La gara dei tamponi per la Sicilia: "Ha fatto un copia incolla"

La gara dei tamponi per la Sicilia: “Ha fatto un copia incolla”

L'inchiesta riguarda due gare siciliane, una da 8 milioni revocata e una da 5 aggiudicata. Contatti fra Romano e Cocina
COVID E AFFARI
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PALERMO – Una commessa da cinque milioni assegnata e una da otto fermata in dirittura di arrivo. Sono due le gare siciliane si cui indaga la Procura di Roma nell’inchiesta sulle forniture di dispositivi di protezione contro il Covid senza certificazione di qualità.

Lo scorso dicembre la Protezione civile siciliana, che dipende dalla Regione, si accorse che mancava la certificazione europea sulla merce e decise di annullare la gara da 8 milioni per l’acquisto di un milione di test rinofaringei e mezzo milione di test salivari per il Covid.

Ora si scopre che una delle tre offerte era stata avanzata dalla European Network Ltc coinvolta nell’inchiesta della Procura di Roma.

In precedenza, però, per un’altra gara era filato tutto liscio. La Protezione civile siciliana, infatti, ha comparto, lo scorso marzo, dall’impresa milanese una fornitura di un milione di guanti “in nitrile top glove”.

Un milione di guanti

Andelko Aleksic spiegava a Vittorio Farina, due degli arrestati di ieri che “per la Sicilia sto facendo l’ordine per mandare giù i guanti… 120mila box… 20 mila di questi cento vuoi che li mandi in nitrile?”. “Vedi un po, Mischia un po’”, rispondeva Farina.

La Sicilia ha emesso due ordini di pagamento “per un totale di euro 5.387.000″ tra maggio e giugno scorsi. Dopo il saldo l’European Network Tlc “ha effettuato un bonifico di 58.784 euro sul conto corrente intestato ai coniugi Romano Francesco Saverio e Martorana Stefania, segnalato come operazione sospetta dalla Polizia Tributaria in quanto privo di causale”.

Il lavoro dell’ex senatore Romano

Secondo l’accusa, Farina “nella sua attività di procacciatore di affari per conto della Ent “avrebbe sfruttato la sua rete di relazioni”, vantando “rapporti con personaggi noti come l’ex senatore Romano”, attraverso il quale “riesce ad avere contatti con pubblici amministratori che in questo momento si occupano delle forniture pubbliche di dispositivi medici e di protezione individuale”.

In questo caso i contatti sarebbero avvenuti con il capo della Protezione civile siciliana Salvatore Cocina, che alla Protezione civile è arrivato in giugno, prima era al Dipartimento rifiuti. L’ex ministro Romano era destinatario di decreto di perquisizione domiciliare da parte dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Roma che cercano prove di contatti e del traffico di influenze illecite. Romano ha però subito consegnato la documentazione richiesta dagli investigatori che non hanno proceduto alla perquisizione.

Romano ha spiegato che il bonifico ricevuto era relativo alla sua attività professionale. Si sarebbe occupato da avvocato di trovare le fideiussioni necessarie per partecipare alla gara. I pm invece ritengono sia sia trattato di traffico di influenze illecite.

I finanzieri romani stanno scandagliando la gara siciliana, assieme a quelle della Regione Lazio. O meglio, è più opportuno parlare di gare.

Il copia e incolla

Il 9 dicembre 2020 Farina chiama Aleksic per domandargli se ha contattato Domenico Romeo (il terzo arrestato) per “dei cosi sì della gara giù in Sicilia”. Il suo interlocutore lo assicura di averlo sentito e che “mancava una certificazione… lui (Romeo) dice che ha risolto, ha fatto un copia incolla di un documento Pdf come secondo me fa di solito lui”.

Pochi giorni dopo la Regione annulla in autotutela la gara d’appalto per la maxi-fornitura di test antigenici. Erano state invitate 21 imprese e avevano risposto in tre, ma la gara non fu assegnata perché nessuna aveva i requisiti necessari. Tra queste, la European Network Tlc. La commissione di gara presieduta da Bruno Manfrè la escluse perché i tamponi erano privi della certificazione e la società della solidità economico-finanziaria prevista dal bando. Successivamente la gara per i tamponi rapidi fu riproposta e ad aggiudicarsela fu un’altra società.

Lo stop alla gara

“Ragioni di regolarità del procedimento amministrativo e di salvaguardia del pubblico interesse non consentono la legittima prosecuzione della gara”, si leggeva in una nota della Protezione civile siciliana. Mancava la certificazione, appunto. Un ostacolo che per le forniture di mascherine nel Lazio sarebbe stato aggirato falsificando i certificati.

La storia siciliana ha convinto il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma Francesca Ciranna a emettere un’ordinanza di custodia cautelare. Gli indagati avrebbero mostrato la capacità di infiltrarsi nella burocrazia. Fino a giungere all’ufficio dell’ormai ex commissario straordinario Domenico Arcuri.

“Domenico mi ha promesso…”

Il 3 settembre Farina e Arcuri si sono incontrati a Roma. Al termine dell’incontro Farina faceva il resoconto ad Aleksic: “Domenico mi ha promesso che si arriva la lettera autorizza quell’acquisto… la dovrebbe fare oggi, oggi la deve fare e oggi pomeriggio ci deve fare l’ordine”.


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