"Così è stabilito e così si fa" |Saguto, Virga e l'ex prefetto - Live Sicilia

“Così è stabilito e così si fa” |Saguto, Virga e l’ex prefetto

L'ex prefetto Francesca Cannizzo

Le intercettazioni svelano i rapporti fra tre protagonisti eccellenti dell'inchiesta.

LE INTERCETTAZIONI
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PALERMO – Qualunque cosa si farà, sarà fatta per suo padre, ma non solo da me, da tutti”, diceva Silvana Saguto parlando di Walter Virga. Il padre è Tommaso, ex presidente di una sezione del Tribunale che, esplosa l’inchiesta sulle misure di prevenzione a Palermo, è stato trasferito a Roma.

Le parole di Silvana Saguto vengono considerate dai pm di Caltanissetta alla stregua di “una confessione stragiudiziale”. Furono pronunciate nel momento in cui il magistrato era ormai  ai ferri corti con il giovane amministratore giudiziario che aveva licenziato dal suo studio la fidanzata del figlio della Saguto.

Nei mesi scorsi si era parlato di un intervento di Virga padre al Csm, di cui è stato membro fino al 2014, per bloccare l’apertura di un procedimento disciplinare nei confronti della Saguto. Dagli accertamenti emerge che i procedimenti erano stati davvero aperti, e chiusi con l’archiviazione, prima però che Virga approdasse al Csm. Così come precedente era la nomina di Silvana Saguto alla guida della sezione Misure di prevenzione. In questo caso, però, i finanzieri ipotizzano che Virga avesse in qualche modo sponsorizzato la nomina. Questioni di correnti interne alla magistratura. Di certo, e questo viene ricostruito dalle indagini, Virga senior cercò di aiutare il collega affinché trovasse piena solidarietà al ministero e al Consiglio superiore della magistratura nei giorni in cui sulla stampa montava il caso della gestione dei beni confiscati.

Gli agenti della polizia Tributaria hanno ricostruito la trasferta che insieme i due fecero a Roma per incontrare Cosimo Ferri, attuale sottosegretario alla Giustizia che aveva fatto parte, lui sì, della commissione che aveva proposta la Saguto per la presidenza della sezione. Una proposta poi accolta all’unanimità. È a lui che Virga avrebbe sottolineato i meriti della Saguto che aveva dato “un’impostazione rigorosa alla sezione”, Non erano veritiere né le accuse di averla gestita male archiviate in passato né le nuove polemiche. Nel caso del Csm, invece, pare che Virga avesse solo millantato un intervento con un paio di consiglieri.

Il tono confidenziale fra i due magistrati emergeva nel corso di quella che gli investigatori definiscono l’exit strategy. Quando si capì che lo scandalo stava per travolgere la sezione, erano i giorni anche dei servizi de Le Iene e di Telejato, Virga padre diceva che il figlio era “distrutto, ti verrà a parlare, dategli una mano”. Walter voleva fare un passo indietro, rinunciare agli imporanti incarichi per la gestione dei beni Bagagli e Rappa: “No vabbè si chiude, Walter, si chiude. No scema scema totale (la Saguto, annotano gli investigatori)”, diceva il padre. Era il caso di fare girare la voce che “io di qua me ne voglio andare”.”La tutela del figlio passava – scrivono i pm nel decreto di sequestro – inevitabilmente attraverso la tutela dei giudici della sezione per questo l’aveva accompagnata da Ferri e le aveva fatto credere di avere parlato con due componenti del Csm”. Da qui l’ipotesi di abuso d’ufficio che viene contestata ad entrambi.

Confidenziale era il rapporto fra la Saguto e l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo che si sarebbe spesa per trovare un posto di lavoro al figlio di un collega. Si tratta di Richard Scammacca, nipote di Stefano Scammacca, ex prefetto di Messina, oggi in pensione. La Saguto individuò un’opportunità all’Abbazia Sant’Anastasia, azienda vitivinicola con resort a Castelbuono, sequestrata a Francesca Lena, imprenditore assolto dall’accusa di essere i affari con i mafiosi. Bastava parlare con Alessandro Scimeca, amministratore giudiziario anche del supermercato Sgroi di via Autonomia Siciliana dove la Saguto aveva accumulato un debito per migliaia di euro. Una parte fu pagato dallo stesso Scimeca in contanti, mentre la Saguto e il marito, una volta che la notizia fu pubblicata dalla stampa, effettuò, era l’ottobre scorso, due bonifici per diciotto mila euro.

In realtà Richard Scammacca aveva già lavorato in un’altra amministrazione giudiziaria. E adesso attendeva la chiamata dall’Abbazia. Delle sue speranze per il futuro prossimo parlava con Cappellano Seminara: “Oggi mi hanno fatto parlare con il coadiutore di Abbazia Sant’Anastasia che ha valutato il mio curriculum e mi ha offerto 1500 euro per fare i turni di reception oltre alla direzione dell’hotel”. La Saguto era certa che “sua eccellenza non sarebbe rimasto assolutamente contento”. E così sarebbe intervenuto di nuovo Cappellano per portare lo stipendio a 2.500 euro. Era stato allertato dalla Saguto: voleva parlargli di “quello che avevano detto ieri per il prefetto, ma non per il ragazzo, per il nonno (in realtà era lo zio, Stefano Scammacca, ndr)”. Fu la stessa Saguto a discutere la faccenda con Scimeca. Ne parlò prima con Cappellano: “Farà quello che chiedeva il prefetto”. E poi con la Cannizzo: “Io ho parlato con Scimeca e abbiamo risolto… poi ti conto… dice che abbiamo problemi qua, là, così, dico così deve essere. È stato così stabilito e così si fa”. Ce n’è abbastanza, dicono gli investigatori, per ipotizzare una concussione.


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