La "finanza creativa" dell'era Cuffaro | Inchiesta e sequestro da 100 milioni - Live Sicilia

La “finanza creativa” dell’era Cuffaro | Inchiesta e sequestro da 100 milioni

Marcello Massinelli

Colpiti anche i beni di Marcello Massinelli e Fulvio Reina, consulenti dell'ex governatore siciliano e menti di un'operazione finanziaria con Nomura. La Procura di Palermo ipotizza che siano state pagate tangenti. "S" due anni fa svelò i retroscena dell'inchiesta. I NOMI DEGLI INDAGATI

OPERAZIONE DELLA FINANZA
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PALERMO – Una vicenda di politica e alta finanza dell’era Cuffaro sarebbe in realtà la più grande truffa mai subita dalla Regione siciliana. Forse condita anche dalla corruzione. Il Gip del Tribunale di Palermo ha disposto il sequestro preventivo di beni per 104 milioni di euro a carico di un’importante banca di investimenti e di due consulenti finanziari siciliani. Una parte dei soldi sarebbe finita nei loro conti correnti esteri. Bloccati pure 6 milioni e 900 mila euro che il 27 giugno scorso stavano per essere pagati alla banca. Era rata di uno dei contratti finti sotto inchiesta.

Il nucleo di Polizia tributaria della guardia di finanza, su richiesta del procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dei sostituti Sergio Demontis e Daniele Paci, ha disposto il mega sequestro per equivalente – fino a coprire l’eventuale danno subito dalle casse regionali – anche dei beni – immobili, società e denaro – di proprietà di Marcello Massinelli e Fulvio Reina, due nomi di peso nel mondo delle consulenze finanziarie e intermediari dell’operazione con i giapponesi di Nomura.

Nell’estate di due anni fa la rivista S svelò che i pubblici ministeri Paci e Demontis si erano spostati nel carcere di Roma Rebibbia per interrogare Totò Cuffaro che in quel carcere sta scontando una condanna a sette anni per favoreggiamento aggravato alla mafia. Era ed è il segno dell’esistenza di un’inchiesta per corruzione. Gli indagati sono l’ex governatore siciliano, Massinelli e Reina. Nei giorni della trasferta romana l’ipotesi di reato recitava così: “Perché il presidente della Regione, in concorso con pubblici funzionari allo stato ignoti, riceveva da Reina e Massinelli somme di denaro per fare ottenere l’aggiudicazione all’istituto di credito Nomura, istituto per il quale Massinelli e Reina erano consulenti, un contratto di cartolarizzazione di crediti della Regione Sicilia per la successiva vendita nel mercato nazionale e internazionale dei capitali”. Di cartolarizazzione si cominciò a parlare nel 2001, prima che Cuffaro diventasse presidente della Regione, ma l’operazione finanziaria entrò nel vivo fra il 2002 e il 2003.

I fatti contestati sarebbero stati commessi, “a Palermo e altrove, fino al 2009”. Dunque, molti anni dopo l’esposto che nel 2003 diede il via all’inchiesta milanese. Nel corso dell’interrogatorio Cuffaro respinse con sdegno ogni ipotesi di corruzione. I pm, però, oggi in possesso dei risultati di una rogatoria all’estero e del contenuto di alcune intercettazioni che darebbero loro ragione. L’indagine si è spostata fino al 2009 e cioè un anno dopo che Cuffaro, travolto dalla condanna in primo grado e poi dallo scandalo dei cannoli, decise di dimettersi dalla presidenza della Regione. I tempi sono importanti perché testimonierebbero la possibile responsabilità di altri soggetti. E non è detto che siano i soli Massinelli e Reina.

L’inchiesta approdata oggi al sequestro è partita da Milano. È stata per prima la Procura lombarda a mettere il naso nelle relazioni finanziarie fra la sede londinese della banca giapponese Nomura e la Regione siciliana. Relazioni dietro alle quali si nasconderebbero gli interessi di Marcello Massinelli e Fulvio Reina, un tempo stretti collaboratori di Cuffaro. Un esposto anonimo del 2003 segnalava gli “spropositati guadagni” della Nomura e i tanti soldi transitati in conti offshore. Soldi che sarebbero serviti per ricompensare Massinelli e Reina, menti dell’operazione finanziaria che prevedeva la cartolarizzazione dei crediti vantati dalle Aziende sanitarie siciliane. Un’operazione attraverso cui le Ausl, le vecchie Aziende sanitarie locali, nel 2003 passavano i loro crediti alla Nomura Bank di Tokyio che li avrebbe poi scontati con la collocazione di obbligazioni sul mercato azionario. Sono gli anni in cui dalla cosiddetta finanza creativa sembrano potere arrivare le soluzioni per mettere a posto i conti degli enti pubblici. Non solo quelli della Sicilia, visto che finanza creativa e derivati sono diventati un pilastro, spesso scricchiolante, dell’economia mondiale.

Secondo l’anonimo i movimenti finanziari made in Sicily sarebbero stati “spinti” grazie al pagamento di tangenti. E così, su delega del procuratore aggiunto Alfredo Robledo, uno dei magistrati più competenti del settore nell’intero territorio nazionale, si attiva il nucleo di polizia tributaria di Milano. L’ipotesi iniziale era che Nomura avesse incassato 48 milioni di euro. Dieci volte in più del prezzo di mercato. In cambio avrebbe riconosciuto provvigioni per 16 milioni ad una società riconducibile a Massinelli e Reina. Un passaggio di denaro avvenuto in gran parte attraverso i conti correnti della irlandese Profitview Investments Ltd, lasciando fuori la Rossini srl di cui Massinelli e Reina erano soci. Secondo gli investigatori, proprio la Rossini sarebbe stata decisiva per far sì che Nomura diventasse l’advisor della Regione Siciliana. Erano gli anni in cui Massinelli è stato consulente finanziario di Cuffaro.

Di fatto da Nomura passavano le più importanti operazioni finanziarie della Regione siciliana. Operazioni di cui c’è traccia anche nella fitta corrispondenza fra i funzionari regionali e della banca. Una volta pagati, se pagati lo sono stati davvero, come sarebbero rientrati in Italia i soldi delle strane provvigioni? Gli investigatori avrebbero individuato due conti nella sede della Banca popolare di Sondrio a Lugano, in Svizzera. I conti si chiamano Tod’s e Church e risulterebbero intestati a Massinelli e Reina. La chiusura del cerchio, la prova del rientro dei capitali arriverebbe da un paio di versamenti.

Massinelli dichiarò a Live Sicilia due mesi fa che “di mestiere faccio il consulente finanziario e i pagamenti si riferiscono a delle fatture che ho regolarmente emesso. Quelle a Nomura sono relative ad un periodo in cui non ero ancora consulente dell’ex presidente Cuffaro. La mia attività è già stata oggetto dell’indagine della Procura di Milano. Un’indagine che dopo anni non ha prodotto risultati. Io resto sereno. Non posso aggiungere altro perché non conosco le contestazioni che mi vengono mosse”. Nessuna replica arrivò da Reina.

Il sequestro di oggi riguarda beni per circa cento milioni di euro. Più del doppio, dunque, dei 48 del caso Nomura. C’è dell’altro dunque nel fascicolo della Procura e probabilmente riguarda gli anni successivi alla stagione del governo Cuffaro.


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