"La collaborazione è un lavoro" | Scarantino accusa ancora - Live Sicilia

“La collaborazione è un lavoro” | Scarantino accusa ancora

Vincenzo Scarantino

Il falso pentito depone in Corte d'Assise a Caltanissetta nel quarto processo per la strage di via D'Amelio, in cui è imputato per calunnia.

Il processo
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CALTANISSETTA- Il falso pentito Vincenzo Scarantino punta il dito contro l’ex procuratore di Caltanissetta Gianni Tinebra e torna a parlare anche dell’ex pm della Dda nissena Annamaria Palma. Scarantino sta deponendo in Corte d’Assise a Caltanissetta nel quarto processo per la strage di via D’Amelio, in cui è imputato per calunnia, e ha dichiarato: ”Lo dicevo sempre che non sapevo niente sulla strage e Tinebra mi disse che questa storia della collaborazione dovevo prenderla come un lavoro. Quando mi interrogava la dottoressa Palma piangevo, dicevo che non sapevo niente e lei mi disse di stare tranquillo e aggiunse ‘se non hanno fatto questo, hanno fatto altre cose e pagano”’. Sotto processo, in Corte d’Assise a Caltanissetta, ci sono i boss di Brancaccio Salvo Madonia e Vittorio Tutino – accusati di strage – mentre rispondono di calunnia, oltre Scarantino, anche Francesco Andriotta e Calogero Pulci.

“Al pm Nino Di Matteo non dissi di non sapere nulla della strage perché lo vedevo più rigido e meno disponibile nei miei confronti. Quando mi interrogò l’ex pm Antonio Ingroia iniziai a fare delle dichiarazioni su Berlusconi e lui si mise a ridere, era scettico. Mi sono pure arrabbiato, ma il dottor Mario Bo mi disse ‘lascia perdere, che te ne frega?’. Ilda Boccassini, invece, dopo avermi interrogato mi strinse la mano e disse chiaramente che non mi credeva”. Lo ha detto il falso pentito di mafia Vincenzo Scarantino deponendo in Corte d’Assise a Caltanissetta nel quarto processo per la strage di via D’Amelio, che lo vede imputato per calunnia per le false dichiarazioni rese sull’attentato del 19 luglio ’92 costato la vita all’ex procuratore aggiunto di Palermo Paolo Borsellino e di cinque agenti della scorta. Scarantino, nel corso del suo esame, ha aggiunto: ”Della strage di via D’Amelio non sapevo nulla lo dissi pure a un tale Luigi, che era in servizio al Nop di Padova. Era una brava persona e con lui, ogni tanto, avevo degli sfoghi”. (ANSA)

Il pm Stefano Luciani, nel trattare questo aspetto, gli ha chiesto se il cognome Catuogno gli ricordasse qualcosa, ma Scarantino ha detto di non ricordare altro. Il pm Stefano Luciani ha inoltre chiesto a Scarantino dei chiarimenti su una lettera inviata da lui all’ex moglie, in cui il falso pentito scriveva le parole “devi vedere come mi difendono pur sapendo che sono tutte cose false, perché se non difendono questo processo possono andare a difendere i processi per i minori”. Scarantino ha chiarito che il riferimento era ai pm di Caltanissetta che indagavano sull’eccidio di via D’Amelio nel periodo immediatamente successivo all’attentato. (ANSA)


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