Gli equilibri mafiosi a San Cristoforo | Parlano i pentiti Sturiale e Musumeci - Live Sicilia

Gli equilibri mafiosi a San Cristoforo | Parlano i pentiti Sturiale e Musumeci

I due collaboratori di giustizia sono stati ascoltati come testi nel processo Ippocampo.

CATANIA – San Cristoforo zona franca della malavita catanese. Un quartiere dove nel 2009 si sarebbero divisi il potere i Mazzei, i Cappello e i Santapaola. I due collaboratori di giustizia Eugenio Sturiale (con ruoli di vertice nei Santapaola, Cappello e Laudani in vari periodi storici) e il killer dei Carateddi Gaetano Musumeci hanno sviscerato gli equilibri del rione dove prima del 2010 si viveva nella piena fibrillazione di una guerra di mafia che Sebastiano Lo Giudice voleva mettere in atto. Una volta al mese almeno si tenevano dei vertici per “discutere della stabilità del quartiere” – racconta Gaetano Musumeci.

Gaetano Pellegrino (alias U Funciutu) e Gioacchino Intravaia, ritenuti i fedelissimi di Nuccio Mazzei, hanno seguito dalla gabbia dell’aula Santoro il processo che li vede imputati insieme al capo clan dei Carcagnusi, al figlio Santo Mazzei, la sorella Simona, la madre Rosa Morace, Michele Di Grazia, Giovanni Galati Massaro, Prospero Riccombeni, Silvana Aulino e Mario D’Antoni. Eugenio Sturiale ha ammesso di non aver mai conosciuto Nuccio Mazzei di persona, ma era risaputo che era lui il referente dopo che il papà “malandrino” Santo Mazzei era finito dietro le sbarre. “I Carcagnusi erano una cosca molto importante” – afferma durante la video conferenza rispondendo alle domande della pm Tiziana Laudani. Il pentito riferisce anche di diversi incontri – di cui gli avrebbe parlato Giovanni Parisi – che si sarebbero svolti tra maggio e ottobre del 2009 per discutere del passaggio di alcuni uomini di vertice dal clan Mazzei alla cosca dei Laudani.

L’audizione di Gaetano Musumeci, ex uomo di fiducia di Sebastiano Lo Giudice e killer dei Carateddi, si è prolungata per più di un’ora. Nella prima parte dell’esame si sono ripercorsi i vari tentativi di ammazzare Nuccio Mazzei. Un ordine però che Gaetano Musumeci non avrebbe eseguito, disobbedendo alle direttive del suo capo Sebastiano Lo Giudice. Il capomafia dei Carateddi avrebbe voluto vendicare l’uccisione nel 1997 dello zio Massimiliano Bonaccorsi. I vari agguati (falliti) si sarebbero concentrati nei giorni dopo l’omicidio di Raimondo Maugeri, esponente dei Santapaola ucciso dai Carateddi. Si voleva far credere – ha ricostruito il collaboratori – alle forze dell’ordine che c’era una guerra Mazzei – Santapaola. Musumeci, poi, ha parlato del ruolo di “Gaetano Pellegrino, uomo che si sarebbe manifestato come esponente dei Carcagnusi e che camminava insieme a Nuccio Mazzei”. E’ arrivato a definirlo il suo “guardaspalle”. Il “Funciuto” avrebbe anche venduto sotto casa sua della cocaina. Musumeci lo avrebbe saputo perché “in maniera occasionale e non esclusiva” avrebbe rifornito di qualche grammo il Pellegrino. Non sono mancate le contestazioni da parte del difensore Giuseppe Rapisarda, che si è opposto agli approfondimenti inerenti gli stupefacenti perché si supererebbero i limiti della contestazione di “associazione mafiosa”. Gaetano Pellegrino non è accusato infatti di droga. Al centro delle contestazioni del difensore anche il particolare di un sequestro di armi. “Nel quartiere si diceva che fossero di Pellegrino” – risponde alla pm il teste. Nei verbali del 2012 del collaboratore però si legge che la riferibilità all’imputato Musumeci l’avrebbe appresa dallo stesso Pellegrino. Dopo sette anni, alcuni ricordi non possono essere precisi. Spiega il collaboratore. Il processo continua il 2 maggio: previsto l’esame del collaboratore Viola. Il pentito che Pellegrino avrebbe minacciato insieme a Nuccio Mazzei. Per questa accusa “U Funciutu” è stato rinviato a giudizio.

 


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