La lunga strage delle donne

La lunga strage delle donne

Altre croci. Altro sangue. Per mano di un ergastolano che era, però, in libertà.
IL DUPLICE FEMMINICIDIO DI RIPOSTO
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RIPOSTO. E’ il cliché dell’orrido che rivive una volta ancora. E, una volta ancora, non c’è nulla di diverso. Non c’è lezione che sia servita a qualcosa. E, una volta ancora, lo scriviamo ben sapendo che la strage delle donne fatte fuori dalla mano della gelosia o della vendetta è divenuto un bollettino incontrollabile che ha l’amaro sapore della sconfitta. Che porta croci depositate per sempre sul petto dei figli, dei genitori e di coloro che rimangono in vita ereditando un dolore profondo che non troverà requie lungo la strada di una consolazione impossibile. 
Il cliché dell’orrido rivive ancora una volta in quelle frasi di circostanza che non portano ad alcunchè se non alla litania di parole intrise di retorica. Nei fiori destinati ad appassire accanto alle tombe che portano scolpite i nomi di chi non ha trovato scampo: assassinate in modo vigliacco e senza essere in grado nemmeno di poter accennare una difesa.

E’ a lutto Riposto. E’ devastata Riposto. Melina e Santa massacrate da un odio accecante e inappellabile. Una tragedia per la quale c’è davvero poco da trovare titoli ad effetto. Quello che è accaduto ieri va ben oltre qualunque momento di ordinaria follia. Due donne uccise dalla stessa mano: quella dell’ergastolano Salvatore La Motta. E con la medesima arma da fuoco, con il carnefice che ha deciso di farla finita davanti alla caserma dei carabinieri che erano già sulle sue tracce.
Sembra un incubo dal quale destarsi per poterlo raccontare. Ma tutto è accaduto davvero.

Una giornata surreale nella quale le notizie drammatiche e orride si sono mescolate in paese con un passaparola impazzito che parlava di più vittime e di scenari ancor più insanguinati. Perchè nel dolore e nell’orrore del momento c’è anche chi si è divertito a strumentalizzare, creando una psicosi incontrollabile.

Quello che resta è la vita, spazzata via nel sangue, di due donne uccise da un carnefice condannato all’ergastolo ma in licenza per permesso-premio: un controsenso in termini che alimenta ancor di più il paradosso di un sistema giudiziario che conosce di nuovo le sue pesanti falle.
Gli sviluppi della tarda serata di ieri (con l’arresto di un complice) non aggiungono e non tolgono nulla al terrore vissuto nelle ore di ieri. 

Tutto quello che sappiamo è che l’odio ha ucciso. Ancora una volta.
E noi non abbiamo potuto far altro che rimanere impotenti. Una volta ancora.


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