Laura, mamma che non si arrende |È lei la palermitana dell'anno - Live Sicilia

Laura, mamma che non si arrende |È lei la palermitana dell’anno

Ci vuole coraggio ad aspettare un figlio. Senza mai ammainare la bandiera della speranza.

PALERMO – Le madri sono il porto sicuro di ogni estate, la stanza riscaldata di ogni inverno. Ad agosto aspettano sul bagnasciuga, con la tovaglia in mano, il figlio che esce dall’acqua. Nell’abbraccio successivo c’è il rito di una promessa antica: sono tua madre, mi prenderò cura di te.

Le madri scrutano da una finestra d’ansia, se il figlio fa tardi la sera. Per ogni secondo di ritardo, spunta un capello bianco. Dal medesimo slargo – le madri – seguono la partita di calcetto dei ragazzi, imparano a conoscere a memoria la mappa delle sbucciature: dalle ginocchia al cuore. Qualcuno non è più tornato dal campo, disteso tra ortica, vento e terriccio. Ha lasciato il borsone e i parastinchi in un angolo, di fianco al pallone.

Laura Zarcone è una madre palermitana che attende il figlio che, finora, non è tornato. Lui si chiama Marcello Volpe, noto è il caso di cronaca che lo riguarda, non misurabile la semina del dolore. Accadde nel 2011 – era luglio – nell’ora di una porta che si aprì e si richiuse dietro un passo che si allontanava con la sua ombra. Marcello era scomparso. Laura non ha mai smesso di cercarlo. Di recente, ha scritto su facebook: “Brutta bestia, il Natale, per chi, come me, aspetta un ritorno e per chi, come me, considera il Natale la festa della famiglia”.

Le madri sono così. Non si arrendono alla rassegnazione. Si coricano con tutto il peso del mondo sulle spalle, la sera, vegliate da un crocifisso appeso al muro. Si rialzano con un sorriso, la mattina dopo. E con quello ti accolgono.

Le madri, se stai male – che sia febbre o catastrofe – se ne accorgono a pelo di sguardo. Ma il fuoco che divora il loro cuore lo covano in profondità, senza smorfie sul viso. E hanno sempre una ninna nanna per ogni notte. E c’è sempre una notte che chiama – la prossima – che ha bisogno della ninna nanna.

L’estate scorsa – sempre d’estate, sempre di luglio – sembrava che il dolore fosse finito. La notizia era piovuta dal cielo e dalla Spagna. Hanno ritrovato Marcello, nelle vicinanze di Madrid. Hanno visto il ragazzo che sarà di nuovo a casa. Una partenza improvvisa. Il confronto. La sentenza inesorabile di Laura, mentre qualcosa, dentro, si spaccava ancora di più: “Non sei mio figlio”. E quello, l’ospite ignoto di una speranza che non conosceva, quello che non era quel figlio, perché era il figlio di un’altra, con una risposta sussurrata: “Mamma, io spero che tu lo trovi”.

Ci sono giorni di mare grosso, quando le onde corteggiano la necessità di un asciugamano. Ci sono Natali col fiato sui vetri che si appannano e – quando gli passi il dito sopra – resta come una malinconia invisibile, lì dove c’era la nebbia del respiro. Ci sono settimane gelide, quando pure il lamento che hai addosso è una coperta. Ci sono palloni sgonfi negli angoli, accanto a parastinchi in disuso. Ci sono strade da attraversare, quando il ricordo preme, troppo malinconico, nella memoria di tutti i Natali, di tutti i Capodanni, di tutte le estati, di tutti gli inverni. Le madri saranno lì, nell’anima di un figlio, anche in mancanza del corpo. Ci sarà Laura in tutte le interruzioni del filo sciolto che, forse, un giorno, per un miracolo, sarà riannodato.

Ps. Secondo LiveSicilia, Laura Zarcone, mamma dal sorriso indomito e dall’incrollabile speranza, è la palermitana dell’anno.


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