L’emozione non ha voce. Infatti, la voce di Fabrizio Ferrandelli è costruita, facendo forza al silenzio. Con il suo (circa) quindici per cento, il candidato sindaco di ‘Azione’ e +Europa porta a casa un risultato lusinghiero e tutto incentrato sulla sua capacità di consenso. Nei dibattiti è stato, spesso, il più brillante, il più informato, il più preparato, quasi edotto sul numero esatto di capelli di ogni impiegato comunale. La freschezza giovanile lo ha aiutato, come l’essere un ‘ripetente’. Alla terza candidatura a sindaco, dopo anni di studio, qualcosa ti rimane. Ma qui c’è uno studente che si è impegnato sul racconto delle cose.
Poi, ci sono anche i limiti. L’essere apparso ondivago, nella collocazione politica. Non avere azzeccato il tempo di alcune uscite, né di alcune entrate. Avere sacrificato la patente del civismo per andare alla ricerca di sponde improbabili. Sono state queste le scelte che hanno, probabilmente, impedito una vera scalata a Palazzo delle Aquile. E anche l’avere sfidato, anni fa, un Leoluca Orlando al massimo del consenso. Il coraggio, specialmente a Palermo, si paga.
Ecco alcune delle parole, nel video sulla pagina Facebook, leggendo da una lettera. A Palermo e a Orlando. “Il risultato ci soddisfa – declama Ferrandelli -. La nostra area politica è la prima della città. Questo turno elettorale sancisce la nascita del polo liberale. Quello che è accaduto ai seggi è ingiustificabile, ma tutti dobbiamo accettare con maturità ed eleganza il risultato. Roberto Lagalla è legittimamente il nuovo sindaco di Palermo. Gli chiedo di coinvolgere l’opposizione. Noi non faremo sconti, ma nemmeno barricate”. Un pensiero a Miceli: “che se la prende con tutti, tra un po’ se la prenderà con il Palermo che è stato promosso”.
Orlando, infine, citando Guccini: “Luca, il tempo prende e il tempo dà. Se tu, dieci anni fa, avessi fatto scelte diverse, oggi vivremmo una stagione da protagonisti. Ti riconosco, comunque, l’onore delle armi”. Era il 2012. Rita Borsellino venne sconfitta da Ferrandelli alle primarie, Orlando si candidò contro di lui e vinse. Fu una sorta di ritorno del re che cambiò tutto. E i ‘se’ aumentano soltanto i rimpianti degli sconfitti. (Roberto Puglisi)