Più o meno, per orientarsi nella ‘guerra politica’ del centrodestra sul sindaco di Palermo, bisogna trovare delle parole chiave. Altrimenti si rischia di perdersi nella Babele dei comunicati, delle note contrapposte, dei dettagli polemici e nella risma di parole che sommergono le scrivanie dei giornali. Non sarà semplicissimo, ma possiamo provarci.
La rottura e i candidati
La prima parola chiave è ‘rottura’. Chi si aspettava che il nobile passo di lato di Carolina Varchi, candidata di Fratelli d’Italia, fosse un incentivo alla pacificazione, per il momento, è rimasto deluso. I meloniani convergono sul candidato centrista Roberto Lagalla, semplificando il quadro, con tanto di ennesimo appello all’unità. Ma questo non ha portato a una analoga mossa di Francesco Cascio, in campo per il ticket Forza Italia-Lega, come sperato da alcuni, anzi… “Mi dispiace – ha detto il medico forzista – che Fratelli di Italia si sia assunta la responsabilità di spaccare il centrodestra, non ascoltando neanche la sensibilità di diversi esponenti del suo stesso partito e utilizzando la città di Palermo come merce di scambio per la presidenza della Regione”. E Gianfranco Miccichè, suo mentore, non c’è andato leggero: “Il problema è che Fratelli d’Italia ha utilizzato Palermo come merce di scambio e Palermo non è merce di scambio”. Silvio Berlusconi chiederà a qualcuno un gesto di responsabilità? Non è dato saperlo, ma per ora ruggiscono i rispettivi e inconciliabili punti di vista. Domani si vedrà se questa ‘guerra’ potrà trasformarsi in pace.
Sondaggi e piani B
In queste ore ricominciano a circolare i sondaggi interni, attendibili o inattendibili che siano. In certi ambienti – non è poi difficile immaginare quali – si parla di un Lagalla nettamente in vantaggio nella disfida della coalizione e di un Nello Musumeci sulla rampa di lancio per la rielezione a Palazzo d’Orleans. Altrove, invece, si mastica amaro: “Potevamo vivere una bella campagna elettorale in discesa con Ciccio. Purtroppo, siamo costretti a prendere in esame il piano B”. Pare di capire che il riferimento sia a uno scontro dialettico che non sarà più soltanto con Franco Miceli, candidato sindaco del centrosinistra, ma che coinvolgerà, l’un contro l’altro, Cascio e Lagalla. Sarebbe un netto vantaggio per chi potrebbe rappresentare un mondo compatto, a sinistra, che si confronta con un universo lacerato, a destra.
Salvini ci prova, ma…
Il nome di Matteo Salvini, ovviamente, ricorre tra le parole-chiave. “Quando vogliono ci troviamo tutti – ha detto -. Nel novantanove per cento dei comuni il centrodestra è unito, su altri va trovato unità, come Palermo… La Lega ha fatto più di un passo indietro con candidati per l’unità, a Palermo ci sono due candidati di centrodestra e contiamo di arrivare con uno. Ho rinnovato l’invito a tutti a trovarci, io ci sono venerdì, sabato, domenica lunedì martedì, quando vogliono ci troviamo tutti”. Una richiesta di mediazione che, tuttavia, sembra riecheggiare, per ora, a vuoto in un ambiente di rancori e interessi difficilmente superabili. La politica riesce, talvolta, a compiere miracoli politici, il miracolo di Palermo si presenta ancora possibile ma complicato.
Il lungo addio
Intanto si consumano, sui fronti contrapposti, lacerazioni molto forti, come lo strappo di Toto Cordaro, assessore nel governo Musumeci, che ha annunciato il suo sostegno a Lagalla, mentre Cantiere Popolare, di cui faceva parte fino all’immediato allontanamento, va con Cascio. Saverio Romano ha scritto un lungo post che suona come un addio all’amico Toto, lasciando uno spiraglio: “Quando avrò l’occasione di vederlo, gli darò un abbraccio e lo ringrazierò per averlo avuto accanto in tutti questi anni. Adesso andiamo avanti, ho il dovere di girare pagina e sostenere coloro che meritano ancora la mia gratitudine e la mia amicizia”. I candidati so pezz’e core...