PALERMO – “Il governo nazionale sta riuscendo nell’intento di far licenziare tutti i 490 lavoratori di Almavia, non introducendo nessuna azione concreta e demandando alle regioni la risoluzione di una vertenza così importante. In tutto ciò, ancora più assordante è il silenzio del presidente della Regione Siciliana: un anno di incontri e interlocuzioni con i vari assessorati non hanno prodotto nessun risultato concreto. Non è stata spesa neanche una parola”.
A dichiararlo sono il segretario generale Slc Cgil Palermo Fabio Maggio e il segretario Slc Cgil Palermo Emiliano Cammarata, a un passo dalla scadenza di fine dicembre della procedura di licenziamento dei lavoratori, che tra Palermo e Catania contano 400 unità.
Il licenziamento, la cassa integrazione non rinnovata
Una vertenza che si avvia verso un triste epilogo: si profila entro l’anno il licenziamento collettivo dei lavoratori, attualmente in cassa integrazione, dopo che sono state cercate tante soluzioni per la ricollocazione dei lavoratori ma con risultati “insignificanti”.
È quanto è emerso dall’incontro nazionale del 5 dicembre scorso, convocato dal responsabile del Tavolo di crisi del Mimit. All’incontro hanno partecipato in collegamento tutte le regioni interessate alla vertenza Lombardia, Lazio, Campania, Calabria e Sicilia, compresa la rappresentanza di Sviluppo Italia nelle sue diramazioni territoriali.
La ricollocazione
Per la Regione siciliana ha partecipato ai lavori l’assessore alle Attività produttive e il direttore generale dell’assessorato al Lavoro. Erano presenti l’azienda Almaviva e tutte le organizzazioni nazionali e territoriali.
All’incontro, l’assessore alle Attività produttive ha ufficializzato che la Regione siciliana, in particolare l’assessorato alla Sanità, è in grado di assorbire solo il 50 per cento del bacino siciliano. Ed è stato chiesto al Tavolo nazionale di farsi carico di ulteriori soluzioni.
In una nota unitaria, le segreterie regionali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Telecomunicazioni hanno ribadito con forza che “alla luce dei mancati risultati sulla riallocazione del personale, serve una decisa azione politica da parte delle istituzioni regionali e nazionale, che mettano nelle disponibilità della vertenza le risorse economiche e i progetti funzionali all’occupazione di tutti i lavoratori, così come sta avvenendo in altre vertenze analoghe nel settore, che hanno visto l’intervento della Presidenza del Consiglio a sostegno dell’occupazione del Sud Italia”.
Inoltre, i sindacati hanno chiesto al tavolo istituzionale la costituzione di un ”bacino” di tutti i lavoratori Almaviva, per dare continuità a soluzioni di prospettiva per la piena occupazione.
Negli ultimi mesi, le organizzazioni sindacali territoriali avevano proposto diverse soluzioni: smaterializzazione degli Archivi della pubblica amministrazione, l’impiego prioritario di lavoratori Almaviva da parte delle aziende che partecipano ai bandi infrastrutturali del PNRR, implementazione del servizio CUP e SuperCUP della Regione Siciliana, la destinazione del personale Almaviva presso servizi di pubblica utilità, rivolti a settori Turismo e Beni Culturali.
“Abbiamo preso atto che l’unica proposta attiva – aggiungono Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Telecomunicazioni – è quella dell’assessorato Sanità, di cui non conosciamo nemmeno i dettagli, visto che il previsto incontro con l’assessorato Attività Produttive del 10 è stato rinviato a data da destinarsi, per gravi motivi familiari dell’assessore”.
Le organizzazioni sindacali hanno sollecitato l’azienda Almaviva ad attivare delle “azioni di contenimento delle ricadute”. Da parte dell’azienda c’è stata una disponibilità eventuale a proporre, entro il primo semestre 2025, l’assunzione ai 40 lavoratori circa che hanno conseguito la certificazione IT e dato la disponibilità ad essere assunti nelle sedi di Roma o Milano. Inoltre ha proposto un “esodo incentivato su base volontaria senza specificare la cifra a fronte della sottoscrizione di una conciliazione tombale”.