NAPOLI – Il terrore si concretizza nella tarda serata di lunedì: il ballatoio di una delle Vele di Scampia, periferia di Napoli, crolla e provoca due morti e 12 feriti. Di questi ultimi, sette sono bambini. Subito dopo il crollo, avvenuto verso le 23, tanta gente si è riversata in strada tra il timore di nuovi crolli e l’apprensione per le persone rimaste coinvolte.
Il crollo del ballatoio
Si tratta del ballatoio di collegamento nella Vela Celeste. Il crollo, verificatosi al terzo piano, ha coinvolto nella caduta anche i ballatoi del secondo e del primo piano. I vigili del fuoco, dopo aver scavato tra le macerie, hanno completato l’evacuazione dei piani alti mentre sono in corso le verifiche di stabilità nella parte coinvolta dell’edificio.
La polizia ha aperto un’indagine. Non si esclude alcuna ipotesi. La più accreditata è quella di un cedimento strutturale ma per avere la certezza occorrerà portare a termine le verifiche da parte dei vigili del fuoco.
Cosa sono le Vele di Scampia
La Vela Celeste è una delle ultime rimaste in piedi a Scampia dopo l’abbattimento effettuato in precedenza delle altre Vele deciso per dare una sistemazione più dignitosa ai residenti e cancellare il marchio di ‘Gomorra’ dal quartiere. Appena ad aprile scorso è stato annunciato il piano di rigenerazione urbana dell’amministrazione Manfredi relativo alle Vele di Scampia con i lavori di riqualificazione della Vela B (la cosiddetta ‘Vela Celeste’) finanziati dal Piano Periferie (con un finanziamento di circa 18 milioni di euro).
La riqualificazione delle Vele
Il progetto prevede per questa Vela la riqualificazione degli spazi comuni, del piano dei garage e dei porticati, dei collegamenti verticali e del rifacimento delle superfici orizzontali di copertura. Un intervento che rappresenta un altro tassello nel mosaico complesso di rigenerazione delle Vele di Scampia, iniziando il recupero dell’unica Vela che resterà in piedi come simbolo del passato, del quartiere e delle battaglie del territorio “per il riscatto che questa comunità ha condotto”, come ha annunciato il Comune di Napoli proprio in occasione del varo di questo piano.
Le Vele, sette in tutto, furono costruite tra il 1962 e il 1975 su un progetto dall’architetto Franz Di Salvo. Nel progetto erano previsti anche centri aggregativi e spazi comuni, uno spazio di gioco per bambini e altre attrezzature collettive. Un ‘nucleo di socializzazione’ che non fu mai realizzato contribuendo al fallimento dell’opera come concepita.
E negli anni le Vele sono diventate sempre più sinonimo di degrado, di malavita e spaccio di droga. Poi la decisione di rilanciare radicalmente il quartiere con l’abbattimento della gran parte, la riqualificazione di alcune, e la destinazione in una di esse di alcuni corsi di laurea di Medicina.