Catania, abusi sessuali su colleghe: sospeso direttore sanitario Asp

Catania, abusi sessuali sulle colleghe: sospeso direttore sanitario dell’Asp

Presunti palpeggiamenti e avance. La replica dei legali

CATANIA – È Giuseppe Angelo Reina il medico sospeso dal gip di Catania per un anno nell’ambito di un’inchiesta per una presunta violenza sessuale nei confronti di una dottoressa quando lui era primario all’ospedale di Paternò. È l’attuale direttore sanitario dell’Azienda sanitaria provinciale di Catania. Si era insediato il 3 settembre del 2024.

Originario di Catania, prima era stato direttore del dipartimento di Chirurgia dell’Asp di Catania e delle Unità operative complesse di Chirurgia di Biancavilla e di Paternò. L’inchiesta è stata condotta dalla squadra mobile e la sezione di Pg della polizia di Stato in Procura.

Secondo l’ipotesi dell’accusa, il gip ha ritenuto sussistenti gravi indizi in relazione a uno dei casi di violenza sessuale aggravata di cui è accusato dalla Procura. Gli abusi sarebbero aggravati dal rapporto di subordinazione: sarebbe stata commessa, per l’accusa, ai danni di un medico chirurgo in servizio presso un’unità ospedaliera dell’hinterland catanese.

Il provvedimento restrittivo scaturisce da approfondimenti delegati dalla Procura alla sezione Reati contro la Persona, in pregiudizio di minori e reati sessuali della squadra Mobile e a quello della Sezione di pg. Il caso sarebbe avvenuto nel presidio ospedaliero di Paternò.

Le ipotesi contestate

Tra il 2020 e il 2024, secondo l’accusa, l’allora primario avrebbe tenuto nell’ambito della struttura pubblica espliciti comportamenti, finalizzati a ottenere prestazioni sessuali da personale femminile operante nella struttura. Avrebbe commesso “atti sessuali ripetuti con le persone offese, sulla base di abuso di autorità e anche nel timore di subire pregiudizi professionali nella sfera professionale”. Di questo è convinta l’accusa, anche se il gip ne ha “ritenuta corroborata da gravi indizi solo una”.

Sulla base delle indagini svolte i fatti sarebbero avvenuti sul luogo di lavoro, durante i turni di servizio, vicende immortalate da un impianto di video ripresa. L’ipotesi riconosciuta dal gip, in questa fase, riguarda una violenza sessuale commessa ai danni di una collega. Approfittando dello stato di soggezione della vittima, l’avrebbe indotta a subire atti sessuali.

Il caso che ha portato al provvedimento

In particolare, anche in occasione delle visite ai pazienti svolte congiuntamente alla vittima presso il nosocomio, il 63enne l’avrebbe palpeggiata con gesti fulminei, rivolgendole contestualmente avances. In diversi casi avrebbe fatto “gesti rapidi tali da impedire alla vittima di sottrarsi alla sua azione, di difendersi e comunque di manifestare il suo dissenso”. Le accuse ipotizzate dalla Procura sono datate più precisamente da dicembre 2018 fino al settembre 2024.

La Procura di Catania adesso si riserva di impugnare il provvedimento, considerato che aveva chiesto la custodia cautelare in carcere, mentre il gip ha accolto solo in parte. L’interdizione, nello specifico, riguarda la sospensione dalle funzioni pubbliche dell’indagato presso Aziende Ospedaliere, Aziende Sanitarie e, più in generale, strutture sanitarie pubbliche o a partecipazione pubblica, inibendogli di espletare tutte le relative attività per la durata massima di dodici mesi.

L’Asp di Catania: “Provvedimento eseguito”

L’Asp di Catania fa sapere di aver eseguito il provvedimento giudiziario. “L’Azienda ha preso atto del provvedimento dell’autorità giudiziaria e ha avviato le procedure di esecuzione dell’ordinanza non appena notificata”, spiega in una nota.

“I fatti oggetto dell’ordinanza impongono un atteggiamento di rigorosa attenzione, rispetto e responsabilità, a tutela di tutte le persone coinvolte, della collettività e delle Istituzioni”.

La replica dei legali

Le accuse non hanno retto davanti al gip non reggeranno, in caso di ricorso della Procura, davanti al Tribunale del riesame. A fare iniziare l’inchiesta è stata una dottoressa che era una stalker del mio assistito, come abbiamo ampiamente dimostrato facendo vedere lettere e messaggi che inviava al suo ex primario. L’unico episodio contestato è avvenuto in sala operatoria e non era un gesto violento. Lo afferma, parlando con l’Ansa, l’avvocato Rosario Pennisi che assiste Giuseppe Angelo Reina, il medico sospeso dal gip di Catania per un anno nell’ambito di un’inchiesta per una presunta violenza sessuale nei confronti di una dottoressa quando lui era primario all’ospedale di Paternò. 


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