La furia di Orlando e il 'pasticcio': prime grane per Miceli

La furia di Orlando e il ‘pasticcio’: prime grane per Miceli

Il centrodestra è nel caos. Ma anche il percorso del candidato di centrosinistra sembra tutt'altro che agevole.
PALERMO 2022
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4 min di lettura

Il centrodestra, a Palermo, ha guai grossissimi, per la sua incapacità di trovare un candidato sindaco univoco a due mesi dalle elezioni. Ma anche il centrosinistra qualche problema, nascosto dalle polemiche nel campo avversario, ce l’ha. Tutte grane che potranno regalare notti insonni, specialmente se venisse eletto, a Franco Miceli, campione della coalizione che si è mossa in anticipo rispetto alla fazione opposta.

Il pasticcio Irpef

C’è la vicenda del pasticcio Irpef che potrebbe essere il prologo di una caduta nel baratro per una città alla deriva: una disfatta anche per il prossimo sindaco. Con tre voti a favore, sei astenuti e 17 contro il consiglio comunale ha bocciato la delibera che prevedeva il raddoppio dell’addizionale. Tutti contenti? La vicenda è stata analizzata dal nostro Roberto Immesi che citiamo: ‘Niente raddoppio dell’Irpef, niente accordo con lo Stato e il rischio del default per il comune di Palermo adesso diventa più concreto che mai. (…) Il piano di riequilibrio, votato a gennaio scorso per non far precipitare Palermo nel dissesto, deve infatti procedere di pari passo con l’accordo da firmare col governo Draghi che prevede un contributo della città pari a un quarto dei 180 milioni promessi in 20 anni; soldi che il sindaco aveva assicurato di poter incassare grazie al raddoppio dell’Irpef e alla nuova tassa sui passeggeri portuali”. Il futuro si annuncia a tinte variamente declinate, ma tendenti al fosco.

L’ombra di Orlando

Un clima da quasi tregenda che ha una immediata ricaduta politica sul centrosinistra che sta tentando di operare all’insegna di una complicatissima discontinuità. La missione è quasi impossibile: fare dimenticare gli ultimi anni non semplici di governo, pur essendo, questa coalizione progressista, lo sviluppo successivo di quella che ha sostenuto il sindaco uscente. Soltanto i tentennamenti del centrodestra stanno offrendo orizzonti che, altrimenti, parrebbero più lontani. Leoluca Orlando – nel senso della sua eredità oggettiva, dell’amministrazione che ha visto inverarsi il caos del cimitero dei Rotoli e tanti altri disservizi – somiglia al peggiore sponsor possibile per un Miceli che vorrebbe proporre discorsi innovativi. E che risulta appesantito dall’ombra del suo predecessore, prodigo di frecciatine in forma di buoni consigli.

…E la furia di Orlando

Oltretutto, il sindaco non perde occasione per proiettarla, quell’ombra, sul confine di un mandato in scadenza, per raccontare ancora la sua visione e, forse, prepararsi il monumento politicamente postumo. Traspare dalle furibonde dichiarazioni della conferenza stampa circa i destini dell’addizionale: “Sono logiche distruttive di consiglieri comunali che sanno che non governeranno la città. Sono consiglieri senza responsabilità che giocano con il consiglio comunale”.

Le grane della coalizione

Se poi uno va a spulciare la cronaca di quella ormai celebre seduta del consiglio comunale sull’Irpef, si rende conto che le forze che appoggiano il candidato progressista sono tutt’altro che coese, tra assenze e dichiarazioni. Sì, una vera e propria grana. Ecco cosa dicono gli esponenti del M5S: “Scongiurato il pericolo degli aumenti dell’addizionale comunale all’IRPEF, il M5S continuerà a lavorare con i suoi rappresentanti a Roma affinché il Governo nazionale intervenga per salvare Palermo dal dissesto e dalle conseguenze che sarebbero ancora più gravi per tutti i cittadini”.

“Totale demagogia”

Ecco cosa risponde, invece, Sinistra Comune: “Senza l’aumento dell’Irpef, parte essenziale del Piano di riequilibrio approvato il mese scorso, si perderà il diritto ai 180 milioni del ‘Salva Palermo’ e  la città rischierà il default. La totale demagogia e l’arroganza con cui sono stati portati avanti i lavori da molte forze politiche e dalla Presidenza dell’Aula, confligge con l’evidenza che quel piano è necessario per garantire la vita del Comune di Palermo e quindi evitare il dissesto finanziario”. Uno ‘scongiura’ ciò che l’altro, invece, difende. Posizioni inconciliabili? Le voci sparse che arrivano dopo si affannano a spiegare che non c’è nessuna spaccatura e che le idee sono più ravvicinate della distanza che riecheggiano. Ma giova appena ricordare che alla sintesi di una candidatura si è giunti tra malumori e interventi romani in extremis.

Le spine di Miceli

Le spine di Franco Miceli sono assai pungenti, tra sfida e potenziale sindacatura: il peso concreto e suggestivo di chi c’era prima, i distinguo di un centrosinistra fragile, occultati dalle magagne del centrodestra, una crisi profonda con lo stemma dell’amministrazione precedente. Forse, l’unico modo per uscirne vincitore o non troppo sconfitto sarà proprio ‘essere Franco’, secondo slogan di prammatica. Non tacere niente, non sottovalutare nulla. E dire tutta la verità, nient’altro che la verità, sulle ferite di Palermo.


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