PALERMO – Una sfilza di indagini note all’opinione pubblica, perché sfociate in ordinanze di custodia cautelare, e molte altre che vanno avanti sottotraccia. Si ricorre spesso alle tangenti per spingere o agevolare le pratiche della pubblica amministrazione.
Piccole e grandi mazzette. Dalla poche decine di euro pagare all’impiegato della delegazione comunale di periferia alle cifre a sei zeri incassate dai funzionari dell’assessorato regionale all’energia, fino ai soldi mai quantificati e consegnati al dipendente della Protezione civile Luigi de Luca.
I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria lo hanno filmato mentre riceveva da un imprenditore messinese, Sebastiano Grillo, un pacchetto con delle banconote. Grillo aveva emesso due fatture per dei lavori edili in provincia di Palermo e nel Ragusano. Dei soldi neppure l’ombra e allora avrebbe chiesto un aiutino a De Luca. È stato immortalato mentre gli passava un pacchetto di “caramelle” (così diceva). In realtà sarebbero stati soldi.
Il video è stato depositato al Riesame nell’inchiesta culminata nell’arresto dei due indagati. Risale al giugno dell’anno scorso. Si vedono e si sentono parlare i due indagati. Il funzionario sollecita una collega al telefono per sbloccare il pagamento.
Si ricorre alle tangenti per velocizzare una pratica, chiudere un occhio sui controlli, ottenere un cambio di residenza in modo da incassare il reddito di cittadinanza, per rubare l’identità di ignari cittadini a nome dei quali chiedere prestiti o comprare auto che non saranno né restituiti, né pagati.
Gli investigatori ripetono spesso di avere fatto emergere solo la “punta dell’iceberg”. E non è una frase di rito. Energia, rifiuti e sanità sono storicamente i settori dove la posta si alza, e di parecchio. Le indagini si popolano di lobbisti, facilitatori e tangentisti. Meno appariscenti dei mafiosi, ma non per questo meno pericolosi e dannosi.
Di recente sul tavolo del procuratore Maurizio de Lucia e dell’aggiunto Sergio Demontis si sono aggiunti i fascicoli su chi ha approfittato della pandemia Covid per fare affari sporchi. Grazie alla corsia preferenziale dell’emergenza c’è stata una deroga all’applicazione delle regole. Tante procedure sono state semplificate, risolte con trattative dirette e senza la necessaria trasparenza.
C’è uno scambio di informazioni fra la Procura della Repubblica e quella regionale della Corte dei conti. Dove c’è la corruzione c’è anche lo spreco di risorse pubbliche.