Il confronto tra candidati sindaco: "Chiunque vinca non festeggi" - Live Sicilia

Il confronto tra candidati sindaco: “Chiunque vinca non festeggi”

Si è svolto ieri sera il primo dei dibattiti organizzati da CittàInsieme tra chi ambisce alla carica di sindaco di Catania. Le risposte di Maurizio Caserta, Giuseppe Giuffrida ed Enrico Trantino.

CATANIA – “Una domanda: la Hyundai azzurra e la C3 grigia sono di qualcuno qua dentro? Perché io sto chiamando i vigili urbani“. Il momento più simpatico del confronto tra i candidati a sindaco che si è tenuto ieri sera nella sede di CittàInsieme, in via Siena, è affidato all’intervento improvviso di un uomo dal pubblico, rimasto bloccato con la sua auto nel parcheggio. Per il resto, il dibattito a tre tra Maurizio Caserta (fronte progressista), Giuseppe Giuffrida (civico) ed Enrico Trantino (centrodestra) si è svolto nello stesso clima di generale pacatezza con cui Catania sta affrontando questa campagna elettorale per le elezioni amministrative 2023.

“A chi di voi vincerà queste consultazioni dico solo: non festeggi”, è il monito di padre Salvatore Resca, fondatore di CittàInsieme e viceparroco della chiesa dei Santi Pietro e Paolo che da sempre ne ospita gli incontri. “Chi festeggia – argomenta Resca – o è troppo sprovveduto o è troppo furbo. Sprovveduto perché non sa cosa lo aspetta. Furbo perché sa bene quali vantaggi potrebbe trarne”. Le parole di padre Resca echeggiano in una sala gremita. “Avete una minima idea di cosa voglia dire amministrare Catania?“, domanda, prima di lasciare il microfono.

Le risposte di Enrico Trantino

“Mi chiedono se sono stanco, io rispondo che sono preoccupato“, replica per primo Enrico Trantino. “Sarebbe irresponsabile gioire se si venisse eletti – conferma – Perché nessuno di noi, qui, auspica l’elezione per sé stesso. Lo facciamo per la città”. E i problemi di Catania non si possono ignorare, a maggior ragione avendola vissuta da amministratore: Trantino era assessore all’Urbanistica nella giunta di Salvo Pogliese. Ed è dalla pianificazione della città che parte la sua risposta alle domande di CittàInsieme: “Il grande errore che abbiamo fatto negli anni della nostra amministrazione è stato non comunicare quello che facevamo – comincia – Abbiamo approvato le linee guida del nuovo piano regolatore generale, poi superate da un cambiamento nella legge regionale. E abbiamo approvato lo studio di dettaglio del centro storico, il primo strumento urbanistico del genere, dopo il piano regolatore di cinquant’anni fa“.

E se le linee guida passate, ormai, non rispondono più ai requisiti richiesti dalla legge in materia, “siamo pronti – annuncia l’avvocato – a portare le nuove linee guida in Consiglio comunale“. La sua amministrazione, se le elezioni dovessero confermare la vulgata che dà Trantino per vincente, sarebbe anche pronta “ad avviare una seria analisi sulla vulnerabilità sismica degli edifici pubblici. Del resto, abbiamo finalmente un ministro della Protezione civile molto sensibile su questi temi”. Il riferimento è all’ex presidente della Regione e oggi ministro del governo di Giorgia Meloni Nello Musumeci.

C’è spazio, però, anche per tirare fuori dalla scarpa anche qualche sassolino rimasto incastrato. Per esempio sul rapporto della città con il mare. “Non ci sono intese predeterminate sull’ex cementeria di via Domenico Tempio“, afferma Enrico Trantino. Parlando esplicitamente dell’inchiesta giornalistica di LiveSicilia che ha raccontato gli interessi della famiglia Caruso sull’area che fu dell’Italcementi di fronte al porto di Catania. Un progetto che vede coinvolto anche Antonio Pogliese, padre dell’ex primo cittadino. “Ho letto che si parla di farne un’area retroportuale, si lascia intendere che sia tutto già scritto. Invece è tutto da vedere. Non ci sono intese, non ci sono accordi”.

Le risposte di Giuseppe Giuffrida

È proprio sull’argomento del waterfront che il candidato civico Giuseppe Giuffrida decide di rispondere per primo. Partendo da uno dei progetti che più vengono osteggiati dalla parte attiva della cittadinanza: quello della Cittadella giudiziaria in viale Africa, al posto dell’ex Palazzo delle poste ormai abbattuto. “La nuova Cittadella giudiziaria non si può immaginare in una strada trafficata come quella – comincia Giuffrida – In una zona che ha già la stazione dei treni e degli autobus, una scuola elementare, un centro fieristico e alcuni uffici della questura di Catania. La Cittadella giudiziaria doveva essere fatta a Librino“. Per la prima volta, la sala applaude.

“Quando dico che Catania deve tornare a osare intendo questo: abbattuto finalmente il Palazzo delle poste, perché non si è tornati a ragionare seriamente sull’interramento dei binari della ferrovia? Lasciando quell’area com’era, libera, affinché fosse da stimolo a un nuovo progetto di ricongiungimento della città con il mare”. Rinunciando, cioè, all’urgenza di una costruzione che sostituisse la precedente, lasciando ai cittadini la possibilità di immaginare quella passeggiata con vista sulle onde di cui potrebbero “fare parte anche gli Archi della marina, liberati dal traffico ferroviario”.

Tutto ruota attorno all’urbanistica. Che Mirko Viola, segretario di CittàInsieme al quale tocca il compito di fare rispettare i tempi, definisce “l’atto più politico che un’amministrazione possa compiere”. “Caro Enrico – prosegue Giuffrida – dire che in cinque anni avete fatto le linee programmatiche del nuovo piano regolatore non è un po’ poco? Io credo che in cinque anni si potesse fare molto di più”. Trantino scuote la testa in segno di dissenso. Un dissenso che prosegue quando il candidato avversario tocca il tema della mobilità: “Sono state realizzate delle zone a traffico limitato a macchia di leopardo, senza comprendere bene le esigenze degli abitanti e senza una visione di lungo periodo”.

Le risposte di Maurizio Caserta

Uno sguardo al futuro, insomma, che all’amministrazione Pogliese sarebbe mancato. E che invece Maurizio Caserta tenta di riportare al centro del dibattito politico cittadino. “Il gioco di scaricare i rischi sulle generazioni future finisce, a un certo punto. E Catania lo sa bene. Solo guardando lontano si riesce a essere di nuovo credibili”, esordisce. Da docente di Economia, è il dissesto il tema portante delle risposte del candidato del fronte progressista: “La città rischia un nuovo dissesto? La risposta è sì“.

“È sì perché bisogna guardare ai numeri”. Cioè ai 120 milioni di anticipazioni di tesoreria, ai 35 milioni annui di mutui, “e al fatto che l’organismo straordinario di liquidazione, una volta che avrà terminato il suo compito, restituirà alla città i debiti che non ha potuto onorare”. Immaginando la procedura del dissesto come una “bad company“, e la vita amministrativa che prosegue come una “good company“, bisogna accettare che arriverà un momento in cui i debiti rimasti nella prima confluiranno nella seconda. “È una prospettiva terrificante – ammette Maurizio Caserta – Perché i disegni di sviluppo della città sono tutti belli, ma il primo problema che dobbiamo affrontare è quello economico”.

Anche perché, senza risanare le casse, gli investimenti sono un’impresa difficile. “Io rappresento un fronte progressista e riformista – afferma – E sono orgoglioso di farlo. È un fronte che vuole investire in servizi sociali, che vuole ricostruire i 17 centri sociali che c’erano a Catania e farli diventare luoghi di aggregazione. Non so se negli ultimi tempi avete avuto modo di fare una passeggiata a Librino. Io ne ho fatta una oggi pomeriggio (ieri per chi legge, ndr): è desolante, montagne di immondizia, fogne a cielo aperto. La vivibilità è al centro del nostro programma, della nostra idea di Catania. Tutto affonda le radici in un bisogno che deve trovare una risposta: i catanesi hanno bisogno che sia restituita loro la dignità“.


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