CATANIA - Otto giorni davanti al Tribunale di piazza Giovanni Verga. Otto giorni senza deglutire un boccone. La sciopero della fame è fissato a oltranza. Alfio Torrisi, imprenditore edile, è sull'orlo della disperazione. Anche lui - come altri del settore - è finito nella spirale della crisi economica. Ha perso dipendenti e commesse. I debiti continuano a salire, come i crediti vantati da parte dei privati. In altri termini: lavori eseguiti ma mai pagati. La sua protesta ha una doppia finalità: chiedere alla magistratura di accelerare le procedure di esecuzione dei pignoramenti e l'abolizione del D.u.r.c., il documento unico di regolarità contributiva: "Lo dico forte e chiaro - dichiara Torrisi a LiveSicilia - è vergognoso chiedere alla imprese la presentazione di questo foglio di carta per eseguire lavori pubblici e privati, se lo Stato non ci consente di recuperare i crediti che gli enti devono alle imprese. Noi desideriamo essere tutelati e non perseguitati come delinquenti". Un gesto chiamato inoltre a sensibilizzare la classe politica, ma anche i "colleghi": "Bisogna sollevare la testa dalla sabbia e aiutare, ma nel vero senso della parola, gli artigiani e i commercianti che non chiedono altro di lavorare".