Murales e legalità: Scalisi Palminteri e l'arte che incanta Palermo

L’arte, la legalità: i murales che incantano Palermo

Igor Scalisi Palminteri e le sue stupende creazioni: “Ora ti passa” e “La santa morte”
BALLARÒ
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Saltano all’occhio, passando per il quartiere Ballarò, immensi murales, dai colori vivaci e dai vari soggetti: ciò che li accomuna è l’impegno sociale, la critica verso realtà e situazioni insostenibili, espressi sotto forma di arte. Ma chi è la mente dietro murales come “Ora ti passa” o “La santa morte”? 

L’autore: Igor Scalisi Palminteri

Igor Scalisi Palminteri, nato il 21 Agosto 1973, vive la sua infanzia tra Palermo e Terrasini. Durante la sua adolescenza si appassiona molto al mondo dell’arte, a cui però non si avvicina subito. Dopo il liceo decide di non continuare gli studi universitari e trascorre i seguenti sette anni della sua vita in convento, solo in seguito deciderà di prendere definitivamente la strada che lo porterà alla sua passione e al suo mestiere. I temi religiosi risultano spesso presenti nelle sue opere e legati alla tradizione popolare palermitana.

Le opere

Una delle prime opere è “La Santa Morte”, dipinta su una porta di un edificio al mercato della Vucciria, che qualcuno però ha deturpato con delle vernice nera. La sua però è un’arte pubblica, dedicata alla città, per cui l’autore riconosce che possa essere esposta a questi rischi. 

Igor Palminteri risulta essere oggi un artista che non ha paura di provocare. Il sentimento di giustizia in lui è più forte del semplice concetto di  legalità:  “Non tutto ciò che è legale è giusto”, basti pensare a Paesi come l’Iran o l’Afghanistan, in cui i diritti umani fondamentali sono violati da leggi ingiuste. 

È questa la convinzione che lo spinge a creare opere a sfondo sociale, come  l’opera “Io sono te”, che raffigura un bambino che alza le braccia e dietro cui si riflette l’ombra di un l Crocifisso. Durante un laboratorio artistico uno dei bambini con cui l’artista stava lavorando, ha assunto questa posizione, in tono scherzoso. Questo l’episodio ha dato ispirazione a Palminteri: il bambino guarda lo spettatore con un lecca-lecca in bocca e uno sguardo forse di sfida, forse di diffidenza. Il nome dell’opera e il soggetto creano un connubio perfetto nell’esprimere l’empatia che il bambino rimanda all’osservatore e viceversa: “Come soffro io, soffri tu”. La croce in questo caso non vuole alludere alla sacralità in senso religioso, bensì a quella di un’emozione così forte e caratteristica di chi vive in una realtà disagiata.

Una delle creazioni che ha suscitato più scalpore tra il pubblico è stata una serie di sculture in legno raffiguranti figure religiose, che l’artista ha ridipinto come i supereroi dei film. Palminteri ci ha raccontato che il suo intento era quello di provocare coloro secondo cui la fede religiosa è un rapporto di ‘transazione’,  una mera relazione utilitaristica per cui si invocano i santi solo per ottenere una grazia. La loro originalità però è stata fraintesa e l’artista ha ricevuto alcune minacce:  le opere sono state acquistate in diverse parti del mondo, soprattutto in America Latina e comunque in Paesi generalmente a forte tradizione cristiana.

Certo ogni artista di strada è consapevole della temporaneità della sua opera, che inevitabilmente sarà un giorno soggetta alla deteriorazione, da parte di agenti esterni e non, con il rischio di rovinare in maniera significativa il duro lavoro dell’artista di strada. 

Ma Palminteri ci ha stupito ancora una volta: “Cos’è che dura per sempre?”. Lui è immensamente affascinato dalla temporaneità dei murales: sono soggetti allo scorrere del tempo e diventano cosa viva, umana, una forma d’arte perfetta insomma,  effimera e  destinata a scomparire come l’uomo. 


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