Montante, centrali nell'inchiesta |le rivelazioni di Cicero e Venturi - Live Sicilia

Montante, centrali nell’inchiesta |le rivelazioni di Cicero e Venturi

Il caso della presunta richiesta di una lettera retrodatata.

PALERMO –  “Montante ha chiesto ripetutamente a un rappresentante delle istituzioni che aveva deposto in commissione parlamentare antimafia una lettera riservata, ma soprattutto retrodatata con tanto di firma”. Era una delle accuse rivolte da Marco Venturi, già inseparabile compagno di cammino confindustriale di Antonello Montante nell’intervista pubblicata da Repubblica nel settembre 2015 con la quale l’imprenditore già assessore regionale alle Attività produttive prendeva le distanze da Montante, di cui all’epoca era già noto lo status di indagato per concorso esterno in mafia.

Oggi, nel giorno in cui Montante è stato posto ai domiciliari con varie accuse, emerge che quelle accuse di mafia non abbiano trovato riscontri utili per un processo Eppure, proprio da quelle dichiarazioni di pentiti si è mossa la macchina della procura di Caltanissetta, che ritiene di avere scoperto un’attività illecita di spionaggio, alimentata attraverso episodi di corruzione, con la regia dello stesso Montante, giù paladino dell’antimafia portato in palmo di mano dalle Istituzioni in più di un’occasione per l’impegno antiracket della sua Confindustria. Quella stessa Confindustria dove si registrò, proprio alla fine dell’estate 2015 una spaccatura interna sul caso Montante, che fino a quel punto aveva visto il mondo confindustriale compatto a difesa dell’imprenditore di Serradifalco.

Ad attaccare Montante furono due personaggi pubblici fino ad allora considerati a lui vicinissimi, cioè appunto Marco Venturi e Alfonso Cicero, nominato tra le polemiche sotto il governo Crocetta a capo dell’Irsap, l’ente istituito da una riforma di Venturi applaudita da Confindustria per superare e inglobare i vecchi consorzi Asi nella gestione delle aree industriali siciliane.

Venturi e Cicero presero pubblicamente le distanze da Montante in quel periodo. E nell’intervista citata sopra, l’ex assessore regionale si soffermò sulla vicenda della richiesta di lettera retrodatata, affermando: a suo dire Montante voleva che il rappresentante delle Istituzioni “dichiarasse per iscritto a lui una cosa impossibile: e cioè che tutto quello che aveva già riferito alla presidente Bindi nel luglio del 2014 sulle sue denunce e in particolare su Dario Di Francesco – un mafioso che poi si è pentito chiamando in causa lo stesso presidente di Confindustria Sicilia – , era stato suggerito da lui, Montante. Naturalmente non era vero e naturalmente quel rappresentante delle istituzioni si è rifiutato”.

Quell’aneddoto appare adesso nelle carte della procura, che motivando la perquisizione che ha accompagnato oggi la misura cautelare per Montante, parte proprio da quell’episodio, svelando che il “personaggio” destinatario della richiesta fu proprio Alfonso Cicero. Montante, infatti è indagato anche per tentata violenza privata perché avrebbe “mediante minaccia, consistita nell’evidenziare ad Alfonso Cicero che era sua intenzione ‘far fallire’ gli amici di Caltanissetta e nel mostrargli dei documenti ove erano contenuti i messaggi di testo che aveva ricevuto, nel corso del tempo, da numerosi soggetti, anche appartenenti alle istituzioni, ivi compreso lo stesso Cicero”. Una condotta che secondo gli inquirenti si trattò di una minaccia per spingere Cicero “a confezionare e consegnargli una lettera retrodatata a un momento antecedente rispetto alla audizione di questi in Commissione Parlamentare Antimafia nella quale doveva dar conto che le circostanze esposte in quella sede erano il frutto di suoi suggerimenti”. I fatti risalirebbero al 19 luglio 2015.

A settembre di quell’anno arrivò la presa di distanza pubblica di Venturi e Cicero. Quest’ultimo lasciò la guida dell’Irsap – quando gli era stata assegnata gli avversari i politici avevano accusato il governo Crocetta di aver voluto accontentare la Confindustria di Montante e l’allora assessore Linda Vancheri, anche lei proveniente da Confindustria, fu destinataria di una mozione di censura su questo. Cicero in quei giorni attaccò duramente anche l’allora presidente della Regione Rosario Crocetta.

“Sono state le dichiarazioni rese da due imprenditori un tempo assai vicini al Montante – si legge nel comunicato della Questura -, l’ex assessore regionale Marco Venturi e l’ex Presidente dell’Irsap Alfonso Cicero, a disvelare come la rete di relazioni che il Montante era riuscito ad instaurare sbandierando il vessillo della legalità, di cui si era fatto propugnatore e paladino, servisse in realtà ad occultare i rapporti che egli aveva in passato certamente intessuto e coltivato con esponenti di spicco della criminalità organizzata”. Rapporti che però non configurerebbero reati secondo la prima valutazione del giudice terzo. E così dall’indagine nata per mafia si passa all’attenzione rivolta al dossieraggio e alla “filiera, costituente una vera e propria centrale occulta di potere”, secondo la polizia. Quel sistema di potere che vide negli anni dei governi Lombardo e Crocetta, gli uomini vicini a Confindustria assumere importanti cariche politiche e di sottogoverno. Come Venturi e Cicero, le cui dichiarazioni hanno poi fornito agli inquirenti informazioni ritenute cruciali.


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