Palermo, i soldi all'estero boss di Pagliarelli: arresti e sequestri

L’impero del boss di Pagliarelli: 4 arresti, 9 società sequestrate all’estero

Decriptate le chat di Giuseppe Calvaruso

PALERMO – Ancora soldi all’estero, ancora affari finanziati dalla famiglia mafiosa di Pagliarelli. La Procura della Repubblica e la guardia di finanza scrivono un nuovo capitolo sugli interessi economici all’estero del boss Giuseppe Calvaruso.

I quattro arrestati

Sono quattro le ordinanza di custodia cautelare emesse dal giudice per le indagini preliminare su richiesta dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Il provvedimento in carcere è stato sollecitato dal procuratore Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Marzia Sabella e dal sostituta Federica La Chioma.

Tre in carcere nei confronti di Calvaruso, del suo braccio destro Giovanni Caruso e dell’imprenditore bagherese Giuseppe Bruno. Agli arresti domiciliari finisce la mamma di Bruno, Anna Maria Simoncini.

Disposto il sequestro preventivo di nove società del settore immobiliare e della ristorazione con sede in Italia, Svizzera, Hong Kong e Brasile, e somme di denaro per oltre 350.000 euro.

I soldi del pizzo

I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria, agli ordini del colonnello Carlo Pappalardo, hanno decriptato le chat degli indagati e avrebbero scoperto che i soldi del pizzo imposto ad alcuni imprenditori palermitani sarebbero finiti all’estero tramite un servizio di Money Transfer. Ad occuparsi delle operazioni sarebbe stata la madre di Bruno che da anni si è trasferito a Natal in Brasile.

Le ipotesi di reato

Agli indagati vengono contestati a vario titolo le ipotesi di concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, riciclaggio e autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, aggravati dalla finalità di aver agevolato importanti famiglie mafiose.

Un rivolo dell’enorme giro di denaro scoperto dagli uomini del Gico lo scorso agosto e quantificato, tra disponibilità finanziarie e beni, in 50 milioni di euro. La cifra schizza a 500 milioni se si considerano tutte società nel tempo gestite dagli indagati anche servendosi di prestanome.

“Ciò che emerge è che Giuseppe Calvaruso, uomo d’onore e già reggente del mandamento di Pagliarelli, con la complicità del citato Bruno e servendosi delle prestazioni di esperti professionisti del nord Italia – si legge in una nota del Comando provinciale della guardia di finanza, guidato dal generale Domenico Napolitano – avrebbe avviato in Brasile lucrose iniziative imprenditoriali, investendo ingenti capitali frutto delle attività delittuose di Cosa Nostra e, in particolare, del mandamento di appartenenza”.

Non gli sarebbero bastate le chat criptate per evitare le indagini.


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