Droga e cellulari in carcere: arrestato agente penitenziario - Live Sicilia

Droga e cellulari in carcere: arrestato agente penitenziario

Operazione Prison Dealer: 16 arresti. La Guardia di Finanza di Catania è riuscita a sgominare il gruppo criminale. I NOMI

CATANIA – Nemmeno le sbarre fermano il mercato della droga. Nel carcere di Augusta – Brucoli sarebbe stata creata una creata una ‘singolare’ piazza di spaccio destinata ai detenuti. Il luogo deputato alla rieducazione del recluso sarebbe diventato dunque una sorta di mondo parallelo (e prolungato) dell’illecito. Ma all’interno della casa circondariale non sarebbe arrivata solo sostanza stupefacente, ma anche alcuni telefoni. Grazie a un agente di polizia penitenziaria infedele, Michele Pidone, il gruppo criminale – gestito dai detenuti Giuseppe Muntone e Luciano Ricciardi – sarebbe riuscito a superare ogni controllo. È quanto è stato scoperto in una delicata indagine, coordinata dalla Procura di Catania, della Guardia di Finanza di Catania.

L’inchiesta Prison Dealer

Indagine culminata nel blitz che è scattato questa mattina all’alba. Sono 70 i finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, che con il supporto di cani e militari della componente Antiterrorismo e Pronto Impiego, hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari personali e reali emessa dal gip di Catania nei confronti di 16 persone, di cui 15 in carcere e 1 ai domiciliari.

Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di “associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanza stupefacente nel carcere siracusano, oltre che per associazione per delinquere finalizzata all’indebito procacciamento di apparati telefonici per i detenuti della stessa casa circondariale e, infine, per corruzione di pubblici ufficiali per atti contrari ai doveri di ufficio”.  

L’organizzazione criminale

I Finanzieri del Nucleo PEF di Catania – Gruppo Tutela Economia, coordinati dai pm Marco Bisogni e Giuseppe Sturiale, e in stretto collegamento con il Comando della Polizia Penitenziaria in servizio nell’Istituto penitenziario di Augusta, hanno azzerato un’ organizzazione criminale attiva tra Catania e Augusta, che aveva due scopi: il primo, quello di reperire e spacciare droga (dalla cocaina alla skunk) tra i detenuti, e il secondo quello di consegnare cellulari ai reclusi.

A gestire gli affari illeciti sarebbero stati due detenuti Dario Giuseppe Muntone e Luciano Ricciardi, che attraverso i cellulari avrebbero dato le direttive ai sodali, che i Finanzieri sono riusciti a identificare. Michael Cusmano ad esempio si sarebbe occupato dell’acquisto di droga dai fornitori Santo Ruolo e Michael Sanfilippo. A Rosario Buda il compito di custodire e confezionare le dosi.

L’agente penitenziario infedele

Michele Pedone, Sovrintendente della Polizia penitenziaria, in servizio presso il carcere di Augusta, sarebbe stato pagato per riuscire a introdurre droga nella casa circondariale. Giovanna Buda, invece, avrebbe assicurato il costante approvvigionamento di telefoni cellulari e Sim, che poi sarebbero stati introdotti in carcere grazie all’intervento di Pedone. L’agente penitenziario tarantino, dunque, nell’esercizio della sua funzione di pubblico ufficiale, avrebbe “ricevuto somme di denaro per il trasporto e l’illecita introduzione della droga e degli apparecchi telefonici nel carcere di Augusta”. L’indagato avrebbe goduto all’interno dell’istituto penitenziario siracusano “di connivenze e coperture”. Su questo aspetto le indagini vanno avanti.

È importante evidenziare che Pedone è stata incastrato anche grazie al contributo dei vertici del carcere di Augusta.

I nomi degli arrestati

Buda Giovanna, nata a Catania l’11/12/1989; Buda Rosaria, nata a Catania il 02/11/1984; Muntone Dario Giuseppe, nato a Catania il 03/09/1985; Pedone Michele, nato a Taranto il 16/09/1970; Ricciardi Luciano, nato a Catania il 06/03/1990; Buremi Sebastiano, nato a Lentini (SR) il 19/06/1994; Castro Piero Orazio, nato a Catania il 23/02/1993; Ferlito Francesco, nato a Catania il 16/07/1978; Genesio Giuseppe, nato ad Avola (SR) il 23/06/1988; Maccarrone Francesco, nato a Catania il 03/07/1973; Milone Eros, nato a Lentini (SR) il 03/11/1998; Riolo Santo, nato a Catania il 15/02/1982; Sanfilippo Michael, nato a Catania il 12/10/1999; Sapienza Simone Alfio, nato a Militello in Val di Catania il 17/101998; Scattamagna Fabiano, nato a Siracusa il 24/07/2000; Cusumano Michael, nato a Catania il 9 ottobre 2001 (arresti domiciliari)

I telefoni usati nel passato dai boss in carcere

L’inchiesta Prison Dealer ha portato alla luce dunque un sistema che sarebbe riuscito a bypassare i controlli e quindi far arrivare all’intero del carcere droga da spacciare. Sul fatto che molti detenuti riescono ad avere a disposizione telefoni cellulari all’interno delle carceri è purtroppo una piaga che è emersa in diverse inchieste anche lontane nel tempo, e recentemente invece ne ha parlato un collaboratore di giustizia. 

Torniamo  indietro negli anni 90. Santo Mazzei, u carcagnusu, da un carcere siracusano – attraverso un telefono – riusciva a dare direttive al suo delfino Massimiliano Vinciguerra. Stavano organizzando, con la benedizione dei palermitani, alcuni omicidi per spodestare i Santapaola dal trono mafioso catanese. Ma poi una soffiata ha rotto i piani di Mazzei. E Vinciguerra è stato attirato in una trappola e ucciso.

Attualissime sono invece le dichiarazioni di Salvuccio Bonaccorsi, pentito ed ex reggente dei Cappello-Carateddi. Ai magistrati di Catania ha raccontato che gestiva gli affari dal clan direttamente dal carcere grazie a un cellulare che teneva nella sua cella. 

Il sistema

La Guardia di Finanza è riuscita a rompere un sistema. Un sistema che purtroppo permetterebbe a chi è recluso di continuare a tenere i contatti con l’esterno. E molte volte questi contatti potrebbero servire a ‘inviare’ direttive criminali. 


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