Spaccio nella Fossa dei Leoni: al pusher 125 euro in 4 ore

Spaccio e tariffario nella Fossa dei leoni: al pusher 125 euro in 4 ore

L'indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia
IL BLITZ DI CATANIA
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CATANIA – “Il motorino io l’ho comprato seicento euro per spacciare. Perchè non è intestato a nessuno…io gli faccio fare i viaggi con le stecche”. Per gli investigatori quello di Angelo Condorelli è il ruolo apicale. Quello di promotore ed organizzatore della consorteria criminale dedita allo spaccio lungo via Grimaldi in quella che è stata l’operazione “Fossa dei leoni II” coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania ed eseguita dai carabinieri della Compagnia di Fontanarossa.

Una inchiesta che alla vigilia del capodanno del 2020 vede subire un’accelerata con un servizio di intercettazione per captare le conversazioni tenute sotto i portici della scala A al civico numero 10 di Viale Grimaldi. Strumenti che sarebbero poi stati implementati con altri dispositivi attraverso l’installazione di una microtelecamera posizionata all’interno dell’androne, grazie alla quale si potevano documentare, in maniera inequivocabile, tutte le dinamiche connesse alla materiale cessione dello stupefacente, nonché le mansioni ed i ruoli ricoperti dai vari soggetti.

Frizioni e linguaggio in codice

Tra loro, in diverse occasioni, non mancano i momenti di frizione. Come quando Orazio Drago discute in maniera animata con Salvatore Cristaudo, lamentandosi del fatto che nessuno rispetta gli orari dei vari turni di spaccio. Nella circostanza Drago si lamenta perché nonostante stia 10 ore al giorno in strada guadagna solamente 100 euro e lo spacciatore che lavora 4 ore guadagna 125 euro.

A seconda della tipologia di sostanza necessaria, inoltre, li sodalizio adottava due differenti terminologie criptiche di identificazione. La marijuana, denominata “giubbotto”, veniva occultata lontano dai luoghi dello spaccio, presso un’abitazione sita in via delle Robinie 4. Le forniture di cocaina (denominate “camicie”) e di crack (denominato “craiker”) invece, complice al ridotta dimensione delle stesse e li più agevole occultamento rispetto alla marijuana, venivano celate prevalentemente nelle aiuole del piazzale antistante el palazzine A e B del viale Grimaldi .n 10, in cavità ricavate nel terreno tra rifiuti e macerie, a pochi metri dalla postazione di spaccio.

Ti ho buttato la camicia”

Come emerso dalle numerose conversazioni captate sotto i portici della scala A del viale Grimaldi 10, le “ricariche” di sostanza stupefacente del tipo cocaina e crack venivano anche custodite all’interno delle abitazioni di appartenenti al sodalizio criminoso.

CONDORELLI Angelo: Poco fa ti ho buttato la “camicia” (involucri contenenti sostanza stupefacente del tipo cocaina n.d.r.) da là

DRAGO Orazio: Ce l’ho là

…incomprensibile…

CONDORELLI Angelo: L’hai contata? Non gliene hai dato “palle” da là?

DRAGO Orazio: No…li ho posat….cosa gli devo dare? Non è che mi chiamato le “palle”… non mi ha chiamato niente

CONDORELLI Angelo: Non te ne ha chiamato “camicia”?

DRAGO Orazio: No. non glieli abbiamo dato poco fa gli ultimi?…. Gil ho dato le “pale” prima e poi mi ha chiiamato il “cracker” (involucri contenenti sostanza stupefacente del tipo

Crack n.d.r.) e gli ho dato anche il “cracker”

CONDORELLI Angelo: Non ce n’è’ più “craiker” là?

DRAGO Oraçio: No poi le “pale” me il ha buttati tua moglie (RANNO Roberta n.d.r.).

Tra le pieghe dell’inchiesta, per gli inquirenti le condotte descritte, sono concreti indici non solo del loro radicale inserimento in un ben preciso contesto criminale, ma anche della loro estrema pericolosità sociale, “avendo essi dimostrato spiccata attitudine a delinquere”.


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