PALERMO – Se non è un “annus horribilis” poco ci manca. Di certo si può dire che questi mesi di transito tra il 2014 e 2015 siano stati per lo meno insoliti per Beppe Lumia. Insoliti perché per la prima volta dopo tanti anni di silente e defilato potere, sempre e rigorosamente lontano dai riflettori, sul senatore termitano si sono, suo malgrado, concentrati i riflettori. L’ultima puntata è quella della polemica relativa all’archiviazione chiesta da Vania Contrafatto, allora pm oggi assessore di Rosario Crocetta, per Lumia in un un processo per diffamazione. Un caso che riapre la problematica questione delle porte girevoli tra magistratura e politica. E che riporta al centro dell’attenzione mediatica il senatore, alfiere dell’antimafia politica e grande regista dell’operazione Megafono che ha portato l’ex sindaco di Gela a Palazzo d’Orleans.
Ma gli articoli sul “caso Contrafatto” sono gli ultimi di una serie. In mesi che hanno messo in discussione sui media e nel dibattito pubblico non solo Beppe Lumia ma l’idea stessa della “politica antimafia”, messa in discussione da più di una voce, tra le altre quella senz’altro di peso di Leonardo Agueci. Un vessillo che da mesi appare usurato e consunto, dopo un ventennio che ha spinto e consolidato più di una carriera. E del quale si dibatte ormai, anche con toni aspri e critici, con una libertà che un tempo solo pochi arditi come Leonardo Sciascia si permettevano.
Un altro “caso” giornalistico era nato qualche settimana fa per un articolo che tracciava un ritratto del senatore apparso su L’Ora quotidiano, articolo che aveva aperto una polemica-lampo che si era chiusa con l’abbandono del direttore Giuseppe Lo Bianco. Non molti giorni dopo, ecco un altro ritratto del senatore, apparso su Repubblica Palermo, che si soffermava in particolare sulla insolita presenza fissa di Lumia nelle stanze di Palazzo d’Orleans, tracciando il profilo di una sorta di governatore-ombra. Da quell’articolo aveva preso le mosse un altro pezzo, che si era fatto notare soprattutto per la sua collocazione. E cioè il ritratto scritto da Pietrangelo Buttafuoco per il Fatto quotidiano, giornale che per dna è certamente non lontano da una certa antimafia militante (e che per anni ha ospitato sul suo sito il blog di Lumia), che lo apostrofò come “senatore della porta accanto”. Articolo al quale lo stesso Lumia rispose con una replica a muso duro, in cui tra l’altro rivendicava il suo impegno antimafia senza entrare nel merito della sua presenza a Palazzo d’Orleans. E ancora, pochi giorni fa, un altro articolo su Repubblica che lo accostava all’avvocato termitano Francesco Agnello sotto indagine per evasione fiscale. “Di Agnello non ho più neppure il numero di telefono”, ha commentato Lumia, parlando di una “campagna orchestrata” ai suoi danni, scrivendo sul suo blog di “macchina del fango in azione” e rivendicando sulle colonne del quotidiano di Mauro il suo “ottimo rapporto con il procuratore Lo Voi”. Basterà ancora per tirare a lucido l’antimafia politica che mostra i segni del tempo?