I numeri e il 'caso Palermo', Costa: "I dati non sono puliti"

Dati Covid e ‘caso Palermo’, Costa: “Quei dati non sono puliti”

La zona rossa mai arrivata, le intercettazioni e molte situazioni ancora da chiarire.
L'INCHIESTA SUI NUMERI
di
4 min di lettura

PALERMO- All’hub vaccinale della Fiera del Mediterraneo di Palermo si continua ancora a correre contro il tempo per somministrare più dosi possibili. Sul fronte logistico c’è da salutare l’arrivo di diecimila dosi di Pfizer e di altre dosi di AstraZeneca, in vista del Sabato Santo di vaccinazione nelle parrocchie. Ma è ovvio che non può non sentirsi la ripercussione del terremoto giudiziario di ieri, con l’inchiesta sui presunti dati falsificati in Sicilia. La vicenda ha portato alle dimissioni dell’assessore alla Salute Ruggero Razza.

Il caso Palermo

E c’è, nel dettaglio, un caso che riguarda Palermo, come abbiamo ricostruito ieri. Il capoluogo stava per diventare zona rossa appena due settimane fa. Ci furono telefonate, comunicazioni, valutazioni e poi non accadde. Agli atti c’è una comunicazione tra la dirigente generale del Dasoe (il dipartimento regionale per le Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico, Maria Letizia Di Liberti, oggi ai domiciliari, e il commissario per l’emergenza Covid a Palermo e provincia, Renato Costa.

La telefonata

Nella ricostruzione del nostro Riccardo Lo Verso si coglie la concitazione del momento: ‘Il dato su Palermo il 15 marzo è preoccupante: “… ma diventa un problema serio”, dice Di Liberti. “Ma gioia mia io più di darti i dati “, Costa è sicuro dei numeri raccolti dal suo gruppo di lavoro. È stato effettuato il contact tracing e ha chiesto al prefetto e al questore interventi mirati per contenere il contagio. In particolare, dice il commissario, servono maggiori controlli allo Zen, ma “loro l’unica cosa che sono riusciti a fare, tra sindaco, questore e prefetto fu quello che non fanno fare i mercatini rionali”. Di Liberti ha un’idea: “… una delle cose che si può fare è di diluirli in due giorni, 355 sono un numero esageratissimo”. Costa: “Va bene secondo me non sono tutti di una giornata, sono… oggi è lunedì e quindi sicuramente…”. Ed ecco l’ipotesi che i dati siano relativi a più giorni. Ho capitoooo… ma io oggi che ho questi dati, che cosa faccio? Io dico… ne parlo con te”, chiede ancora Di Liberti. Il commissario risponde: “Li vuoi dividere? Li vuoi dividere… dividili”. La dirigente non è d’accordo: “Nooooo… no, ce ne puoi togliere 60”. Ancora Costa: “Eh… e manteniamoci sui valori di sempre… ora io te li do per provincia perché vedi che abbiamo Caltavuturo… che c’è l’inferno”. Di Liberti cerca di spiegarsi meglio: “Oggi sono 355… giusto? O ne togliamo 65… li lasciamo a 290, visto che sono quelli di due giorni… ma i 65 glieli mettiamo domani. Oppure niente… lasciamo questi e valutiamo, quello che viene viene”. “Io… io lascerei questi Letizia… ti dico la verità”, conclude Costa’.

Allarme ma niente zona rossa

I numeri, dunque, preoccupano. L’assessore Razza ne parla con il presidente Musumeci e si valuta la zona rossa che, appunto, non verrà applicata. Uno stralcio di una conversazione tra Razza e Musumeci offre un altro spunto di riflessione.  “Non ti sei più fatto sentire ieri… non so più niente su Palermo per quanto riguarda la zona rossa”, dice il presidente. L’assessore lo rassicura: l’emergenza è rientrata. Sono tutti elementi al vaglio degli inquirenti e di chi dovrà valutare eventuali profili penali dell’accaduto. Ma, intanto, si coglie una certa e palpabile incertezza.

“I dati su Palermo non sono puliti”

“Il flusso dei dati su Palermo non sempre è pulito – dice oggi il commissario Costa – l’ho detto pubblicamente e la mia prima segnalazione, con una lettera inviata ai laboratori, è del 7 dicembre 2020. E il punto è che continua a essere così, restano problemi con il corretto allineamento temporale. E’ vero che, rispetto al passato, le cose sono migliorate. Ci sono troppi sistemi che si interfacciano che dialogano… Per questo noi ci siamo dotati di una struttura, come ufficio commissariale. Io non ho potere politico di decisione, il mio ruolo è quello di chi deve affrontare l’epidemia al meglio. Dobbiamo capire come va il Covid”.

E come va il Covid, commissario? “A Palermo e provincia la curva segue il trend di una moderata salita. Le nostre valutazioni sono a tre settimane, il dato del singolo giorno conta relativamente. Ecco perché salta fuori quel ‘dividili’ nella telefonata. I numeri reali vanno considerati su periodi più lunghi e poi quelle cifre, come ho già detto, erano non pulite, quindi non troppo attendibili e non faceva differenza. Ora ci sono dei focolai soprattutto in provincia. Mi sento costantemente con i sindaci”. In una precedente chiacchierata con LiveSicilia.it, lo stesso commissario aveva detto riguardo ai positivi: “Quelle cifre sono oggetto di studio da parte del mio gruppo. E’ un calcolo non precisissimo: non sono tutti dati riferibili allo stesso giorno, ci sono duplicazioni, ci sono laboratori ancora non allineati. L’ideale sarebbe avere macchine che dialoghino direttamente con la piattaforma. E ci stiamo attrezzando. Ho inviato una circolare ai laboratori per il rispetto dell’invio dei tamponi entro 48 ore”. C’è un’inchiesta penale alle prime mosse e si vedrà a cosa approderà. Ma c’è ancora qualcosa da sistemare, a prescindere, secondo le parole che abbiamo riportato e nello sguardo di insieme. Tanto da sistemare.

 

PUBBLICITÀ


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI