A che punto è il centrodestra siciliano? Nello stravolgimento del quadro politico nazionale seguito alla nascita del governo verde-giallo a Roma, l’Isola resta aggrappata allo schema pre-terremoto politico. Quello del “vecchio” centrodestra che ha sostenuto Nello Musumeci. E che tra tante difficoltà, in primis quelle legate ai risicatissimi numeri in Assemblea, sta portando avanti questa prima fase della legislatura. Difficoltà che ieri hanno portato all’ennesimo stop a Palazzo dei Normanni e a un comunicato ultimativo del governatore che paventa il “tutti a casa”. Certo, lo scompaginamento del quadro politico nazionale fa sentire qualche effetto anche in Sicilia. E la divaricazione tra moderati e sovranisti, nettamente visibile a Roma con la Lega al governo e Forza Italia all’opposizione, comincia a intravedersi anche nello scenario regionale. Tanto più alla luce dei sondaggi nazionali che raccontano di un’ascesa continua del partito di Salvini e di una costante sofferenza di Forza Italia.
Al momento, questa situazione contribuisce a complicare il cammino di una coalizione, non chiamiamola più maggioranza, che ha mostrato da subito evidenti sofferenze. Soprattutto a Sala d’Ercole. Nessuno vede prospettive concrete di rottura all’orizzonte – anche se ieri Musumeci con una nota molto dura ha agitato lo spauracchio della fine anticipata della legislatura – e la leadership del presidente della Regione in realtà non è messa in discussione. Ma le schermaglie e le divergenze non mancano. E ieri è andato in scena l’ennesimo passo falso sul collegato. Forza Italia chiedeva tempo, gli alleati non ci stavano, nell’ordine sparso del centrodestra si è infilato il Pd proponendo il ritorno in commissione del ddl. È finita così, punto e a capo, con un centrodestra che a Sala d’Ercole proprio non riesce a cavare un ragno dal buco. E diventa facile bersaglio per gli strali delle opposizioni. Con il presidente che a tarda sera affermava: “Se sulla strada delle riforme il parlamento dovesse già da ora mettersi di traverso non ci sarebbe più alcuna ragione per restare al mio posto”. Sortirà effetto su qualcuno evocare lo spettro di una fine prematura della legislatura? Difficile crederlo.
Ai due vertici delle diverse anime del centrodestra ci sono il governatore Nello Musumeci e il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè. Un binomio con trascorsi non semplici che però ha portato il centrodestra al successo alle scorse regionali e che guida la carovana nel travagliato cammino in questa legislatura. Saldamente ancorati a Musumeci ci sono il suo movimento politico #DiventeràBellissima, che a queste amministrative si è pesato qua e là raccogliendo risultati discreti ma senza sfondare, e Fratelli d’Italia, che da sempre ha con il governatore un legame molto robusto. La novità che non è sfuggita a commentatori e addetti ai lavori è l’impressione di un avvicinamento tra il governatore e la Lega di Salvini, nuovo uomo forte della destra. L’interlocuzione tra il governatore e il Carroccio, fin qui solo istituzionale, è in corso. Se questa assumerà una colorazione più politica lo dirà il tempo. Musumeci ha espresso un giudizio positivo sulle discusse mosse di Salvini sull’immigrazione. E la Lega, che è assai guardinga nell’imbarcare pezzi di ceto politico siciliano, per strutturarsi nell’Isola in vista delle Europee potrebbe cercare con il movimento del governatore un’intesa analoga a quella raggiunta in Sardegna con il Partito Sardo d’Azione.
C’è poi l’anima centrista della coalizione. I Popolari e Autonomisti fanno gruppo unico, e l’intesa tiene, ma tra le due anime si intravedono delle leggere differenze. I lombardiani sono considerati dei papabili interlocutori della Lega – in passato Lombardo e il Carroccio strinsero un patto nazionale – e qualche giorno fa, quando Gianfranco Miccichè ha commentato il risultato elettorale con una punta di polemica verso il movimento di Musumeci, il capogruppo Carmelo Pullara, autonomista, ha battuto un colpo in tutt’altra direzione: “Mi sembra di trovarmi davanti ad un Giano bifronte se confronto l’uscita compiacente di Miccichè dopo l’approvazione della Finanziaria con le infelici interviste delle ultime ore – ha detto -. Cosa è accaduto in meno di due mesi per far cambiare atteggiamento al commissario regionale di Forza Italia?”. Molto più robusto è invece l’asse tra lo stesso Miccichè e Saverio Romano, leader dell’anima popolare del gruppo. Dalle parti degli ex democristiani si guarda con poco entusiasmo all’asse tra grillini e leghisti e la prospettiva di una virata più a destra della coalizione non è gradita. Romano, ad esempio, qualche giorno fa ha rimarcato in una nota che le aperture di Musumeci all’Ars sono rivolte a tutte le forze di opposizione, Pd incluso, e non ai soli grillini, cogliendo l’occasione però per ribadire la stima verso il governatore.
Un po’ diverso è il caso dell’Udc. Il partito di Cesa sembra alquanto acefalo in Sicilia. E nell’ultimo test elettorale lì dove si è fatto vedere non ha raccolto molto. A Trapani ambienti vicini all’Udc erano schierati con Giacomo Tranchida, quindi fuori dal centrodestra. Quel che resta del partito mostra comunque un solido legame con Musumeci, da Eleonora Lo Curto a Margherita La Rocca Ruvolo, incluso ovviamente l’assessore regionale Mimmo Turano. Quanto a Vincenzo Figuccia, eletto con lo scudo crociato, da tempo il deputato regionale palermitano è considerato in avvicinamento verso la Lega.
Sulla sponda moderata, Forza Italia resta il punto di riferimento. Il voto delle amministrative lo ha confermato e Micciché non ha perso tempo a sottolinearlo. I berlusconiani restano la spina dorsale del centrodestra nell’Isola, dove la destra-destra, almeno in quel tipo di elezione, non sfonda più di tanto. Forza Italia baricentro, quindi, finché dura. E sì, perché i sondaggi nazionali di certo non sorridono al partito di Berlusconi, che è dato calante a fronte di un’ascesa costante di Salvini. All’Ars i dissidenti che nei primi mesi di legislatura avevano creato dei problemi al gruppo sembrano essersi rasserenati. Tranne ovviamente Marianna Caronia che ha lasciato la compagnia. I rapporti con gli alleati a Sala d’Ercole hanno fatto segnare ieri un momento difficile, fotografando ancora una volta l’assenza d una maggioranza.
Miccichè negli ultimi giorni ha sparato più volte con dichiarazioni dal sapore polemico, sia commentando i risultati della Lega e di Diventerà bellissima alle amministrative sia le parole di Musumeci su Salvini e sui grillini. L’assedio dei populisti e sovranisti a destra è confermato da tutti i sondaggi e Forza Italia non ci sta a restare immobile. E così si va avanti con piccole schermaglie, anche se senza mai oltrepassare un certo limite. Come a Siracusa, dove il candidato di Diventerà Bellissima Fabio Granata ha corso contro il centrodestra, compromettendone le chance di successo a primo turno. E passi. Quando però Granata ha deciso di sostenere al ballottaggio lo sfidante del candidato di centrodestra Reale, Musumeci è intervenuto per prendere le distanze. “Musumeci deve subire ogni giorno la pressione di Gianfranco Miccichè che lo minaccia di far cadere il governo”, ha commentato Granata. Che qualcuno voglia davvero fare cadere questo governo sembra in realtà un’ipotesi di scuola. Che il suo cammino sia disseminato da ostacoli che possono determinarne la paralisi è ogni giorno che passa sempre più un dato di fatto.