CATANIA – Avevano il monopolio dello spaccio su tutta la strada. In tre posti diversi, due al chiuso e uno all’aperto. L’organizzazione colpita nella mattina di mercoledì 24 gennaio dall’operazione Sottosopra, nella quale 14 persone sono state raggiunte da misure di custodia cautelare, smerciava cocaina, crack e marijuana con un giro d’affari calcolato in 15 mila euro al giorno.
I particolari dell’operazione sono stati spiegati in una conferenza stampa al Comando provinciale dei Carabinieri dal capitano Beatrice Casamassa, comandante della compagnia di Fontanarossa, e dal tenente Alfonso De Stefano, comandante del Nucleo operativo della stessa compagnia.
L’operazione Sottosopra
I luoghi colpiti si trovano tutti negli stabili di viale Nitta 12, a Librino. All’interno dei palazzi l’organizzazione spacciava cocaina, crack e marijuana con modalità diverse a seconda del tipo di stupefacente. Il giro d’affari calcolato dagli investigatori era di circa 15 mila euro al giorno, con 350 clienti che quotidianamente arrivavano da Catania o dai paesi limitrofi per rifornirsi.
L’operazione della mattina di mercoledì arriva alla conclusione di indagini iniziate nel settembre 2021 e concluse nell’ottobre del 2022, coordinate dal pm Giuseppe Sturiale e dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo. Nel blitz 14 persone sono state raggiunte da misure di custodia cautelare, mentre nel corso delle stesse indagini sono state arrestate in flagranza di reato 23 persone, con il sequestro di più di 4 chili di droga e soldi per più di 5 mila euro.
Secondo quanto riferito dai Carabinieri nel corso della conferenza stampa, le attività dell’organizzazione erano guidate da un pregiudicato catanese detenuto nel carcere di Napoli, per il quale sono stati accertati contatti con il clan mafioso dei Santapaola. Dalla sua cella l’uomo si interessava in prima persona al traffico di droga grazie a un telefono.
Le piazze
Le indagini dei carabinieri hanno permesso di ricostruire le modalità di spaccio della droga. La marijuana era tenuta all’aperto, negli spazi adiacenti all’entrata dei palazzi di viale Nitta 12, e recuperata nel momento della compravendita.
All’interno dei palazzi, in due appartamenti diversi, si vendevano le altre droghe: per la cocaina si doveva salire ai piani alti, mentre per il crack gli acquirenti dovevano andare negli appartamenti a metà delle scale.
Negli appartamenti il rifornimento di droga era curato da diverse delle persone raggiunte dalle misure cautelari. Al telefono gli spacciatori usavano un linguaggio in codice per chiedere i rifornimenti: la marijuana era un pacchetto di sigarette o cibo per cani, mentre per la cocaina si parlava di birra, mezza birra o di lampadina da 40 Watt, per indicare anche la quantità.
L’accesso dei clienti o di eventuali estranei era sorvegliato da una rete di vedette piazzate intorno alla piazza di spaccio. In più l’organizzazione disponeva anche di un sistema di videosorveglianza.
La drug room
All’interno degli stabili l’organizzazione aveva predisposto una drug room, ovvero una sorta di servizio aggiuntivo per i clienti. Chi comprava la droga in viale Nitta aveva a disposizione un appartamento, di solito accanto a quello in cui avveniva la compravendita di stupefacenti, in cui poteva drogarsi in tutta sicurezza. in alcune occasioni, come per la vendita di crack, l’organizzazione metteva anche a disposizione il materiale necessario a usare la droga.
Gli immobili
Nel corso dell’operazione, sottolineano i carabinieri nel corso della conferenza stampa, sono stati sequestrati gli immobili usati dal sodalizio. Gli appartamenti infatti sono di proprietà dell’Iacp, l’ente che gestisce le case popolari, ed erano stati occupati abusivamente. Per questo è stato possibile procedere nei confronti del gruppo anche per invasione di terreni o edifici.