CATANIA – Negativo. È il segno che porta la gestione delle società partecipate dal Comune di Catania relativamente agli ultimi tre anni. Lo afferma, numeri alla mano, il vicepresidente del Consiglio comunale di Catania, Sebastiano Arcidiacono, che illustra una situazione che definisce “preoccupante” che potrebbe accelerare le condizioni di dissesto del Palazzo degli Elefanti. Tre i dati analizzati dal consigliere, che qualche mese fa si era soffermato solo sul rapporto crediti – debiti: i risultati di esercizio, l’andamento della produzione e il patrimonio netto. Tutti portano il segno meno. “Oggi guardiamo tre dati strutturali sulle sei maggiori aziende partecipate che fanno maggiori ricavi e hanno, insieme, circa 1700 dipendenti – dice. Numeri importanti anche ai fini della tenuta del Comune”.
Arcidiacono ha fatto il punto, azienda per azienda, evidenziando come l’Amt abbia avuto una perdita di circa cinque milioni di patrimonio netto, “Insomma vale di meno”, precisa il vicepresidente, e di come i ricavi siano in ribasso e si sia verificato “il crollo del risultato di esercizio nel 2015”.
Per quanto riguarda Asec trade, la situazione cambia poco. “Dal 2013 perde sia in patrimonio netto che in termini di ricavi”. Un danno ulteriore, precisa, perché questa società è una di quelle che, secondo il piano di razionalizzazione, dovrebbe essere venduta.
Relativamente a Sostare, “il valore della produzione resta costante – afferma Arcidiacono –ma si verifica tutta una serie di perdite e, in ogni caso, la produzione resta uguale. Il patrimonio netto è in perdita. Oltre tutto – continua – si sottrae suolo pubblico alla città ma questo non viene trasformato in alcun servizio”. La mancata fusione con l’Amt, annunciata ma mai diventata realtà,
avrebbe potuto migliorare la mobilità della città e comportare vantaggi. “Bisogna ripensare le mission di alcune società – incalza – se no diventano solo stipendifici e luoghi per creare sottogoverno”.
L’unica stabile è Multiservizi “Ma questo equilibrio e la sua sopravvivenza – spiega il vicepresidente del Consiglio – sono dovuti ai sacrifici dei lavoratori e gli sforzi del presidente”. Per Sidra SPA e Asec SPA, invece, i dati sono parziali: mancano all’appello, infatti, i bilanci del 2015. “Per la Sidra – dice – il grande dramma è il disallineamento di 38 milioni. Crediti che non corrispondono ai debiti del Comune. Per questo è stato chiesto un arbitrato, ma questa partita potrebbe costare a Sidra, e quindi alla collettività, venti milioni di euro”. Una situazione che si ripete per Asec Spa: anche qui sarebbe in atto un tentativo di arbitrato per due fatture di oltre tre milioni vantati dal Comune, che li avrebbe inseriti in bilancio, ma negati dalla società del gas. Anche questa società sarebbe in grave perdita secondo Arcidiacono che lancia un allarme all’intera amministrazione.
“Non ci sono iniziative sulle partecipate – afferma- nessuna visione di insieme, nessuna reale azione. Le aziende vengono utilizzati per fare accordi politici. Chiediamo al sindaco che faccia scelte nette rispetto al management, sganciando le partecipate dalla politica. In caso contrario – conclude – questa situazione travolgerà le casse del Comune, le famiglie dei lavoratori, i cittadini”. Non solo. “Chiediamo all’amministrazione di mettere in campo possibilità previste dal piano precedente di razionalizzazione, nonostante però oggi, le partecipate, valgano molto meno e che in tre anni hanno perso molto, senza che vi fossero iniziative per contrastare questa situazione. Io non voglio essere corresponsabile delle non scelte fatte”.