"Coronavirus letale | Ecco perché" - Live Sicilia

“Coronavirus letale | Ecco perché”

L'economista.

Parla l'esperto
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“Al momento possiamo ipotizzare che per il mondo, esclusa la provincia di Hubei e Wuhan, il tasso di letalità da Covid-19 sia pari allo 0.89%. Per quanto riguarda la Cina, escluso l’Hubei e Wuhan, invece può essere considerato un tasso di letalità appropriato lo 0.8%. In altre parole, ogni 1.000 malati potremmo aspettarci circa 8 decessi, verosimilmente concentrati tra le fasce più deboli della popolazione, in particolare tra gli anziani”. La proiezione è stata messa a punto per l’ANSA sulla base di modelli matematici dal docente di Economia politica dell’Università Sapienza di Roma Luigi Ventura tenendo conto dei dati ufficiali, cinesi e del resto del mondo. E calcolando il tasso di letalità di Covid-19 dividendo il numero dei decessi per il numero dei malati confermati. Tuttavia, spiega: “Il tasso di letalità mondiale – pari al 3,4% (compresi Hubei e Wuhan )- non offre una informazione accurata, perché è una media pesata tra tassi di letalità molto eterogenei”.

Stando ai calcoli fatti dall’economista, “attualmente il tasso di letalità complessivo (calcolando il rapporto sui decessi e sui malati confermati di tutto il mondo) è in aumento rispetto alle ultime 2 settimane, per effetto della diminuzione dei nuovi casi confermati, maggiore della diminuzione dei decessi, che non mostrano segni di stabile calo”. Per quanto riguarda la provincia di Hubei, “il tasso di letalità, verosimilmente per il grande stress a cui è sottoposto il sistema sanitario provinciale, si aggira intorno al 3.9%. Quello di Wuhan è ancora più elevato, e pari a circa il 4.3%, mentre quello del resto della Cina si aggira intorno allo 0.8%”. In ogni caso – precisa Ventura – “il tasso di letalità che sembra più ‘affidabile’ appare quello della Cina esclusa Wuhan, per numero di casi confermati (12.874) e per l’assenza di situazioni particolarmente critiche, proprie di Wuhan”.

Ma per valutare la letalità relativa di Covid-19 è utile fare qualche confronto con alcune recenti pandemie. Ad esempio, con l’influenza suina del 2009-10, “pur permanendo dubbi sul numero dei casi confermati e dei relativi decessi- afferma l’economista – possiamo calcolare una forbice nel tasso di letalità compresa tra 1 su 10.000 e 8 su 10.000”. “Quindi il tasso di letalità del nuovo Coronavirus appare molto più elevato di quello dell’influenza suina, di un fattore che potrebbe variare tra 11 e 89. In altre parole, Covid-19 potrebbe essere da 11 a 89 volte più letale dell’influenza suina che però, va detto, non si è mostrata gran che letale”. Per quanto riguarda invece la Sars, 2002-03, “il tasso di letalità è stato di circa il 10% (il numero di casi confermati è stato esiguo rispetto a Covid-19, poco più di 8.000 casi confermati). Pertanto, il nuovo Coronavirus è 11 volte meno letale, sempre se prendiamo per buono il tasso di letalità di tutto il mondo escluso l’Hubei”.

Per valutare la pericolosità relativa del Covid19 rispetto ad esempio ad una normale influenza, Ventura applica il tasso di letalità del mondo escluso l’Hubei (0.89%) al numero di casi confermati ad oggi di influenza comune in Italia: “Si otterrebbe un numero di decessi pari a circa 50 mila unità, un numero enorme, che da solo sarebbero oltre il doppio del totale dei decessi in Italia nello stesso periodo e per qualunque causa, relativi alla popolazione di età superiore o uguale a 65 anni”. “Questo risultato dovrebbe farci comprendere che il Covid-19 non presenta più o meno gli stessi rischi dell’influenza, ma è estremamente più letale, soprattutto per particolari sottogruppi della popolazione, ed è quindi tale da richiedere sforzi molto maggiori per un suo efficace contenimento”. (ANSA)


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