a Catania – dice Concetto – penso sia una cosa buona e bella per tutti”.


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