PALERMO – Una società si occupava di progettazione e installazione di sistemi elettrici, l’altra di pubbliche relazione e comunicazione. In piena emergenza Covid, tra il 2020 e il 2021, diversificarono il lavoro e diventarono produttori e importatori di mascherine.
“Senza alcuna certificazione di sicurezza”, contesta oggi la Procura di Palermo che ha chiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari il sequestro il 10 milioni di euro nei confronti delle sue società e dei loro amministratori.
L’uomo d’affari indiano
Una delle due imprese è la Paramount Strategies. Era l’aprile 2021 quando un uomo d’affari indiano decise di investire in un capannone nella zona industriale di Cinisi. Era Pankaj Gupta, 45 anni, con interessi nell’editoria e nel settore minerario in Africa e in Sud America. Ad accompagnare l’indiano, che prometteva investimenti e assunzioni, fu l’avvocato palermitano Alessandro Dagnino, oggi assessore regionale all’Economia. Gupta si era rivolto allo studio di Dagnino per l’assistenza legale.
L’imprenditore di Troina
L’altra impresa è quella che fa capo all’ennese Carlo Grassia. Anche Keywell Solutions avrebbe fornito migliaia di mascherine non a norma alla Protezione civile siciliana. Secondo i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria, gli indagati sarebbero riusciti a ingannare la pubblica amministrazione.
Erano giorni di paura e caos per il Coronavirus. Esisteva una deroga alle regole per via dell’urgenza. I finanzieri sequestrarono un lotto di mascherine FFp2 made in Cina e Svolacchia all’aeroporto di Boccadifalco. Prima si accorsero che la documentazione di conformità sarebbe stata certificata da enti non autorizzati o comunque non riconosciuti a livello europeo.
Covid, emergenza e affari
Poi, nel caso della KeiwellI, la documentazione sarebbe stata addirittura taroccata. Vi era allegata la foto di una mascherina certificata da un laboratorio autorizzato, ma in realtà sarebbe stato testato un prodotto diverso da quello consegnato in Sicilia. Arrivarono i pagamenti da parte della Protezione civile firmati dal dirigente generale Calogero Foti e dal suo successore Salvatore Cocina. Risultato: la S.r.l., che fino al 2019 non aveva presentato dichiarazioni fiscali e risultava in perdita vide schizzare il volume di affari legato esclusivamente alla commessa siciliana.
Quando nell’ottobre 2022 i finanzieri andarono a controllare lo stabilimento della Paramount a Cinisi trovarono i macchinari per produrre le mascherine dismessi o imballati. I progetti dell’uomo di affari indiano sono naufragati e con essi le promesse di assunzioni.
E si arriva ai giorni nostri con l’inchiesta per frode nelle pubbliche forniture e il sequestro di 10 milioni di euro disposto dal Gip Paolo Magro. Sarà difficile trovare soldi: le due società non hanno più attivo e rappresentanti si trovano all’estero.
La nota di Dagnino
“Nell’esercizio della mia attività professionale ho prestato assistenza legale alla Paramount Strategies Ltd, come già avvenuto con molte altre imprese nei più diversi settori – spiega in una nota l’avvocato e assessore Alessandro Dagnino -. A fronte dei pagamenti ricevuti ho emesso regolare fattura e posso affermare che al tempo della consulenza non ho avuto conoscenza di alcun profilo che potesse suscitare dubbi sulla corretta esecuzione delle forniture”.