“Non vi scuddati, ci resi i soddi nostri! Del pigno … ci resi a iddu ppa campagna elettorale…”. Il capo di cosa nostra Vincenzo Aiello parla in prima persona. “Ci resi” vuol dire “ho dato”, in questo caso a Raffaele Lombardo. Soldi per la campagna elettorale. Soldi di una presunta “messa a posto” che ammonterebbe a circa il 2% dell’intero affare. Un centro commerciale che vale decine di milioni di euro nella parte Sud di Catania. Un’operazione che vedrebbe coinvolti nomi noti dell’imprenditoria non solo catanese, ma che testimonierebbe un rapporto diretto tra Vincenzo Aiello e Raffaele Lombardo in campagna elettorale.
La conclusione delle indagini a carico del presidente della Regione Raffaele Lombardo per concorso in associazione mafiosa sarebbe stata favorita dalle intercettazioni in carcere dei numerosi mafiosi arrestati lo scorso ottobre all’interno dell’operazione Iblis. Intercettazioni a tappeto grazie alle numerose microspie che documentavano dialoghi a qualunque ora del giorno e della notte.
Ripercorriamo le vicende di maggior interesse dell’inchiesta Iblis.
A FESTA CON I BOSS. “Onorevole, questo rosè?” Vino di qualità ed auto di lusso posteggiate davanti la villa in campagna del geologo Giovanni Barbagallo, militante Mpa, arrestato perchè considerato anello di congiunzione tra i Lombardo e i boss Rosario Di Dio e Vincenzo Aiello. L’atmosfera è quella delle grandi occasioni, bisogna festeggiare l’elezione al parlamento nazionale del fratello di Raffaele, secondo i Pm la festa sarebbe “significativa della compenetrazione tra esponenti del crimine organizzato, amministratori della cosa pubblica, politici e imprenditori”. Angelo Lombardo arriva con un’Audi q7 intestata all’Mpa. Ad attenderlo c’è Alfio Stiro, referente del boss Salvatore Tuccio detto “Turi di l’ova”, condannato definitivamente per associazione mafiosa, precedenti per detenzione e porto d’arma da fuoco, già sottoposto a sorveglianza speciale. I carabinieri del Ros filmano tutto, le cimici registrano.
UOMINI GRADITI AL CLAN NELLE LISTE MPA. Il capo di Cosa Nostra catanese Vincenzo Aiello sarebbe intervenuto anche sulla scelta dei candidati nelle liste Mpa. I Ros, mentre è in corso la campagna elettorale delle comunali di Gravina, grosso centro in provincia di Catania, intercettano le conversazioni tra il geologo Giovanni Barbagallo dell’Mpa e Alfio Stiro il cui genero viene candidato con l’approvazione del capo di cosa nostra Vincenzo Aiello. Quest’ultimo sembra conoscere bene il territorio: parlando di Gravina comunica a Barbagallo che presto gli avrebbe presentato Fabio Bacciulli, “un amico”, già assessore col sindaco Mpa. Sullo sfondo gli “affari” del “piano regolatore” e la costruzione di un nuovo “cimitero” dice Aiello.
NOTTE BIANCA CON IL BOSS. Rosario Di Dio, “esponente di primissimo piano della famiglia Santapaola”, secondo i Pm avrebbe intrattenuto “rapporti diretti” con Raffaele Lombardo. “…Da me – dice il boss intercettato riferendosi a Lombardo – all’una e mezza di notte è venuto ed è stato due ore e mezza, qua da me, dall’una e mezza alle quattro di mattina… si è mangiato sette sigarette”. “Recandosi nottetempo -scrivono i Pm- a casa dell’amico mafioso per chiedere il suo appoggio elettorale sapeva che una richiesta di voto proveniente da un soggetto dotato di indiscusso prestigio criminale non poteva essere tanto facilmente disattesa… la circostanza che l’incontro si sia svolto dall’una e mezza alle quattro di notte può spiegarsi soltanto con la consapevolezza che i fratelli Lombardo avevano di recarsi a casa di un mafioso”. In una delle conversazioni il boss racconta della richiesta di voti dell’assessore provinciale Orazio Pellegrino dell’Mpa “uomo di Raffaele Lombardo”.
I RAPPORTI CON IL BOSS DI ENNA. Agli atti ci sono anche i rapporti definiti “desolanti” dai Pm, tra Raffaele Lombardo e il boss di Enna Raffaele Bevilacqua. Nell’agenda personale il boss Bevilacqua scrive: “ore 8 da Raf”. Poi un nuovo appuntamento pochi giorni dopo: “ore 8.30 da Raf…a chi fare domanda per aeroporto?”. Lombardo sarebbe “consapevole” di incontrare un “impresentabile”, secondo i Pm. Relazioni pericolose vengono documentate anche attraverso Salvatore Bonfirrario, “personaggio di sicura caratura criminale affiliato all’associazione criminale del Bevilacqua” che viene anche redarguito da Lombardo: “Ma che cazzo ti hanno fatto e fatto -dice Lombardo- ti hanno chiesto di votare Palermo e stai votando Palermo…”. E Bonfirraro riferendosi al boss Raffaele Bevilacqua rispondeva: “Diciamo che Raffaelluccio, Raffaelluccio si è schierato con Palermo su imput di Silviuccio Cuffaro e quindi tu stai eseguendo questa cosa”. Emblematico un ulteriore episodio considerato dagli investigatori: “la telefonata tra il Bonfirraro ed il Bevilacqua intercettata il 17 Maggio 2003, nel corso della quale Lombardo si rifiuta di parlare al telefono con il Bevilacqua se non per il tramite del Bonfirraro”.