Cinque anni senza Aldo Naro| "La giustizia che meriti trionferà" - Live Sicilia

Cinque anni senza Aldo Naro| “La giustizia che meriti trionferà”

I genitori del medico: "Il castello di sabbia che vuole nascondere la verità si sta sbriciolando".

PALERMO – Cinque anni da quella sera in discoteca conclusa in tragedia, cinque anni alla ricerca della verità e della giustizia per i genitori di Aldo Naro, il giovane medico di San Cataldo sul quale pestaggio mortale si indaga ancora. Il 14 febbraio del 2015 era anche Carnevale: Aldo e i suoi amici si recarono al Goa per festeggiare, ma si scatenò il putiferio che strappò per sempre il 25enne alla sua famiglia. Dopo cinque anni e la condanna di un minorenne, il caso non è ancora chiuso: i primi di dicembre Il Gip di Palermo Filippo Serio ha respinto la richiesta di archiviazione da parte della Procura e ha chiesto che si indaghi ancora. Sarebbero coinvolti altri tre buttafuori, accusati di omicidio volontario in concorso e ora indagati. Un giorno di ricordo e lacrime per Rosario e Anna Maria Naro, che con una lunga e toccante lettera condividono il proprio dolore sui social. “Caro Aldo, e così oggi sono cinque anni esatti da quel giorno di San Valentino che ti ha visto lasciare questo mondo. Un mondo che sentivi tuo e che credevi di dominare con la forza e l’energia dei tuoi venticinque anni, con le tue eccezionali capacità e soprattutto con l’immenso amore di cui era capace il tuo grande cuore. Amore per noi, la tua famiglia; amore per la professione che avevi abbracciato e che si capiva avresti svolto con intelligenza ed umiltà al servizio del prossimo, a cui avresti fatto tanto bene; amore per i tuoi amici, con cui hai condiviso studio e divertimento, dando loro sempre tutto l’aiuto di cui sei stato capace. Amore per la vita, che sapevi vivere con passione, godendo delle cose belle che ti offriva, senza mai venire meno ai tuoi doveri, morali e non, che la tua condizione di “ragazzo di buona famiglia” non ti ha mai fatto dimenticare. Chi ti ha conosciuto poteva già vedere in te un benefattore dell’umanità, capace di chissà quali grandi successi nel proprio campo, e forse anche di importanti scoperte scientifiche. Anche per tutto questo avevi, come qualunque cittadino, il sacrosanto diritto di essere protetto e che ti venissero assicurate le condizioni minime di sicurezza, anche nel luogo e nell’ora in cui si è consumata la tua, la nostra tragedia. Ma così non è stato”. 

La lettera prosegue: “Aldo, tu non sei stato assassinato di notte in un vicolo buio, ma in una discoteca “rinomata” e “ben frequentata”, precisamente all’interno di un “privee” per accedere al quale hai dovuto pagare un sovrapprezzo. Erano presenti decine di persone perbene, che loro malgrado hanno dovuto assistere allo scempio del tuo corpo da parte di un gruppetto di assassini i quali, per motivi che ad oggi nessuno è stato capace di scoprire (ma che non possono non esistere), hanno organizzato ed eseguito il tuo omicidio: a sangue freddo, dieci contro uno, con calci e pugni. Ma erano presenti, con l’avallo dei proprietari della discoteca, anche buttafuori abusivi, alcuni dei quali pregiudicati e altri vicini alla mafia. Lo stesso proprietario della discoteca che, subito dopo che sei stato colpito, invece di assisterti e chiamare polizia e soccorsi, ti ha impunemente fatto scaraventare fuori, nell’adiacente giardinetto, dove non si sa cosa ti sia ancora successo, al freddo e alla pioggia, aggravando tanto inutilmente quanto crudelmente, e in modo forse letale, le tue condizioni già disperate. I tuoi “amici” tra cui qualcuno di quelli che ricordavo prima, e la tua “ragazza” non ti hanno aiutato, hanno assistito impassibili al tuo massacro non hanno testimoniato, ostacolando una già troppo “distratta” giustizia, nascondendo forse chissà quali mostruosi inconfessabili retroscena”.

Il dolore non finisce con la ricostruzione di quella terribile notte. I genitori del medico di San Cataldo sottolineano la sofferenza della loro battaglia, le delusioni, il calvario ancora da affrontare dopo la morte del figlio: “Meglio tacere sulle indagini finora svolte. Diciamo soltanto che le denunce da noi presentate, per le quali non siamo stati neanche sentiti e nelle quali indichiamo inoppugnabilmente omissioni, ritardi e depistaggi non sembrano avere avuto alcun seguito. Sono state archiviate? No, semplicemente vengono ignorate, chiuse in un cassetto e coperte di polvere. Eppure, nonostante tutto, un grande risultato è stato raggiunto: ben due magistrati giudicanti hanno ad oggi riconosciuto la possibile responsabilità di almeno altri tre soggetti per concorso nel tuo omicidio, oltre al minorenne autoaccusatosi, da sempre ostinatamente quanto assurdamente ritenuto dagli inquirenti l’unico tuo assassino. E solo grazie alle nostre forze, e alla nostra ostinazione, oggi pende un nuovo procedimento per omicidio volontario in concorso a carico di alcuni soggetti. Aldo, quanti tradimenti! Traditi, tu e noi, dalla cosiddetta “società civile”, dalle istituzioni e dagli amici. Come se tutti si fossero voluti sbarazzare anche del tuo ricordo assimilando la tua storia quasi ad un banale incidente. Ma così non può essere e così non sarà! Il castello di sabbia costruito per nascondere l’atroce verità che c’è dietro al tuo tristissimo destino è prossimo a sbriciolarsi e a fare finalmente trionfare la giustizia vera che meriti e a cui hai diritto. In attesa di quel giorno ti abbracciamo con tutto l’amore che sempre ci unirà e che i gravissimi torti che hai subito e subisci, aumentano a dismisura. 

Aldo ci manchi tanto, ogni giorno e ogni istante. Non è vita senza te. Ti amiamo immensamente e non esiste attimo che il nostro pensiero non ti sia rivolto

Ogni nostra preghiera è per te”.


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