I soldi all'estero e gli spalloni |Le accuse alla Genovese family - Live Sicilia

I soldi all’estero e gli spalloni |Le accuse alla Genovese family

Conti correnti tra Montecarlo e la Svizzera: cosa c'è nelle carte dell'inchiesta per riciclaggio.

MESSINA – Conti correnti tra Montecarlo e la Svizzera, soldi che entravano in Italia attraverso accurate operazioni finanziarie e un 16 milioni di euro che dovevano essere consegnati al fisco e, invece, sarebbero stati impiegati nell’acquisto di immobili intestati ai familiari di Francantonio Genovese, deputato di Forza Italia.

Lui, il re delle preferenze transitato dal Pd alle file degli azzurri, avrebbe escogitato il passaggio di quote societarie della Gefin, uno dei colossi di famiglia, in favore del figlio Luigi, appena eletto all’Assemblea regionale siciliana. Insieme, padre e figlio, respingono le accuse nei confronti di quella che appare come l’ultima tegola su un impero politico e finanziario che a Messina ha pochi eguali.

L’INCHIESTA – L’indagine delle Fiamme gialle scatta nel 2015, il primo capo d’accusa vede indagati Francantonio Genovese insieme al figlio Luigi, alla moglie Chiara Schirò, al cognato Francesco Rinaldi e all’amministratore Marco Lampuri. Luigi Genovese viene considerato “prestanome e beneficiario dell’operazione”, che gli consente di prendere in mano la Gefin, della quale era co-amministratore. “Artificiosamente – scrivono gli inquirenti guidati dal magistrato Maurizio De Lucia sotto il coordinamento del Procuratore aggiunto Sebastiano Ardita – dapprima determinavano un aumento di capitale, rispetto al quale Francantonio Genovese rinunciava a sottoscrivere le quote, affinché il figlio, benché privo di risorse economiche proprie sottoscrivesse i nuovi titoli acquisendo il 51,61% del capitale”.

Successivamente, “per bloccare la procedura di riscossione coattiva di Riscossione Sicilia”, che aveva pignorato le quote societarie di Francantonio, scattava un nuovo aumento di capitale “al quale Francantonio Genovese – sostengono gli inquirenti – dichiarava falsamente di non poter aderire per mancanza di mezzi finanziari”. In questo modo avrebbe consentito al figlio “di conseguire il 99% della titolarità delle azioni”, con la conseguenza che le quote pignorate al padre “perdessero totalmente valore”.

Luigi Genovese è indagato anche per riciclaggio con l’amministratore della Gefin Marco Lampuri, per aver “sostituito denaro provento di riciclaggio” commesso da Francantonio Genovese e Chiara Schirò, versando nelle casse della Gefin prima 350mila euro provenienti dal disinvestimento di alcune polizze, poi avrebbe ricevuto un “restituzione” la stessa somma con un bonifico. E qui si innesta la pista “estera”, sarebbero arrivati fondi di provenienza estera, “provento di riciclaggio per un totale di 675mila euro.

Per fare sottrarre Francantonio Genovese al pagamento di 16 milioni di euro al fisco, nella società Gepa, al posto del padre, sarebbe subentrato il figlio. Gli inquirenti ipotizzano “artificiose” diminuzioni e aumenti di capitale che avrebbero consentito la scalata al giovanissimo Luigi.

Francantonio Genovese avrebbe “riciclato” quattro milioni di euro “detenuti all’estero”, “provento del delitto di evasione fiscale” che sarebbe stata commessa dal padre Luigi. Soldi custoditi nella Credit Suisse di Lugano. Nel 2005 – secondo la ricostruzione dei magistrati – Francantonio sottoscrive un prodotto finanziario con la Credit Suisse Bermuda Ltd, versando un premio pari a 16.377.341 euro e indicando Chiara Schirò come beneficiaria.

In seguito avrebbe prelevato somme in contanti in Italia “tramite spalloni” (cioè coloro che portano soldi all’estero illegalmente), tanto che nel 2013 trasferiva 10 milioni di euro sul conto acceso nell’istituto di credito Julius Bar di Montecarlo, intestato a una società panamense chiamata Palmarich Investments Sa.

Dopo questo passaggio, i soldi sarebbero arrivati in Italia e impiegati in operazioni immobiliari.

Negli incartamenti degli inquirenti ci sono anche compravendite immobiliari, soldi che escono da Montecarlo e e finiscono nel conto corrente di Rosalia Genovese dopo la vendita di alcuni immobili che si trovano a Messina in via Duca degli Abruzzi e a Piraino, in contrada Garofalo.

Quattrocentocinquamila euro “provento dell’evasione fiscale” del padre di Francantonio, vengono utilizzati per un preliminare di vendita di un immobile che si trova a Messina, villaggio Ganzirri, località Scavuzzina. I soldi erano custoditi a Montecarlo.

Le Fiamme gialle si concentrano anche sul contratto di locazione con l’opzione di acquisto con cui la Gefin Srl, rappresentata da Marco Lampuri, cedeva la villa di Messina al canone annuo di 120mila euro, sottraendo alla garanzia patrimoniale di Francantonio Genovese 1.980.000 euro.

Nell’elenco delle transazioni sospette c’è anche l’acquisto di appartamenti in via San Pancrazio, a Taormina, nel complesso San Giorgio.


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