Quella Standa apparteneva| a prestanome dei Graviano - Live Sicilia

Quella Standa apparteneva| a prestanome dei Graviano

La Standa a Brancaccio, il quartiere di Palermo nelle mani dei fratelli Graviano, c’era, ed era ubicata esattamente nel punto indicato dal pentito Gaspare Spatuzza: via Azolino Hazon. Gli accertamenti richiesti al centro operativo Dia di Palermo dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dal sostituto Nino Di Matteo, hanno dato esito positivo. E c’erano anche altri due supermercati che facevano capo alla stessa società, la “Sar di Finocchio Michele sas”, considerato prestanome dei fratelli Graviano
I riscontri alle dichiarazioni di Spatuzza
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La Standa a Brancaccio, il quartiere di Palermo nelle mani dei fratelli Graviano, c’era, ed era ubicata esattamente nel punto indicato dal pentito Gaspare Spatuzza: via Azolino Hazon. Gli accertamenti richiesti al centro operativo Dia di Palermo dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dal sostituto Nino Di Matteo, hanno dato esito positivo. E c’erano anche altri due supermercati che facevano capo alla stessa società, la “Sar di Finocchio Michele sas”, considerato prestanome dei fratelli Graviano.

“Ricordo che le Standa aperte in quel periodo erano tre e che facevano tutte capo a Michele Finocchio o alla sua famiglia – ha raccontato Spatuzza in uno dei suoi interrogatori – Michele era una persona vicinissima ai Graviano, così come lo era stato suo padre Gaspare, molto legato a Michele Graviano, il genitore di Filippo e Giuseppe. Di queste tre Standa una è a Brancaccio, in via Azzolino Hazon, una in via Duca della Verdura, mentre la terza è in corso Calatafimi, che mi pare far parte, così come la seconda, del mandamento mafioso di Porta Nuova”.

La conferma, seppur parziale, della parole di Spatuzza si ha in una lettera inviata da Michele Finocchio alla direzione generale della Inadel di Roma e Palermo il 7 dicembre 1992 per una richiesta di locazione. “La ns società che opera nella città di Palermo quale affiliato Standa – scriveva Finocchio – nel settore della distribuzione, con due punti vendita già attivi e funzionanti, intende ampliare la propria operatività attivando un terzo punto di vendita nella medesima Città, nella zona compresa tra via Notarbartolo, viale della Libertà, via M.se di Villabianca e via della Verdura”.

Secondo i riscontri della Dia, inoltre, nella Standa di via Hazon lavorava Rosalia Varvarà, fidanzata di Giovanni Asciutto, e Teresa Asciutto. Questi ultimi due sono cugini dei Graviano. Un altro riscontro arriva dal sequestro, nel novembre 2003, di una lettera scritta in carcere da Gaspare Finocchio, padre di Michele, e destinata ai familiari. Nella missiva si legge: “…siccome c’erano lavori da fare nel locale della Standa poi nel scantinato c’era da pulirlo e svuotarlo e poi… perché c’erano lavori nel locale Standa di pittura e ripresa dell’intonaco… Andre e Toni alla Standa che tu sai… Ripeto ancora nella Standa come prima cosa da pulire c’è…”.

Lo stesso Gaspare Finocchio è stato sentito, nel 1995, dalla squadra mobile di Palermo. “… i miei figlio, Paolo, Piero e Antonio, hanno altresì avviata un’attività commerciale, nella specie un supermercato sito in via Catania a nome Sar e un altro in via Duca della Verdura affiliato Sma… in riferimento al supermercato affiliato Standa sito in questa via Azolino Hazon, lo stesso è chiuso da circa sei mesi poiché gli affari non andavano per il meglio”. Ciò nonostante, nel suo fascicolo, il 3 ottobre 1990, la società risultava beneficiaria di “un fido di L. 300.000.000 per rilascio fideiussione a garanzia del puntuale pagamento delle forniture di merci effettuate dalla Standa spa”. Il supermercato di via Duca della Verdura, affiliato Sma-Città Mercato, sarà avviato, presumibilmente, fra il febbraio e il maggio del 1993.

Il passaggio dei supermercati Standa risulta importante per gli inquirenti perché, secondo la sentenza di condanna in primo grado, era proprio Marcello Dell’Utri a occuparsi di trovare gli immobili per i grandi magazzini allora di proprietà di Silvio Berlusconi. E una spiegazione globale la fornisce un altro pentito, Antonino Giuffré. “Quello che interessava – ha dichiarato il capomafia di Caccamo – non era soltanto il pagamento di tangenti o l’imposizione di forniture, bensì l’instaurarsi di un rapporto diretto con Silvio Berlusconi e con Gianni Agnelli che se non sbaglio erano proprietari di queste strutture”.


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