Provenzano: "Il Covid come il nazismo, i giovani sono a rischio"

Provenzano: “Il Covid come il nazismo, i giovani sono a rischio”

"La variante inglese è più aggressiva". La storia di un ventenne salvato in extremis a Partinico.

PALERMO- Il dottore Enzo Provenzano, che coordina il Covid Hospital di Partinico, è un soldato valoroso e pieno di cicatrici, come altri, come tanti. Da un anno combatte nella trincea e solca i fondali di un dolore inimmaginabile. E lui sa. Il Covid non è una esperienza narrativa come accade per chi ha la fortuna di sentire la cronaca dei suoi effetti devastanti, ma non ne è toccato. Il dottore Provenzano, invece, da un anno prende schiaffi e va avanti, dando speranza. Ogni persona che non ce la fa è una ferita in più. Ogni persona salvata è un sorriso che si illumina sotto la mascherina.

“I casi stanno aumentando di nuovo – racconta -. Questo maledetto virus è come il nazismo, qualcosa che stermina, che toglie il futuro, che devasta le vite. A Partinico abbiamo creato un’ulteriore barriera per combatterlo. Ci sono terapie collaudate che funzionano bene, quando si arriva in tempo per somministrare l’antivirale, il Rendesivir che ha dato ottimi risultati. Il tempo è davvero un elemento fondamentale”.

Enzo Provenzano è un diabetologo di fama e ha sperimentato le connessioni anche tra il Covid e il diabete. “La variabilità della glicemia la teniamo sotto controllo con gli holter, essendo il Covid una patologia multi-organo. Il dramma accade quando si scatena la famosa tempesta citochinica, la reazione immunitaria che distrugge tutto. Arrivano, ormai, tanti pazienti giovani. C’è un ragazzo di vent’anni che è stato gravissimo e che abbiamo salvato proprio per un pelo. Oggi mi sembra che proprio i giovani siano particolarmente a rischio. Gli anziani si stanno immunizzando e comunque si proteggono meglio. Questa variante inglese è terribile, molto più aggressiva. Il vaccino è la nostra luce”.

Si permette un sospiro il dottore Enzo. Chi lo conosce e lo avvista, di tanto in tanto in televisione, coglie i segni dello sfinimento che appartiene ai soldati della Sanità, in questo frangente tremendo. “Sì, il Covid è spietato come il nazismo e siamo in guerra contro di lui. L’altro giorno parlavo con un paziente, scambiavo quattro chiacchiere e stava abbastanza bene. In poche ore è finito in terapia intensiva e sta lottando. La morte è sempre atroce, ma, adesso, forse, lo è di più. Per le condizioni fisiche che sono estreme e perché si muore da soli. Stiamo cercando di stilare un protocollo per permettere dei colloqui in piena sicurezza, cercando di stabilire un contatto tra chi si ammala e i familiari. Uno alla volta, con la massima cautela… Presenteremo il progetto all’assessorato. Ci hanno lavorato i nostri splendidi psicologi. Dobbiamo vaccinare tutti e in fretta, solo così ne usciremo. Chi pensa che l’emergenza sia passata non sa di cosa sta parlando. Ha ragione il commissario Figliuolo: vacciniamo pure il primo che passa”.

E poi ci sono le storie: “C’era un anziano che stava malissimo e che non ha superato la malattia. Ma quando cominciava la video-chiamata con il nipote amatissimo smetteva pure di tossire: come stai nonno? Meglio, meglio… C’erano marito e moglie, la signora non ce l’ha fatta. Lui è schiacciato dal peso del dolore”. E altre se ne potrebbero raccontare in questo deserto, dove ogni sguardo umano resterà indimenticabile.


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