PALERMO – Servivano e servono tempi record per i lavori, ma gli ospedali siciliani sono ovunque un cantiere aperto. E in alcuni casi gli operai neppure sono entrati in azione. Il piano nazionale di potenziamento dei posti letto Covid, e non solo, nell’Isola rischia di essere completato quando la pandemia sarà finita (si spera prestissimo). I primi nuovi posti letto dovrebbero essere attivati a metà febbraio.
Per gli altri si vedrà, a meno che non arrivi l’accelerazione necessaria che passa dall’attivazione di turni di lavoro h24, giorno e notte. Sarebbe la prova che in Italia e in Sicilia un altro mondo è possibile.
Fino ad allora non resta che coltivare la speranza che almeno i lavori siano ultimati per garantire, come previsto dal piano, una migliore assistenza sanitaria ai siciliani anche dopo l’emergenza Covid. Un’emergenza che in Sicilia, dati alla mano, è ancora numericamente pesante e l’assegnazione della colorazione dipende anche dalla capacità delle strutture sanitarie di reggere.
Posti reali e posti virtuali
Lo Stato ha garantito 128 milioni di euro per realizzare 253 posti di terapia intensiva e 318 di sub intensiva, di questi 159 devono essere predisposti per la trasformazione immediata in intensiva. Sono posti che si aggiungerebbero a quelli ricavati dalla Regione per i quali la disponibilità sulla carta non è quella reale.
Lo ha spiegato a Livesicilia qualche giorno fa Antonello Giarratano, professore, componente del Comitato tecnico scientifico regionale per l’emergenza Covid: “Il posto letto di terapia intensiva deve avere struttura, tecnologia e personale altamente specializzato. Se non ci sono questi tre requisiti, non può essere considerato tale. Ecco perché le disponibilità sulla carta non sono quelle reali, se si considerano solo strutture e ventilatori. Aggiungo un altro aspetto: noi possiamo pure trovare mille ventilatori e mille anestesisti per il Covid togliendoli da tutte le sale operatorie. Ma questo vorrebbe dire sacrificare il resto e rischiare di chiudere la sanità. Ripeto: stasera lei mi chiede e parliamo della Sicilia, ma il problema è nazionale”.
Da Roma ancora niente soldi
I soldi ce li mette il governo nazionale, che a sua volta li ha ricevuti dalla “Banca europea per gli investimenti”. Soldi che, però, non sono ancora arrivati da Roma in Sicilia. Dalla cabina di regia regionale dicono che la situazione potrebbe sbloccarsi da un momento all’altro. I soldi servono per realizzare 32 nuove strutture con due hub di riferimento al Cervello di Palermo e al San Marco a Catania.
Settanta progetti
Lo Stato ha nominato la Regione soggetto attuatore del piano e il presidente Nello Musumeci ha scelto di affidare la cabina di regia dell’ufficio speciale all’ex dirigente regionale del dipartimento Energia Tuccio D’Urso. Il suo incarico scade il 31 gennaio, ma la proroga sembra inevitabile.
Le gare sono state bandite ed aggiudicate a livello nazionale. In totale i progetti siciliani sono 70, tutti già definitivi e su questo fronte si è fatto in fretta a dispetto dei tradizionali tempi lumaca della burocrazia siciliana. Il passaggio successivo per iniziare i lavori è la stipula dei contratti. Finora ne sono stati firmati tre (ampliamento del pronto soccorso del Civico di Palermo, del pronto soccorso di Acireale, nuovi posti di terapie intensive e sub intensive al Policlinico di Messina), che dovrebbero diventare dodici entro la fine di questa settimana e venti entro la successiva.
Palermo, lavori fermi al ‘Cervello’
Alcuni cantieri sono già partiti con le aziende che hanno deciso di lavorare in attesa di ricevere i primi soldi. Al Cervello di Palermo avevano iniziato a lavorare a metà novembre (con tanto di annuncio istituzionale), ma da qualche settimana sono fermi. Sono previsti 38 nuovi posti di terapia intensiva e 80 di terapia intensiva respiratoria e l’ammodernamento del padiglione “A” che comprende anche il pronto soccorso.
Ultimate le demolizioni si attende l’avvio di un ulteriore step. A confermarlo è il direttore generale Walter Messina. “Dalla cabina di regia regionale – spiega Messina – ci dicono che i contratti sono stati firmati oggi (ieri ndr) e i lavori ripartiranno nelle prossime ore”, aggiunge Messina. Per finire quando? “Si spera entro novanta giorni anche se è difficile essere precisi”, conclude il direttore generale.
E dire che i nuovi posti letto avrebbero evitato la conversione della Ginecologia in reparto Covid e la chiusura del pronto soccorso ostetrico.
I lavori al Garibaldi di Catania
Si è andati più in fretta al Garibaldi di Catania e all’ospedale di Ribera, in provincia di Agrigento, dove i fondi statali serviranno per comprare le attrezzature e i macchinari. Al Garibaldi, sia Centro che Nesima, è stato lo steso ospedale ad avere anticipato circa un milione e 200 mila euro per fare partire i lavori. Dalla direzione generale confermano di avere completato 8 posti di terapia intensiva al Garibaldi Centro dove altri 16 di semi intensiva dovrebbero essere pronti entro metà febbraio, mentre 10 di semi intensiva a Nesima sono di competenze dell’ufficio speciale. Una volta ultimati i nuovi posti letto quelli già attivati saranno “restituiti” alle altre unità operative a cui sono stati momentaneamente “tolti” per curare i malati Covid.
I lavori a Ribera
Al “Fratelli Parlapiano” di Ribera l’Asp di Agrigento sta realizzando sessanta posti letto (dieci di terapia intensiva, dieci di sub-intensiva e quaranta di degenza ordinaria), mentre l’Ufficio speciale fornirà le attrezzature. “I lavori strutturali sono ultimati, attendiamo che ci consegnino le testate dei letti”, spiega il commissario Mario Zappia orgoglioso di potere dire che quando tutto sarà ultimato “finalmente a Ribera ci sarà un ospedale al servizio della collettività”.
I lavori al Civico di Palermo
Tempi più lunghi si prevedono al Civico di Palermo dove i cantieri sono sette: ampliamento del pronto soccorso (anche quello del Di Cristina), 12 nuovi posti di terapia intensiva e 40 di sub intensiva, un nuovo padiglione di microbiologia dove processare i tamponi. Anche in questo caso le demolizioni sono state ultimate, ma ora bisogna iniziare a costruire.
Il piano è ambizioso, come dimostra la prevista trasformazione del Centro traumatologico ortopedico di Viale del Fante, di fronte allo stadio Renzo Barbera, in un polo di infettivologia da novanta posti. Il Cto sarà trasferito a Villa Sofia. Anche qui però nessuna certezza sui tempi. Si spera entro giugno. Appunto, si spera.