Cimici a Librino, i Santapaola e il giro 'elettorale' di Castiglione

Cimici a Librino, i Santapaola e il boss: il giro ‘elettorale’ di Castiglione

Le intercettazioni dei carabinieri del Ros

CATANIA – “Sei anni, sei anni e gli hanno dato ‘capo promotore da famigghia’, invece non era vero. Bastardi, gli hanno dato dodici anni, poi continuato, cose, deve fare un altro annetto. Gli hanno fatto fare tutti e cinque anni a 41, solo”.

L’attacco ai giudici e la compassione per il boss Francesco Santapaola, recluso al 41 bis, fanno parte del mantra che Domenico Colombo, arrestato come affiliato del clan, ripete a Giuseppe Castiglione in auto, mentre le cimici registrano.

Ottobre del 2021, l’allora presidente del consiglio comunale è pronto a candidarsi alle regionali, ma vuole essere certo del sostegno che può ricevere, sale in auto con “l’affiliato”. Colombo lo chiama “fratello mio, gioia”, parlano di favori e puntano il timone verso il cuore della “famigghia”, Librino, dove il clan deve manifestare il suo potere e ha interessi da difendere. Le cimici sono ovunque.

La signora Santapaola

Il Ros intercetta il cellulare di Colombo, che chatta con la cugina Crissel Viscuso in Santapaola, protagonista di uno dei tanti “favori” che sarebbero stati chiesti a Castiglione, mentre il marito era recluso al 41 bis.

Disponibile, pronta a sganciare 2 mila euro per finanziare il viaggio a Malta dell’allora presidente del consiglio comunale di Catania, Crissel Viscuso spiega a Colombo che si trova a Roma e sta andando a incontrare il marito, recluso nel carcere di Spoleto.

Il politico, ascoltando le parole dell’affiliato, sarebbe stato “perfettamente consapevole di aver fatto accordi con soggetti contigui alla famiglia Santapaola Ercolano”.

Nelle 1.400 pagine dell’ordinanza firmata dal giudice Anna Maria Cristaldi c’è la fotografia delle indagini del Ros. Soprattutto nei mesi che hanno preceduto il voto per le regionali.

“Il giro elettorale”

Una sorta di tour elettorale quello con Castiglione. Tra Sferro, la zona controllata da “Nino Sferro” e Librino: qui, sarebbe stato Rosario Bucolo, altro esponente finito del mirino dei magistrati, a controllare il quartiere periferico più popoloso di Catania. “Questo – vedi, tutto qua – dice Colombo a Castiglione – questo è tutto suo! Ma tutto suo! Ora vediamo, porta per porta, ci facciamo un giro in quelle case”.

“Il cellulare lascialo qua”, raccomanda il presunto affiliato al presidente Castiglione durante il “giro”, che comprendeva l’incontro anche con Nino Bergamo, già condannato per associazione mafiosa.

L’incontro nell’agenzia funebre

All’interno di un’agenzia funebre, la San Marco, i carabinieri registrano Colombo mentre parla con Rosario Bucolo, della “necessità e opportunità”, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, “per l’associazione mafiosa di appoggiare, alle successive elezioni regionali, l’allora presidente del consiglio comunale di Catania Giuseppe Castiglione, il quale garantiva il rispetto di qualsivoglia accordo nell’interesse di cosa nostra catanese”.

“Nu putemu assittari”, dice Colombo riferendosi a Castiglione. Un modo per considerare che, una volta eletto alla Regione, il politico sarebbe stato a disposizione del clan. Non a caso gli inquirenti parlano della sua “disponibilità”. E anche Bucolo si dice pronto a sostenerlo, “a patto che questi promettesse il buon esito delle sue richieste”.

Le tappe del tour elettorale

Colombo organizza l’incontro e contemporaneamente si attiva “con altri esponenti di cosa nostra”. A questo punto i magistrati citano Nino Bergamo detto ‘Nino Sferro’, “io oggi ho appuntamento alle tre mi devo incontrare – dice – stiamo andando da “Nino Sferro” . . . che Ninuzzu lo sta portando”.

Per la caratura di questi tre personaggi, la procura di Catania ipotizza che “il bacino elettorale da cui il Colombo avrebbe voluto attingere voti in favore del Castiglione sarebbe stato controllato da cosa nostra catanese”.

“Fratello mio”, così Colombo chiama Castiglione al telefono, “gioia”, il Ros registra le chiamate per organizzare gli appuntamenti e Bucolo ha le idee chiare su cosa “chiedere”, “domani – dice – gli faccio vedere quello che mi interessa a me” e quanti potenziali elettori ci sono nella zona: “Un poco di quanti cristiani ci sono là”.

Il clan voleva aprire un patronato

Punto primo, Bucolo individua un immobile da adibire a patronato, per consentire a Castiglione “di assicurarsi un maggior numero di preferenze”. Colombo fa da tramite, Castiglione sarebbe disponibile ad assecondare le richieste, ma “pretendeva un elenco scritto del numero di voti e degli elettori che Bucolo prometteva”.

Regole che Bucolo, quello che i carabinieri ritengono un affiliato, conosce benissimo: “certo, carta e penna . . . lui mi dà una scheda, perché è una scheda dove ci sta messo, carta di identità nome e cognome e numero di tessera elettorale, giusto? lui mi dà questi fogli prestampati, io li prendo, se lui fa quello che dico io … gli metto ad uno vicino che già è mezzo imbracchiato con tutti quanti”.

Nella ricostruzione degli inquirenti, avere Castiglione all’Ars avrebbe posto gli esponenti del clan nella condizione di poter fare “tutto quello che vogliamo”.

La piazzetta come manifestazione di potere

Punto secondo, del presunto accordo, come “manifestazione di potere”, l’organizzazione voleva che fosse sistemata la piazzetta antistante determinate abitazioni di Librino. Ma il vero obiettivo, ovvero il terzo punto, sarebbe stato consentire al clan di infiltrarsi nel tessuto economico legale, scrivono gli inquirenti trascrivendo le intercettazioni, determinando un maggiore consenso sociale verso l’associazione: “Noi portiamo loro benessere – dice l’indagato mentre le cimici ambientali registrano – ma benessere lavorativo”.

“Castiglione – dice ancora Colombo – può fare quello che vuole a Catania, perché lui comanda dopo il sindaco”.

L’incontro e la frase in codice

Telefonicamente parlano di una “tumulazione”, è la frase in codice che Colombo e Bucolo devono dire per confermare l’appuntamento con Castiglione. Cellulari alla mano parlano dandosi del ‘lei’, “chiari segnali di una dissimulazione in ordine al reale motivo dell’incontro e della consapevolezza in capo agli interlocutori”.

Il primo incontro con l’allora presidente del consiglio comunale avviene il 7 ottobre del 2021, la cimice piazzata nell’auto di Colombo registra il dialogo con Castiglione, insieme vanno prima a Sferro, dove vive Nino Bergamo e poi a Librino.

Il politico sembra preoccupato per la propria candidatura, ma Colombo non ha dubbi: “‘mbare stai sereno! Ora ti sto presentando due persone, uno che ti mette 230 voti scritti, lui ha una cosa grossa di pompe funebri. Allo Sferro c’è lui, tutti amici, pure”. Subito dopo Colombo aggiunge: “Quei 400 voti te li porto”.

Castiglione, davanti all’elenco dei voti, non fa domande, avrebbe “compreso la caratura del soggetto che stava per incontrare”.

Colombo assicura che Bucolo avrebbe consegnato un elenco di nominativi con i dati anagrafici degli elettori e la sezione di voto, in modo da permettere a Castiglione “un riscontro immediato – scrivono i magistrati – di quanto promesso”.

Favori nelle partecipate

C’è un quinto elemento che Colombo chiede a Castiglione, un intervento sui vertici della Amts, partecipata del comune di Catania, “al fine di ottenere una proroga del suo contratto e un ritorno in Asec”, ottenendo la “disponibilità” di Castiglione.

Colombo parla anche del sostegno in altri Comuni etnei, Paternò, Vizzini, Ramacca, Castel di Judica, Scordia e Giarre e si concentra su Librino. Colombo assicura a Castiglione che avrebbe ottenuto il controllo dei voti a Librino

Il piano cimiteriale

Castiglione, riferendosi a Bucolo, chiede cosa avrebbe voluto in cambio dell’appoggio elettorale, annotano gli inquirenti, e Colombo parla dell’approvazione del regolamento cimiteriale. “Impegno mantenuto dal Castiglione – si legge nell’ordinanza – quale ultimo atto prima di lasciare la presidenza del consiglio comunale di Catania”.

Il protocollo si ripete anche dopo l’incontro con Bergamo, quando Castiglione chiede a Colombo: “Ora lui mi dà una mano seriamente? E Colombo risponde: “Ma stai Scherzando? Peppe, tu fai quello che devi fare e poi tu vedrai”.

Un tour elettorale che continua tra cene e appuntamenti a ridosso del voto. Ma il Ros monitora tutto.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI