Catania, estorsioni: "Non denunciati metà dei casi" - Live Sicilia

Il blitz e quel dato pesante: “Non denunciati metà dei casi”

VIDEO - Il prefetto Francesco Messina: "Catania non è come 20 anni fa, difficile accettare un simile comportamento passivo"
OPERAZIONE "SABBIE MOBILI"
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CATANIA – “Gli imprenditori pagano per anni il pizzo, è inconcepibile che avvenga ancora proprio qui, a Catania”. Il blitz Sabbie Mobili è avvenuto da qualche ora, portando in carcere 21 persone (NOMI) della Squadra di Lineri affiliate al clan Santapaola – Ercolano, accusate di 32 casi di estorsione. E a commentarlo in conferenza stampa, accanto al questore di Catania Vito Calvino e al capo della Squadra Mobile Antonio Sfameni, c’è anche il prefetto Francesco Messina, Direttore centrale anticrimine della Polizia.

Le estorsioni nel catanese

Messina fornisce la chiave di lettura più generale del blitz, del contesto in cui avviene: “La mia presenza qui – dice – è per fornire evidenza dell’importanza dell’operazione. Ci sono zone d’Italia in cui non abbiamo ancora i risultati, nella lotta al fenomeno estorsivo, che abbiamo a Catania”.

Il punto è proprio che, nonostante i risultati delle forze dell’ordine, gli imprenditori continuano a non denunciare: sono 16 su 32, nel caso dell’operazione Sabbie mobili. “È difficile accettare un simile comportamento passivo – dice Messina – consolidato nei decenni. La gente pagava a scopo di protezione, e questo, lo dico da catanese, non lo accetto”.

Catania è in effetti un luogo in cui l’azione dello Stato contro Cosa Nostra, e contro le estorsioni, è stato particolarmente efficace: “Non è più la Catania di 20 anni fa – dice Messina – in questa zona il fenomeno è stato contenuto. Per questo è inconcepibile che gente che fa della libertà d’impresa la propria bandiera rinunci alla propria stessa libertà per favorire un convitato di pietra come la mafia”.

La percezione di sicurezza

Messina poi fa dei cenni alla possibile paura di denunciare da parte degli imprenditori: “Il concetto di paura è ammissibile purché ci siano certe condizioni, che approfondiremo. Ma in realtà quando queste situazioni perdurano negli anni, in certi casi decenni, c’è qualche dubbio. C’è gente che ha versato per anni una somma considerandolo normale”.

“La libera impresa – continua Messina – non può basarsi su questa percezione della sicurezza: qui conta una situazione economica in cui pago la sicurezza, la protezione di qualcuno. Per questo sono perplesso per i 16 imprenditori su 32 che non hanno denunciato. Questa logica per cui Cosa Nostra è un’azienda che produce sicurezza è una logica paramafiosa. È lo Stato, e solo lo Stato, che garantisce la sicurezza”.


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