Inchiesta Covid: "Che guaio" e il ministro "nel pallone" - Live Sicilia

Inchiesta Covid: “Che guaio” e il ministro “nel pallone”

La prima reazione all'emergenza e la decisione di chiudere scuole e dire stop a funerali
L'INTERCETTAZIONE
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“A mezzogiorno viene Conte a fare il punto; è molto molto preoccupato. Stasera non faceva altro che dire: ‘che guaio'”. E’ il messaggio WhatsApp inviato il 22 febbraio 2020 poco prima delle 2 di notte da Giuseppe Ruocco, ex segretario generale del ministero della Salute, a una funzionaria ministeriale e che ora è agli atti dell’inchiesta di Bergamo. Il dirigente raccontava alla donna nelle ore successive alla scoperta di Paziente 1 quello che accadeva nei palazzi romani. In un messaggio del giorno dopo scriveva “qui si stanno demoralizzando tutti, e il Ministro ormai è nel pallone”. 

Le intercettazioni portano dentro i momenti in cui le autorità nazionali e sanitarie assunsero le decisioni che determinarono la vita di tutti gli italiani. Ed emerge come il ministro della Salute Speranza iniziava a prendere coscienza delle politiche da assumere.

“Dobbiamo chiudere le scuole. Ne sono sempre più convinto. Credo sia bene approfondire gli scenari”. E’ quanto si legge in una chat tra il ministro della Salute Roberto Speranza e il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, contenuta nelle carte dell’inchiesta sul Covid. La conversazione avviene la sera del 3 marzo.

Brusaferro chiede: “Vuoi metterlo già domani all’odg?”. “Domani dobbiamo fare dpcm – risponde Speranza – io metterei anche questo dentro”. “Non abbiamo però parere Cts – dice ancora Brusaferro – che non è omogeneo su questo”.

La mattina dopo Brusaferro scrive di nuovo al ministro: “Ho sentito Imperial College Vineis (Paolo, epidemiologo, ndr) vicepresidente Css e Locatelli. Che ne dici di chiedere loro un parere e decidi venerdì sentendo anche ministri Eu?”. “Sarei per non perdere tempo. Problemi anche in Puglia e Campania” risponde Speranza.

Tra Speranza e Brusaferro, emerge dall’informativa della Gdf, c’è un dialogo costante. “Cose che mi arrivano. Due metri o un metro?”. “Il dato oms è 1 metro, poi quello in più va bene” un altro dei passaggi (del 2 marzo 2020), in cui il primo presumibilmente chiede al secondo lumi sul distanziamento.

Il 3 marzo Speranza chiede ancora consiglio a Brusaferro: “Estendiamo le misure delle tre regioni a tutta Italia. Avrebbe senso?” “Ci penso un attimo” risponde l’altro. E poi, più tardi: “Gli ho dato previsione almeno fino a fine aprile, ma dobbiamo capire a fine settimana”.

In un’altra occasione, il 5 marzo 2020, Speranza scrive a Brusaferro: “Dovremmo sfruttare la ricerca che afferma che il primo caso è stato in Germania. Aiuterebbe immagine Italia. Attenzione a non replicare con allargamento zona rossa vicenda di ieri. Conte vedendo i numeri crescenti dappertutto ha molti dubbi che abbia senso”.

Il giorno dopo, è sempre Speranza: “I funerali blocchiamoli in tutta Italia che sono pericolosissimi”.

Il 15 marzo, ancora il ministro a Brusaferro: “In conferenza sarebbe da far notare che tutti i Paesi europei stanno disponendo le misure che abbiamo adottato noi”.


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