L'architetto, l'estorsione: processo "storico" da rifare dopo 20 anni

L’architetto, l’estorsione: processo “storico” da rifare dopo 20 anni

La Corte Europa condannò l'Italia che ha introdotto una nuova legge. Si riparte dall'appello.

PALERMO – Processo da rifare ad oltre vent’anni di distanza dai fatti contestati e dopo che l’imputato ha già espiato l’intera pena. E si tratta di un processo che ha segnato profondamente la giustizia italiana.

Sì alla revisione

La quinta sezione della Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza con cui la Corte di Appello di Caltanissetta l’11 giugno 2021 aveva rigettato l’istanza di revisione. L’architetto Giorgio Lorefice era stato imputato principalmente del reato di estorsione: avrebbe chiesto 200 milioni di lire (c’era ancora il vecchio conio) a Giuseppe Di Giovanna, allora ingegnare capo del Comune di Sciacca. Lorefice fu arrestato nel 2004 e assolto dal Tribunale di Sciacca nel 2009.

Nel 2012 la Corte di Appello di Palermo ribaltò il verdetto e Lorefice fu condannato a otto anni e sei mesi di reclusione e ad un maxi risarcimento in favore della parte civile.

Nel marzo 2013 la Cassazione rese definitiva la sentenza. E qui entrò in gioco la giustizia europea. Già allora era stata eccepita l’omessa convocazione in secondo grado dei testimoni dell’accusa ritenuti inattendibili all’esito del giudizio in Tribunale.

Pena già scontata

Nonostante abbia scontato la pena, l’architetto Lorefice non si è arreso, rivolgendosi alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo. Il 29 giugno 2017 la Cedu ha accolto il ricorso riconoscendo la violazione del diritto ad avere un processo equo, nella misura in cui la sentenza assolutoria di primo grado era stata ribaltata in assenza della riassunzione in appello dei testimoni di accusa.

Intervenne la Cedu

La Cedu ha condannato la Repubblica Italiana perché nel nostro ordinamento non c’era una regola generale che imponesse la riedizione delle testimonianze in appello per valutarne l’attendibilità. L’Italia ha colmato la lacuna con legge 23 giugno 2017 n. 103 (cosiddetta “riforma Orlando”) introducendo l’obbligo di rinnovazione dell’istruzione dibattimentale.

Si prevede, infatti, che “nel caso di appello del pubblico ministero contro una sentenza di proscioglimento per motivi attinenti alla valutazione della prova dichiarativa, il giudice dispone la rinnovazione dell’istruzione dibattimentale”.

E siamo giunti alla tappa della revisione celebrata dinanzi la Corte di Appello di Caltanissetta. Niente da fare per l’imputato: istanza rigettata.

La tesi della difesa

L’architetto Lorefice, difeso dagli avvocati Roberto Tricoli e Luigi Miceli, ha proposto un nuovo ricorso per Cassazione, ottenendo l’annullamento della sentenza dei giudici nisseni.

L’avvocato Roberto Tricoli

Si dovrà fare un nuovo processo di secondo grado perché non era stato correttamente applicato il principio di diritto del “giusto ed equo processo”.

L’avvocato Luigi Miceli

“La pena è stata purtroppo interamente espiata, sulla scorta di una decisione avvenuta a seguito di un processo illegittimo ma, nonostante tutto, l’architetto Lorefice – dicono i legali – continuerà la propria battaglia giudiziaria. Il nuovo processo di revisione si terrà dinanzi la Corte di Appello di Catania, per riaffermare la propria innocenza e la notoria reputazione personale e professionale”.


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