Il sindaco Lagalla e i fischi al Festino

Palermo, il sindaco, i fischi al Festino

Commenti

    Sindaco lagalla lei prende i soldi dello stipendio pagatore dai cittadini da quando lei e sindaco a Palermo in continuità con la precedente amministrazione Orlando regna e dilaga il degrado, se ha un minimo di coerenza sul suo scarso operato in questa e per questa città si dimetta.

    Perché ri tirare in ballo Orlando? Non c’è gara. Interessiamoci del presente, guardiamo Schifani, qui Lagalla se la può giocare. Schifani, dunque, ieri sera a domanda di giornalista: “Cosa chiede alla Santa” risponde: “Meno delinquenza”, che è come dire: penzaddiu.
    Schifani palermitano doc e di potere, presidente di questa regione chieda al prefetto, al ministro, al presidente del Consiglio, esponga le sue idee, batta i pugni, non può svicolare aggiungendo a conclusione “condivido l’allarme del sindaco”.
    Forza sindaco, al peggio…

    Resto convinto che lagalla in se da solo non sia male pur non condividendo molto del suo schieramento. Il vero problema è la squadra che si è o che gli hanno scelto. Già a partire dal vice sindaco , ragazzi ma si può? Lagalla ma si può? Ride sempre da solo foto con un sorriso stampato che non si capisce a cosa serve . E’ una promozione ? E’ marketing? O più semplicemente per lui va tutto bene e allora ride sempre!?su un social di lavoro non fa altro che pubblicare foto ( sempre ridendo) di viaggi che fa a spese del comune dove magnifica tutto e si autoincensa . Ma cosa fa per la città c? Cosa propone? A parte i viaggi cosa fa di concreto? A lagalla dico anche il resto della squadra di una modestia imbarazzante. La politica andrebbe affidata a gente che ha esperienza manageriale, maturata in contesti aziendali importanti. Mi dite di tutta sta gente chi ha esperienze del genere? Manco il bar sotto casa hanno gestito come possono gestire la cosa pubblica ? Fiumi di denaro che esperienza concreta hanno?

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E allora? Dov'è la notizia se tutto rientra nella norma. Ebbene, questo è il mese dell'ipocrisia (avete presente la valanga di "auguri" urbi et orbi?), quindi ci sta tutto e calza a pennello lo stupore per il "caro voli" che, invece è un fatto ordinario e ricorrente. Che Natale sarebbe senza l'albero, il presepe, il panettone e i politici che si stracciano le vesti per il caro voli? E, ovviamente, l'informazione che torna a battere sugli stessi tasti, stavolta con la piccola variante del concorso. Ok, tranquilli, passerà. Ma tornerà puntualissimo a Pasqua, insieme alla colomba e alle uova. Insomma, qual è la novità?

Dopo quarant’anni di precariato strutturale, presentare l’aumento delle giornate lavorative come una “svolta storica” appare non solo insufficiente, ma profondamente offensivo per migliaia di lavoratrici e lavoratori forestali. Portare le giornate da 151 a 174, da 101 a 124 e da 78 a 101 non è una riforma: è l’ennesimo rattoppo su una ferita che la politica regionale sceglie consapevolmente di non curare. Si continua a parlare di “passo avanti” e di “gestione sostenibile del territorio”, ma si evita accuratamente di affrontare il nodo centrale: la stabilizzazione di chi da decenni garantisce la tutela dei boschi siciliani in condizioni di precarietà permanente. Migliaia di operai che ogni anno vengono richiamati al lavoro, formati, utilizzati e poi rimandati a casa, senza certezze, senza dignità, senza futuro.Dopo 40 anni, non è accettabile che la Regione Sicilia consideri un aumento di qualche settimana lavorativa come una concessione straordinaria. Non è rispetto, non è valorizzazione del lavoro, non è programmazione. È solo il rinvio dell’ennesima riforma annunciata e mai realizzata.Si parla di sostenibilità ambientale, ma non esiste sostenibilità senza sostenibilità sociale. Non si può difendere il territorio continuando a tenere in ostaggio chi quel territorio lo cura ogni giorno. La vera riforma sarebbe uscire definitivamente dal bacino del precariato, riconoscendo diritti, stabilità e dignità a lavoratori che hanno già ampiamente dimostrato il loro valore.Dopo quattro decenni di attese, promesse e sacrifici, questo emendamento non rappresenta un traguardo: rappresenta l’ennesima occasione mancata. E soprattutto, una grave mancanza di rispetto verso chi chiede solo ciò che gli spetta.

Cateno De Luca sforna nuovi movimenti e partitini con la stessa velocità e noncuranza con cui passa dalle invettive agli apprezzamenti per tornare di nuovo alle invettive. Le vicende che lo hanno visto altalenante nei rapporti con l'ologramma e la banda bassotti politica ne sono la prova. Attualmente il pendolo è tornato ad oscillare a sinistra, ma quelli non ne vogliono sapere e di tentare un'altra avventura in solitaria non è cosa. Perciò il soggetto si agita e prova a restare al centro dell'attenzione mediatica non potendo essere al centro della scena politica. Come gli finirà lo vedremo, ma la credibilità politica è uscita fortemente minata dalle tante scelte sbagliate che si stanno "mangiando" anche l'aura di bravo amministratore sulla quale ha fatto sempre affidamento.

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