Discorsi da barbiere - Live Sicilia

Discorsi da barbiere

I tempi cambiani ed anche l'ultima roccaforte del maschilismo, il salone del barbiere sembra cedere sotto i colpi del nuovo che avanza.

Ieri mattina sono andato dal barbiere a tagliarmi i capelli. L’inesorabile desertificazione del mio scalpo e la necessità di rendere omogeneo alla vista un patrimonio pilifero ormai inadeguato alla copertura della mia calotta cranica fa sì che la procedura somigli sempre più a un’operazione di alta chirurgia estetica meritevole di ogni cautela da parte dell’operatore. Come sempre di sabato mattina, la sala era piena di avventori, alcuni dei quali convenuti in quel tempio della mascolinità solo per scambiare due chiacchiere o per leggere il giornale a sbafo. Mentre aspettavo il mio turno, un vecchietto immerso nella lettura del Giornale di Sicilia commentava la composizione del nuovo governo regionale presieduto da Rosario Crocetta: “Talè, ci misi setti fimmine”. La risposta del vecchietto seduto accanto a lui non s’è fatta attendere. Esibendo un sorrisetto malizioso che lasciava trasparire un certo rimpianto per le doti politiche di satiri antichi e recenti sempre pronti a sguainare le alabarde al cospetto di qualche sottana compiacente, ecco il commento omofobo: “E cu iddu fannu otto. Tra Vendola e Crocetta, buonu ‘nni finiu”.

Silenzio in sala. Toti il barbiere (lo chiamerò così), gran sacerdote di quel tempio del maschilismo siculo, che aveva seguito attraverso lo specchio l’edificante siparietto, ad un certo punto sbotta. “Ma insomma, siamo quasi nel 2013. Ma perché un omosessuale non dovrebbe essere un buon governatore, quando il governo di quell’altro a cui i’fimmine ci piacevano assai ‘nni purtò al punto in cui siamo”. E ancora: “Vogliono consentire le nozze tra gli omosessuali ? E dove sta il problema ? Se due persone vogliono condividere la loro vita anche se appartengono allo stesso sesso, perché non dovrebbero farlo ? Che sono forse meglio quelli “normali” che violentano o ammazzano le donne ?”. E poi la stoccata finale alle consolidate convinzioni di alcuni dei suoi clienti: “Non se ne può più del potere della Chiesa in Italia. Si oppongono ai diritti degli omosessuali e poi si stanno muti davanti a certe schifezze che combinano i preti. L’avete sentita quella del cappellano del carcere di San Vittore che comprava le prestazioni di poveri disperati al prezzo di un pezzo di sapone o di un pacchetto di sigarette ? E io avissi a confessare i miei peccati davanti a uno di questi ?”. Guardavo nello specchio la faccia dei vecchietti seduti dietro di me per capire se fossero sul punto di andarsene o se invece le parole del barbiere illuminato avessero aperto una fessura di luce nel buio delle loro menti. Un tocco di grigio nel loro spaccare la realtà in “o bianco o nero”.

Ancora silenzio nella sala da barba. Mi guardo allo specchio e rifletto mentre Toti affonda nelle mie guance il pennello soffice di schiuma da barba. Chiudo gli occhi e rivedo la mia prima sala da barba, quella di Piazza Sant’Oliva dove andavano mio nonno e mio padre. Ripenso al sedile da bambino in tonsura con il cavalluccio tra le gambe e la ciambella di gomma arancione che mi mettevano sulla testa per evitare gli schizzi di shampoo sugli occhi. E poi quei piccoli calendari profumati con le figure di donne appena svestite tenute insieme da una cordicella con un fiocchetto in basso che il barbiere regalava ai clienti per le Feste comandate. L’olezzo dolciastro che si diffondeva all’apertura delle bustine di carta velina che li contenevano era forse il primo “profumo di donna” che le narici di ogni maschio siculo, reale o in fieri che fosse, percepiva a quei tempi. E come dimenticare Monica Bellucci, la splendida Malena di Tornatore, nella scena in cui passeggia nella piazza sollevando meritatissimi commenti di prosaica ammirazione da parte di coloro che ne seguono le movenze seduti al di là della vetrina della sala da barba del paese. Oggi in una sala da barba di Palermo ho scoperto che i tempi sono cambiati e che forse la Sicilia non è più quella descritta dal Brancati. Da siciliano stanco e deluso posso solo esprimere l’auspicio che il neonato governo Crocetta, che innegabilmente porta in sé numerosi elementi di novità, possa riuscire nell’impresa formidabile di catalizzare la reazione di rinascita della Sicilia. E che si possa dimostrare che in Sicilia il cambiamento non si ferma alle sale da barba. Buon lavoro a Crocetta e alla sua squadra. Buona fortuna alla Sicilia e ai siciliani.


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