PALERMO – Un blitz colpisce il mandamento mafioso di Brancaccio dove si spara e uccide, e dove si fanno affari con la droga e le scommesse clandestine. Poliziotti e carabinieri, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, tornano nei luoghi dell’omicidio di Giancarlo Romano.
A firmare l’ordinanza di custodia cautelare è il Gip Lirio Conti, su richiesta del procuratore Maurizio de Lucia, dell’aggiunto Marzia Sabella e dei sostituti Bruno Brucoli, Giacomo Brandini e Francesca Mazzocco.
L’omicidio del boss emergente
Giancarlo Romano, assassinato da Camillo Mira, era considerato un “astro nascente del mandamento di Brancaccio“. Nell’elenco degli arrestati avrebbe dovuto esserci anche il suo nome, ma è stato freddato prima che scattasse il blitz.
Il giorno in cui è stato ammazzato era andato a reclamare la quota imposta alla famiglia Mira che gestiva il giro di scommesse. I poliziotti della squadra mobile e dello Sco hanno eseguito una sfilza di perquisizioni. Agli indagati vengono contestati i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, traffico di stupefacenti e detenzione illegali di armi.
Pizzo a tappeto
L’indagine si è concentrata sulle famiglie di Brancaccio, Roccella-Guarnaschelli e Corso dei Mille. Hotel, officine meccaniche, bar, venditori ambulanti di street food: il pizzo si paga a tappeto. Ancora una volta, come era emerso in passato, regna il silenzio fra gli operatori economici che considerano le estorsioni come il male minore o, addirittura, un gesto di solidarietà. Si paga per paura, ma anche per convenienza e connivenza. Una dozzina le estorsioni ricostruite dagli investigatori ma un solo imprenditore, che sta ristrutturando un condominio nella zona di via Messina Marine, ha deciso di denunciare.
E poi ci sono la droga, con lo Sperone che si conferma una delle principali piazze di spaccio (chi la gestisce paga una tassa mafiosa ogni mese), e i pannelli per le scommesse clandestine.
Il boss scarcerato
Rispunta anche un volto noto, Giuseppe Arduino, scarcerato nel 2020 dopo nove anni di carcere. Per una lunga stagione era stato l’insospettabile fattorino dell’hotel San Paolo confiscato alla mafia e gestito in amministrazione giudiziaria. Poi, si è scoperto che Arduino avrebbe avuto un ruolo di primo piano nel clan di Brancaccio.
Le armi del clan
Nella notte sono state eseguite diverse perquisizioni. Case e macchine sono state passate al setaccio. I poliziotti cercano le armi della famiglia mafiosa. Dopo l’omicidio Romano sono stati registrati momenti di fibrillazione. Si temevano ritorsioni e vendette e allora è stata impressa un’accelerazione all’operazione.
I nomi degli arrestati
La custodia cautelare in carcere è stata disposta per: Alessio Salvo Caruso, 28 anni, tuttora ricoverato in ospedale e gravemente ferito durante l’agguato di lunedì scorso in cui ha perso la vita Giancarlo Romano; Giuseppe Arduino, 54 anni; Giuseppe Chiarello, 48 anni; Damiano Corrao, alias “kiss kiss”, 62 anni; Francesco Farina, 70 anni; Sebastiano Giordano, 63 anni; Antonio Mazzè, 57 anni; Settimo Turturella, 53 anni e Vincenzo Vella, 58 anni.
Lagalla: “Sferrato un duro colpo al sistema”
Il sindaco di Palermo Roberto Lagalla ha rivolto un ringraziamento agli inquirenti. “L’operazione della polizia di Stato di oggi dà un duro colpo al mandamento mafioso di Brancaccio e al sistema che fa affari con lo spaccio di droga e le scommesse clandestine, in un territorio scosso dall’omicidio del 26 febbraio. Ringrazio la polizia e la Direzione distrettuale antimafia di Palermo che ha coordinato l’indagine e che permette, inoltre, di fare luce su un giro di estorsioni ai danni dei commercianti”.