La rete di Matteo Messina Denaro | Arrestati undici presunti fedelissimi - Live Sicilia

La rete di Matteo Messina Denaro | Arrestati undici presunti fedelissimi

A sinistra Vito Gondola durante uno scambio di pizzini in aperta campagna

DI RICCARDO LO VERSO L'operazione è coordinata dalla Dda di Palermo. Perquisizioni nelle province di Palermo e Trapani. La stazione di posta localizzata in una masseria era gestita dall'anziano boss Vito Gondola (nella foto a sinistra in una video intercettazione durante uno scambio di corrispondenza), l'uomo che avrebbe mediato un tentativo di incontro fra il latitante e il genero di Totò Riina.

Mafia - Il blitz
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MAZARA DEL VALLO – Gli anelli della catena di fiancheggiatori vengono spezzati. Uno dopo l’altro. Lui, però, Matteo Messina Denaro, resta imprendibile. Di certo, però, fino al 2013 ha mandato i suoi messaggi. Rintanato chissà dove o magari da una località all’estero l’ultimo dei padrini latitanti ha scritto arcaici pizzini smistati tramite un anziano boss, Vito Gondola, già condannato per mafia è che tutti conoscono con i soprannome Vitu coffa.

Stamani è tornato in carcere nel blitz del Servizio centrale operativo di Roma, delle Squadre mobili di Palermo e Trapani e dei carabinieri del Ros. Era Gondola, 77 anni, boss di Mazara del Vallo, a smistare la posta di Messina Denaro che arrivava in una masseria abbandonata nelle campagne mazaresi di proprietà di Michele Terranova. I pizzini vi giungevano seguendo la rete di undici postini, alcuni pure insospettabili. Tra cui, Domenico Scimonelli, titolare di un supermercato a Castelvetrano, e Ugo Di Leonardo, architetto ed ex funzionario in pensione del Comune di Santa Ninfa.

Gondola leggeva i biglietti arrotolati e protetti dal nastro adesivo, quindi li nascondeva sotto i massi in attesa che qualcuno li venisse a ritirare. E partivano le risposte destinate al latitante che le ha certamente ricevute. Non si sa come, però. Perché l’ultimo passaggio delle comunicazioni, quello che porta al boss stragista in fuga da 23 anni, resta un mistero. Difficile riuscire ad arrivarci quando sei costretto a muoverti nelle campagne sterminate, nonostante chilometri e chilometri di terra siano tenuti sotto osservazione da uomini, microspie e telecamere. Ad un certo punto la stazione di posta nella masseria fu disattivata. Messina Denaro o qualcun altro avevano fiutato l’arrivo dela poliza oppure il sistema prevedeva di cambiare di continuo il luogo x?

Gli investigatori hanno davvero creduto che Gondola potesse portarli a Messina Denaro. Poi, però a complicare le cose sono arrivate le dichiarazioni di Lorenzo Cimarosa, cugino di Messina Denaro che ha collaborato con gli investigatori, senza mai convincerli fino in fondo. Fu lui a raccontare un retroscena che oggi acquisisce una nuova luce. Perché sarebbe stato Gondola a fare sapere che per prudenza il capomafia di Cstelvetrano era costretto a rifiutare l’incontro con uno della famiglia Riina.

Cimarosa raccontò la storia del tentativo, andato a vuoto, di contatto fra il padrino corleonese e Messina Denaro che ai corleonesi ha sempre risposto signorsì. Come quando fu deciso di piazzare bombe in giro per l’Italia negli anni delle stragi in Continente. Quella volta, però, Messina Denaro, se sono vere le ricostruzioni del cugino, avrebbe fatto un passo indietro, in nome di quella prudenza che, come ha raccontato il dichiarante, lo costringerebbe a pensare “solo a stesso e a gestire la sua latitanza”.

Mi sono recato alcuni mesi fa – aveva messo a verbale Cimarosa davanti ai pubblici ministeri Paolo Guido e Carlo Marzella che si occupano della caccia al latitante coordinati dall’aggiunto Teresa Principato – insieme a Nino Lo Sciuto e Peppe Giardina a Corleone per acquistare un Pajero dalla concessionaria di tale Peppe Tufanio (da me selezionata su Internet) – ha proseguito -. Alcuni giorni prima del mio arresto (avvenuto il 13 dicembre ndr), sono tornato a Corleone per alcune riparazioni e il Tufanio mi disse, forse al fine di capire se avevo modo di contattare Matteo Messina Denaro, che vi era stato il ‘genero di Riina’ che aveva cercato di contattare il latitante e che perciò si era rivolto a Vito ndola (che mi disse di conoscere bene) perché questi aveva acquistato in passato dalla sua concessionaria delle macchine ma che il Gondola gli aveva risposto che il latitante non poteva incontrarlo”.

Il “non poteva incontrarlo” era riferito al fatto di aver intuito che la sua ultima rete di fiancheggiatori stava ormai per saltare? La pista Gondola oggi si chiude con il blitz coordinato dal procuratore di Palermo Franco Lo Voi. Perchè nel frattempo Matteo Messina Denaro è diventato un fantasma.


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